Laika e lo Sputnik 2: 63 anni fa partiva la Corsa allo Spazio
Il 1957 è stato un anno fondamentale per la storia. Siamo in piena guerra fredda e un giovane Democratico di nome John Fitzgerald Kennedy prepara la corsa alla Casa Bianca. Le classifiche musicali mondiali impazziscono per il movimento d’anca di un ragazzo venuto dal Mississippi, mentre durante una festa nella st. Peter’s Church Hall, in un sobborgo di Liverpool, John Lennon e Paul McCartney pensano di mettere su una band. A Roma, l’Italia sigla il Trattato istitutivo della CEE e della Comunità Europea dell’Energia Atomica, con l’appoggio di Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo. È soprattutto l’anno in cui, il 3 novembre di 63 anni fa, le due superpotenze mondiali di allora, USA e URSS, si sfideranno in una folle corsa alla supremazia spaziale che porterà al primo viaggio di un essere vivente nello spazio. È la storia di un viaggio di sola andata. È la storia dello Sputnik 2 e della cagnetta Laika.
Il lancio del 3 novembre era stato da lungo tempo pianificato: quello avvenuto un mese prima aveva rappresentato un successo di portata planetaria e, nella Prima era spaziale, l’URSS aveva preso in contropiede gli USA, mostrando al mondo intero lo sviluppo scientifico-bellico sovietico. Era chiaro fin da subito, infatti, che il lancio del primo Sputnik rappresentava solo un primo passo verso quello che era il reale obiettivo delle superpotenze di allora: il viaggio dell’uomo nello spazio.
I satelliti di allora avevano dimensioni piuttosto contenuti rispetto a quelli odierni e, considerato che l’URSS aveva scelto di adoperare i cani per lo sviluppo del proprio programma spaziale, si fece di necessità virtù. La capsula, infatti, aveva un peso complessivo di 18 Kg al netto di quello del passeggiero e, di conseguenza, la scelta cadde su una cagnolina meticcia di circa tre anni.
Kudrjavka era il suo nome ma, a causa di un fraintendimento tra un giornalista e una portavoce della missione, divenne per tutti Laika: un incrocio tra un Husky siberiano e un Terrier. La scelta della razza non fu casuale in quanto il folto pelo della cagnetta (il cui significato del nome originale era appunto “Ricciolina”), avrebbe dovuto preservarla dal calo delle temperature, una volta che la navicella si fosse liberata nello spazio.
Al periodo dei fatti, in realtà, né l’Unione Sovietica né gli Stati Uniti avevano certezza delle reali possibilità di sopravvivenza di un essere vivente in assenza di gravità. Gli unici dati certi su cui gli esperimenti si basavano, erano ricavati dai voli suborbitali ad alta quota, comunicati dalle rispettive aviazioni. Di certo la tecnologia dell’epoca non consentiva un rientro del satellite, segnando così il destino della cagnetta, già prima della partenza. Il Governo Sovietico spinse comunque per battere sul tempo gli USA, che pur non avevano ancora pienamente sviluppato una tecnologia in grado di effettuare una missione spaziale.
La capsula era dotata di sensori in grado di registrare e trasmettere i parametri vitali dell’animale e, secondo il programma degli scienziati, lo Sputnik 2 avrebbe dovuto orbitare attorno alla Terra per otto giorni, prima di distruggersi una volta rientrato in contatto con l’atmosfera terrestre. Purtroppo, però, l’iter del satellite seguì quello ipotizzato soltanto per poche ore.
Secondo le fonti ufficiali della propaganda, Laika sarebbe sopravvissuta per quattro giorni, trovando la morte senza sofferenze, a mezzo di un’iniezione programmata. La realtà dei fatti venne resa pubblica solo anni dopo quando, nel 2002, le ricerche condotte dallo scienziato russo Dmitrij Malashenko rivelarono che la cagnetta sopravvisse solo per poche ore dal lancio. Le pulsazioni di Laika erano triplicate già nella fase del decollo, oscillando in continuazione a seconda delle orbite percorse dalla navicella. Il forte stress e i repentini sbalzi di temperatura all’interno del satellite fecero il resto, portando Laika alla morte per surriscaldamento e disidratazione.
La missione era comunque compiuta: il lancio era avvenuto alle 2:30 dal Comsmodromo di Bajkonur, lo Sputnik 2 rientrò nell’atmosfera terrestre, dopo un viaggio di 162 giorni (più precisamente il 14 aprile 1958), distruggendosi e i dati raccolti, in concomitanza con quelli registrati nelle successive spedizioni (che pur videro la presenza di altri cani), sarebbero stati sufficienti a permettere a Jurij Gagarin di essere il primo cosmonauta a volare nello spazio, il 12 aprile del 1961. Tutto secondo programma.