“La vita è meravigliosa”: nessun uomo è un fallito se ha degli amici
Destino assai comune ad alcuni dei più grandi capolavori del cinema, musica o letteratura, anche La vita è meravigliosa ottenne scarso successo una volta uscito nelle sale. Candidato a cinque premi Oscar nel 1947, finì per non aggiudicarsene nemmeno uno ed essere considerato “uno dei tanti”. Quello che, ad oggi, è universalmente riconosciuto come il capolavoro indiscusso di Frank Capra, fu ben presto accusato di essere un film populista, qualunquista, classista, comunista e tutto ciò che finisca con “-ista”, oltre che un agglomerato di melense e stucchevoli retoriche insite della cultura made in USA.
IL FILM – La trama è probabilmente nota ai più. È la notte di Natale e nella cittadina di Bedford Falls un uomo medita di togliersi la vita, avendo toccato il momento più buio della sua esistenza. Un gran vociare raggiunge due stelle che brillano, su nel cielo, più luminose delle altre. Sono le preghiere della comunità di Bedford Falls che invocano l’aiuto di Dio a conforto di George Bailey. Le due stelle sono in realtà due angeli e Dio decide di dar ascolto alle preghiere dei cittadini, inviando sulla Terra Clarence: l’angelo custode di George. Clarence, a dirla tutta, non è un angelo del tutto compiuto… deve ancora guadagnarsi le ali.
E quale migliore occasione se non quella di correre in soccorso del suo protetto e mostrargli come triste sarebbe stato il destino di Bedford Falls, di sua moglie, dei suoi colleghi e della comunità che lo ha visto crescere, se la sua vita non avesse mai avuto origine? Quante persone avrebbero sofferto, se George non avesse dispensato tutto il bene e la generosità che le circostanze della vita gli hanno richiesto?
COME NASCE UN CAPOLAVORO – Per la realizzazione dell’opera, Frank Capra trae spunto da un racconto di Philip Van Doren Stern. L’autore statunitense aveva pensato la storia come una simpatica strenna natalizia da donare, in forma privata, ai propri amici. Succede dunque che Cary Grant, a contatto con la Radio-Keith Orpheum Pictures, trovi interessante il racconto. E succede anche che la stessa RKO, su pressione dell’allora attore feticcio Hitchcockiano, decida di acquistarne i diritti per realizzarne un film. Nel settembre del 1945, però, non trovando la sceneggiatura soddisfacente, la RKO opta per una nuova cessione dei diritti, stavolta in favore della Liberty Films, fondata da Frank Capra.
Il regista crede fortemente nel progetto e inizia a strutturare l’ambientazione di Bedford Falls, tranquilla cittadina della provincia americana, e il cattivo Henry (con la N, senza cicatrice e senza una R…) Potter, affidandone la parte a Lionel Barrymore. Ecco quindi che “George” trova la sua perfetta incarnazione nel volto e negli occhi di James Stewart; Donna Reed è Mary, moglie del protagonista e dulcis in fundo “l’Angelo di seconda classe” che vuol guadagnarsi le ali, ha le fattezze di Henry Travers.
Leggi anche: La spada nella roccia, il classico Disney da rivedere sotto le feste
PERCHÈ LA VITA È MERAVIGLIOSA? – Al momento di girare il film, il cineasta italoamericano, al secolo Francesco Rosario Capra, è di ritorno dalla II Guerra Mondiale e, negli USA post conflitto, mossi da un innato spirito di rivalsa e abnegazione, e appena usciti dal difficile periodo di depressione economica con la politica del Presidente Roosvelt, non c’è posto per il male. Nella visione di Frank Capra, il lieto fine è sempre dietro l’angolo e la pellicola trova la sua perfetta centralità in temi quali la fratellanza, lo spirito di aggregazione, l’altruismo, la speranza oltre ogni cosa e soprattutto l’amicizia. La vita è meravigliosa si scrolla quindi di dosso le critiche, ergendosi ad autentico manifesto della Golden Age americana.
In un periodo dell’anno in cui, come funghi, spuntano le più disparate classifiche composte da improbabili (e talvolta imbarazzanti) titoli, La vita è meravigliosa è uno di quei film che ti riappacifica col mondo. Semplice all’apparenza ma autentico film cult in grado, dopo più di settant’anni, di far riflettere e di donare quella magia tutta natalizia, talvolta un po’ kitch e american-style che non può mancare in questo periodo.