“L’attimo fuggente”: la celebrazione della vita incarnata da Robin Williams
Oh capitano, mio capitano!
C’è chi leggendo queste quattro parole, ancora prima di pensare a Walt Whitman, si commuove immaginando gli occhi lucidi di Robin Williams e una classe di giovani inglesi in piedi sui banchi, e chi mente: L’attimo fuggente (in lingua originale Dead Poets Society, la setta dei poeti estinti) è uno dei film cult del cui ricordo è impossibile liberarsi.
Era il 2 giugno 1989 quando Peter Weir condivideva per la prima volta con gli Stati Uniti e poi con il resto del mondo questo suo gioiellino, destinato a diventare uno dei film da vedere almeno una volta nella vita. Vincerà l’Oscar per la migliore sceneggiatura e il César per il miglior film straniero.
Basandosi sul racconto parzialmente autobiografico di Tom Schulman, il regista ha firmato il suo film di maggior successo.
Leggi anche: “Terrore dallo spazio profondo”: quando gli alieni gelatinosi invasero la Terra
L’accademia Welton, nel Vermont, ha tutto quello che il cliché dei college inglesi più rinomati richiede: disciplina ferrea, esigenza di eccellenza, austerità e carattere elitario. I genitori della buona società vi mandano i loro figli per prepararsi ad entrare nelle università più prestigiose e diventare banchieri, avvocati o medici.
Un college di tutto rispetto ma in cui non c’è posto per seguire ambizioni proprie che siano diverse da quelle dei propri genitori, per passioni che esulino dalla concretezza, per la fantasia e la poesia.
Ma nell’autunno del 1959, l’arrivo del nuovo professore di letteratura, interpretato da un meraviglioso Robin Williams, porterà un vento di follia a sollevare la polvere nascosta sotto i tappeti del prestigiosissimo college.
John Keating è più di un insegnante: è un mentore, uno spirito sempre giovane e focoso. Ha fantasia da vendere, ma soprattutto possiede l’arte di saper ascoltare e aprire menti e cuori dei giovani. Sa scuotere le certezze di ciascuno, spingere i suoi studenti ad affermarsi, ad uscire dagli schemi. Ciò che insegna non si trova in nessun manuale: è l’amore della vita, della libertà, della poesia.
“Ho un segreto da confessarvi,” spiega ai suoi alunni “avvicinatevi. Avvicinatevi. Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana, e la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento, ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita.“
Leggi anche: Jago apre un museo personale a Napoli: arte e umanità brillano nel Rione Sanità
Inizialmente incuriositi, i suoi studenti si lasciano rapidamente sedurre dalla sua ammaliante personalità e dai suoi metodi di insegnamento poco ortodossi. Ben presto scoprono che Keating fu a sua volta un allievo di Welton e uno dei membri influenti della Setta dei poeti estinti. Gli studenti riattivano il club e si ritrovano nottetempo in una grotta per leggere poesie.
Ognuno esce dal proprio guscio. Il teatro, la poesia, l’amore, la libertà li inebriano. Ma quando si scopre di possedere le ali e volando si precipita, la caduta sarà solo più brutale.
L’attimo fuggente è costruito sul confronto di due universi fortemente contrastanti: il mondo chiuso, disciplinato e privilegiato dell’Accademia di Welton e quello, quasi mistico, della caverna dove si riunisce, in segreto, “La setta dei poeti estinti“. Welton simboleggia l’ordine, l’armonia, le proporzioni classiche. La caverna rappresenta la parte d’ombra dell’uomo, le sue aspirazioni profonde, un rifugio protettivo dove i giovani lasciano libero corso alla loro ispirazione.
Il film di Weir è una celebrazione della vita, dell’amore, della passione e della poesia che ne è l’emanazione. Più che conoscere i poeti, ciò che Keating insegna ai suoi allievi è a vivere poeticamente, a pensare da soli, ad osare. Ad assaporare le parole perché possono cambiare il mondo, a vivere intensamente e a rifiutare il conformismo che si vuole imporre loro con la forza: li rivela a se stessi e offre loro la libertà.
Sembra quasi impossibile immaginare un altro attore nell’impersonare il professor Keating: Robin Williams possiede l’originalità, il dinamismo e la libertà di spirito che possono rendere un insegnante un maestro di vita.
Leggi anche: “La Roma Film Academy sarà partner Educational di Ora!Fest in Puglia”
Lo stesso insegnante che improvvisamente sale in piedi sulla cattedra per spiegare ai suoi alunni che a volte bisogna semplicemente cambiare punto di vista, che non basta accontentarsi di ciò che ci viene spiegato e ripetuto, bensì si deve cambiare prospettiva per poter trovare la propria voce.
Un professore che osa troppo e che diventa capro espiatorio per il suicidio di uno dei pupilli del college che non regge il soffocante peso di una vita già scritta.
Il finale di L’attimo fuggente è strappalacrime, ma non così pessimista: certo, la fantasia perde una battaglia contro il conformismo, ma non la guerra, perché c’è Todd, che finisce per affermarsi in una salutare disobbedienza e trascina con sé i suoi compagni. I semi piantati da Keating non sono morti, aspettano solo il momento giusto per germogliare.. per salire in piedi sui banchi di scuola, trovare la propria voce e lasciare che esca fuori quel verso… “Oh Capitano, mio Capitano“.