Lango e Klaudio pubblicano il nuovo singolo “Tempesta”: per abbattere generi e stili preconfezionati
Sono ambiziosi e sono giovani, hanno le idee chiare e vogliono andare lontano. La gavetta e il sacrificio non li spaventa, determinati come sono a ritagliarsi un posto che conta nella scena underground italiana che conta. Lango e Klaudio, prima che artisti sono amici, perfettamente coinvolti nell’idea di oltrepassare facili etichette e convenzioni di comodo in un mondo, quella della musica, che tende a inglobarti per classificarti in modo da avere riferimenti precisi.
E loro, di riferimenti, non vogliono darne. Sarebbero limitativi. Vogliono andare oltre, sperimentare e fondere la propria creatività in un universo di suoni capace di dare una forma al proprio credo. Dietro lo pseudonimo di Lango si cela Xhonatan Lamaj mentre Klaudio Lamaj (il fratello) ha mosso i primi passi come rapper e in seguito come producer.
Hanno da poco pubblicato il singolo “Tempesta” e, nel rispondere alle nostre domande, ci svelano molto di più su chi sono e dove vogliono arrivare.
Volete presentarvi ai nostri lettori e raccontarci qualcosa su di voi? Come nasce questo progetto musicale?
Il progetto è nato dalle nostre personalità creative. Entrambi, infatti, da sempre coltiviamo una curiosità verso il mondo. La nostra voglia di esplorazione e creazione si è manifestata attraverso la musica. Lango e Klaudio hanno avuto percorsi diversi in principio ma sempre accomunati dall’ hip hop; il primo era immerso nel mondo del writing con l’aka di Jo1 poi Seno, il secondo è sempre stato focalizzato sulla creazione musicale, produceva i Classkillz al tempo. Era il Klaudio cercava di tirare Lango verso le rime. Ma tutto questo accade solo in seguito ad un percorso di quattro anni nella street art. Il tempo delle rime giunse nel 2016. Quell’anno cominciammo a muovere i primi passi come gruppo fino a giungere qui.
Avete da poco pubblicato il vostro nuovo singolo dal titolo “Tempesta”. Come è avvenuto il processo di songwriting del brano?
A differenza di tanti altri singoli la scrittura di questo singolo è stata immediata, essendo uno di quei pezzi introspettivi dove ti basta chiudere gli occhi, pensare la tua vita e le cose da dire escono fuori da sole. L’unico schema che mi ero prefisso era quello di rappresentare il nostro passato, il nostro presente e un piccolo scorcio di quello che potrebbe essere il mio futuro.
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Il sound che ricercate è molto elaborato, indice della vostra volontà di avere un’identità precisa. Quanto è importante, per voi, riuscire a rendere originale la vostra proposta artistica?
Stiamo cercando di esprimerci in maniera personale, ma spesso a fare i conti con se stessi è un grande casino. Noi cerchiamo di raccontare proprio quel casino. Le nostre scelte artistiche sono guidate da un filtro creativo ed emotivo che ci caratterizza, quindi pensiamo che più che originale la nostra proposta artistica debba essere veritiera, essendo tutti diversi l’uno dall’altro pensiamo che basti essere se stessi per risultare unici.
Affermate che nel brano sono presenti tre generi differenti. Volete spiegarci meglio questi dettagli?
L’aspetto in cui ci siamo impegnati maggiormente in questo singolo è stata appunto la scrittura musicale, perché volevamo rappresentare le varie sezioni: presente, passato e futuro con tre diverse interpretazioni derivanti da generi musicali diversi. Appunto definiamo “Tempesta” come il primo passo verso l’eliminazione dei generi dal nostro processo creativo.
Quali sono le principali differenze rispetto a “Street Love”? Come si è evoluto il vostro sound?
Chi ci segue da tanto sa che ci piace sperimentare, quindi le differenze tra “Street love” e “Tempesta” sono tante ma entrambe fanno parte del nostro processo di di crescita, La grande differenza non risiede nella musica ma in noi, avendo incominciato dei nuovi percorsi che ci hanno dato la possibilità di ampliare i nostri orizzonti musicali e di vedere la musica non solo come un genere ma come un mondo fatto di tanti sottoinsiemi a disposizione dell’artista che deve semplicemente scegliere quello che lo rappresenta di più in quel momento.
Quali sono le sinergie musicali che accomunano Italia e Albania, vostri Paesi di origine?
Personalmente penso che l’hip-hop sia il genere che è riuscito più di qualsiasi altra cosa a unire le due scene musicali, Perché è stata in grado di colmare quel divario culturale che c’era tra Albania e Italia e lo possiamo vedere anche da collaborazioni come quella che ha fatto Guè, Capo Plaza e noizy il rapper di punta dell’Albania (essendo un popolo di migranti l’Albania non si ferma alla scena Italiana appunto in ogni posto dove troviamo una comunità albanese ci sono anche delle collaborazioni tra artisti come in Svizzera Germania e Inghilterra).
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Parlando dell’immediato futuro, invece, come intendete promuovere il vostro progetto? Avete in mente un tour?
Attualmente più che un tour stiamo cercando di organizzare eventi che coinvolgono tutti gli artisti della nostra zona, dove uniamo due diversi ambienti musicali facendo un mix tra jam e cypher riuniremo così strumentisti e rapper che si esibiscono in freestyle.Per divulgare
questa nostra visione della musica, che non divide gli artisti in base a dei generi musicali creando delle nicchie, ma li unisce
A voi le ultime parole per chiudere la nostra intervista…
Per concludere l’intervista vorremmo, in primis, ringraziare la redazione di The Walk Of Fame magazine e fare una domanda ai lettori; secondo voi, nel 2022, con una musica così fluida con generi che si mescolano l’uno con l’altro è ancora giusto parlare di generi musicali? Secondo voi siamo riusciti un minimo a spezzare questa barriera?