L’Estasi di Santa Teresa, il capolavoro di Gian Lorenzo Bernini
Scultore, architetto, pittore, scenografo e anche commediografo, Gian Lorenzo Bernini può essere considerato uno dei massimi esponenti del Seicento europeo, nonché il più grande rappresentante della scultura barocca italiana.
Figlio dello scultore Pietro Bernini e della donna partenopea Angelica Galante, vede i natali a Napoli il 7 dicembre 1598, ma già nel 1606 si trasferisce con la famiglia a Roma e inizia l’apprendistato presso la bottega paterna.
Il suo talento innato con il marmo e la sua abilità nelle sperimentazioni prospettiche e architettoniche, gli consentono di guadagnarsi la stima delle più illustri famiglie pontificie (dai Borghese agli Aldobrandini) e di regalare un volto nuovo alla Roma papale.
Capolavori come Apollo e Dafne o il celebre colonnato di San Pietro sono considerati simboli di bellezza universale, ma oggi desideriamo omaggiare l’anniversario della sua nascita con un’opera altrettanto rivoluzionaria: L’estasi di Santa Teresa.
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Una santa trafitta dall’amore divino
L’estasi di Santa Teresa è un’opera commissionata a Gian Lorenzo Bernini dal cardinale veneziano Federico Cornaro che desidera valorizzare la cappella di famiglia, situata nella chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma. Sotto suggerimento dell’alto prelato, Bernini scolpisce il soggetto seguendo alla lettera l’autobiografia che Teresa D’Avila scrisse tra il 1562 e il 1565, in particolare il momento nel quale la santa viene trafitta dal dardo della Fede.
“L’anima mia si riempiva tutta di una gran luce, mentre un angelo sorridente mi feriva con un pungente strale d’amore”. Così si legge tra gli scritti, pertanto l’artista rappresenta la santa con il capo reclinato all’indietro, le palpebre abbassate e la bocca dischiusa. L’angelo sorridente che la trafigge con la freccia assume tratti adolescenziali che rimandano alla figura mitologica di Eros, anche per l’abbigliamento classico. Nel trattamento delle superfici si evidenzia il contrasto tra l’aspetto morbido e delicato degli incarnati e le increspature delle vesti che appaiono scompigliate dal vento.
Una rappresentazione puntuale dell’estasi divina secondo quei dettami seicenteschi secondo cui l’arte doveva farsi strumento della Chiesa e rendere i fedeli partecipi del mistero di Cristo.
Tuttavia sarebbe improprio definire L’estasi di Santa Teresa D’Avila una semplice scultura a carattere religioso
Un’opera che racchiude le tre arti maggiori
L’opera, eseguita tra il 1647 e il 1652, può essere considerata a buon diritto la summa della carriera berniniana, l’emblema squisitamente barocco dello “spettacolo totale”, quello che racchiude in sé le tre arti maggiori: scultura, architettura e pittura.
Bernini attinge alle sue conoscenze da scenografo e rivoluziona il transetto sinistro della chiesa, trattandolo al pari di un palcoscenico. Nello specifico solleva da terra le figure della santa e dell’angelo servendosi di due staffe fissate alla parete; poi le colloca all’interno di una nicchia convessa, inquadrata da due coppie di colonne e sormontata da un timpano curvilineo.
Il ruolo da protagonista, tuttavia, viene conferito alla luce. Bernini non solo inserisce dei raggi in bronzo dorato dietro il gruppo scultoreo, ma si avvale del contributo di quelli naturali. La luce del sole infatti filtra attraverso una finestra nascosta sopra al timpano e si riverbera sulla composizione esaltandone la luminosità.
Con tale espediente l’artista catapulta lo spettatore in una sorta di esperienza mistica nella quale “le figure di Teresa e dell’Angelo appaiono veramente come una visione soprannaturale, fantasmatica, galleggiante misteriosamente nel vuoto”, come sottolinea lo studioso Marcello Fagiolo.
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Un omaggio alla famiglia Cornaro
Per avvalorare l’idea di trovarsi davanti a una vera rappresentazione teatrale, Bernini utilizza marmi policromi per realizzare, ai lati della cappella, dei palchetti a balconcino. Il monumento così diventa un vero e proprio theatrum sacrum, i cui illustri ospiti sono nientemeno che i membri della famiglia Cornaro.
L’intento principale del Cardinal Federico è quello di celebrare la gloria dei suoi autorevoli congiunti, tra i quali si annoverano sette cardinali e il doge Giovanni I Cornaro, padre del committente. Così Bernini fa affacciare dalle balaustre laterali le effigi in marmo dei Cornaro, che attraverso volti sbalorditi e carichi di meraviglia, partecipano al miracolo dell’estasi di Santa Teresa. Alle loro spalle inserisce elementi architettonici in stucco per dilatare la visione prospettica.
Al momento dello svelamento dell’opera alcuni critici storsero il naso a causa dell’atteggiamento languido della santa, considerato troppo sensuale per un soggetto religioso; tuttavia la geniale commistione tra scultura, architettura e pittura, unita all’attenzione per la fedele rappresentazione delle emozioni, fecero superare le iniziali perplessità e valsero a Bernini onore e fama imperitura anche tra i suoi contemporanei.
Dopo sette mesi di incessante lavoro, il 21 ottobre scorso, si è concluso il primo restauro completo dell’Estasi di Santa Teresa. Il pregiatissimo marmo di Carrara dei soggetti principali e i lucenti marmi policromi sono tornati all’antico splendore. Non solo, l’alacre opera di ripulitura ha svelato particolari finora nascosti come i quattro riquadri in stucco dorato con i momenti principali della vita della santa e lo splendido affresco con la raffigurazione dell’Empireo.