“Le regole del gioco”, al Teatro Petrolini lo spettacolo diretto da Roberto Belli
Ha le parvenze di un thriller “Le regole del gioco”, il nuovo spettacolo prodotto dalla Compagnia Linea di Confine di Roma, che andrà in scena al Teatro Petrolini nella Capitale dal 5 al 10 ottobre.
La storia di un uomo e una donna che un tempo si sono amati e che ora accantonano ogni parvenza di umanità e si affrontano in una resa dei conti illusoria e definitiva.
Una tematica particolarmente attuale e drammatica, raccontata con uno sguardo privo di preconcetti, che mette in risalto la metamorfosi di un amore quando si trasforma per uno dei due in disinteresse e poi, per entrambi, in rancore, disprezzo, odio viscerale.
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La crudeltà e l’inganno fanno da sfondo a tutta la vicenda, costringendo chi assiste a sospendere e rivedere continuamente il giudizio sull’apparente natura dei personaggi. I due protagonisti, interpretati con emozionante intensità da Marco Aceti e Sara Colelli, magistralmente diretti da Roberto Belli, regista ancora una volta implacabile nel raccontare le virtù e le miserie dell’animo e della psiche umana, trascinano lo spettatore nei meandri di una vicenda serrata e claustrofobica che disturba e fa riflettere.
“Con questo spettacolo- spiega Roberto Belli- festeggio i miei (primi) 30 anni di attività teatrale ed i miei 16 anni da regista. E mai prima d’ora avevo percepito così evidente il fenomeno, sempre presente in teatro, della “catarsi”, sia in senso aristotelico, ovvero la sublimazione da parte dello spettatore di un evento drammatico in un sentimento di pietà e di terrore insieme, sia in senso psicanalitico, laddove il riaffiorare nella mente del trauma o del conflitto permette al paziente di liberarsene” .
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“Le regole del gioco– continua il regista– è uno specchio in cui riflettiamo i nostri incubi, la parte peggiore di noi, per uscirne alla fine in qualche modo purificati. Per arrivare a questo risultato è stato necessario un lavoro davvero lungo e faticoso, che ci ha obbligati a fare i conti con i nostri conflitti interiori e con le nostre sovrastrutture che istintivamente ci rifiutavamo di affrontare e demolire”.
“Il risultato- ha concluso– è uno spettacolo senza compiacimenti, politicamente scorretto come sempre deve essere il Teatro quando racconta le virtù e le miserie del genere umano. Per questo voglio ringraziare con tutta la forza di cui sono capace tutti coloro che si sono prestati a mettere a nudo la loro anima senza artifizi né maschere e, assieme a me, hanno costruito questo meraviglioso affresco di ordinaria follia”.