La Venere di Botticelli come virtual influencer: le decise reazioni degli italiani
Nelle ultime ore sui social italiani non si parla di altro: la Venere di Botticelli torna immancabilmente a far parlare di sé a seguito del lancio della campagna promozionale lanciata dal Ministro del Turismo Daniela Santanché e Enit (Ente Nazionale Italiano del Turismo).
La campagna
Nata da un’idea del Gruppo Armando Testa, la nuova campagna promozionale è ambientata nei luoghi rappresentativi delle bellezze italiane (tra cui Piazza San Marco, il Colosseo, Polignano a Mare) e sarà portata in itinerari a tappe, sulla base delle visite che la Venere compirà nei Comuni e nelle Regioni che decideranno di aderire. Sì avete letto bene: la meravigliosa creatura dipinta da Botticelli vivrà nel profilo Instagram venereitalia23, nel sito Italia.it e nelle altre piattaforme social. Ma toccherà anche i principali hub aeroportuali e ferroviari internazionali d’Europa, USA, Centro e Sudamerica, Cina, India, Sud-Est Asiatico e Australia.
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Ritratta come una influencer in abiti moderni, tra i luoghi più belli del Paese la versione attualizzata della Venere botticelliana fa parte della campagna “Italia – Open to meraviglia” (costata 9 milioni di euro). Farà la sua prima tappa negli Emirati Arabi, in occasione di Atm Dubai, dall’1 al 4 maggio, dove in oltre 500 metri quadrati verrà esportata l’eccellenza dell’italianità. L’Enit (Ente nazionale italiano del Turismo) sta sperimentando per la prima volta la nuova comunicazione lanciata ieri, che prevede anche l’uso del nuovo logo Italia.it, con la bandiera italiana a forma di finestra spalancata sul mondo.
Ma attenzione: per il nuovo profilo della Venere metainfluencer non è stato acquistato il dominio, per cui venereitalia23 è su Instagram e Linkedin ma non su Google. Una spesa che non rientrava nei 9 milioni?
Venere 2.0
Basta fare una rapida indagine sui social per notare come, tra commenti e meme, la scelta di modernizzare la dea dipinta dall’artista fiorentino faccia acqua da tutte le parti. Non a caso infatti la gran parte degli utenti immagina il pittore rivoltarsi nella tomba.
Apprezzata l’idea di riportare l’attenzione su uno dei simboli dell’arte rinascimentale, ma proprio perché anche i più giovani riconoscono la perfezione dell’imperfetta Venere di Botticelli, le modifiche da Photoshop fanno storcere il naso a tutti. Sui suoi profili social e prossimamente sugli schermi di Times Square o sui pannelli dei più grandi aeroporti, la Venere infatti non appare acqua e sapone, bensì truccatissima e vestita a mo’ di Barbie. Non solo: sembra aver subito una liposuzione, una mastoplastica addittiva e un taglio dal parrucchiere (che ha anche aggiunto dei nastri tricolore).
Una Venere falsissima che sembra la più falsa e costruita delle influencer: una pedalata di fronte al Colosseo su chissà quale pista ciclabile, che mangia pizze su panorami vuoti e quasi paranormali. Per non parlare del fatto che per promuovere il luoghi italiani, si sono scelte foto non realistiche e ritoccatissime. Dunque il quesito torna: l’arte italiana non è autosufficiente?
La questione Ferragni
Istintivamente il primo a tirare in ballo una somiglianza l’influencer e imprenditrice italiana Chiara Ferragni è stato Vittorio Sgarbi, che da cultore della materia si scaglia anche contro una così assurda spesa per per promuovere l’arte snaturandola. Non solo: di “Ferragnizzazione” parla anche Daniele Cassandro su twitter.
Ma la citazione sembra essere ancora più esplicita: non ci è voluto molto tempo prima che i follower notassero una strana somiglianza con una foto postata da Chiara. Tanto che la stessa influencer ha commentando la vicenda facendo dell’ironia.
Inoltre, dopo il successo della campagna promozionale degli Uffizi – in cui la Ferragni posò per Vogue – e della visita esclusiva nella Cappella Sistina nell’immediato post covid, i giovani italiani si chiedono come mai si sia scelto di investire 9 milioni nella creazione di una virtual influencer con risultati non molto apprezzati, piuttosto che rivolgersi a colei che ha importato la figura professionale dell’influencer in Italia, il cui successo imprenditoriale va oggettivamente riconosciuto.
La banalità
Il celebre fotografo Oliviero Toscani, rinomato tra i più grandi esperti italiani di campagne pubblicitarie, ha dichiarato che il progetto di promozione del Ministero del Turismo “è il classico esempio di campagna che vuole piacere a tutti e non piace a nessuno. Una serie di banalità messe insieme, la Venere, la Ferragni. Tutto ciò che cerca il consenso crea mediocrità, e questo ne è un esempio: per cercare il consenso hanno creato mediocrità”.
Invece sulla pagina social di Dario Nardella, sindaco di Firenze, scrive:
“La Venere di Botticelli è unica. È uno dei simboli della bellezza dell’Italia e testimonianza della grandezza del Rinascimento fiorentino.
Usarla con una maglietta addosso mentre mangia una pizza per pubblicizzare l’Italia nel mondo credo sia una scelta infelice e ingiusta per la nostra cultura.
Perché banalizzare così l’Italia?
Perché ridicolizzare le nostre opere d’arte?
Tutto questo riduce l’Italia al solito banale luogo comune e non porta un turismo consapevole e di qualità.
Di questo passo arriveremo al David di Michelangelo con un mandolino in mano. Aggiungerebbe qualcosa al fascino del nostro Paese? Non credo. Anzi. Appare una rincorsa al turismo dei like.
Ci sono tanti modi di promuovere nel mondo la nostra grande cultura. Questo è macchiettistico e banale. Possiamo fare di più. Ricordando le radici e la storia del nostro Paese.“
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Un fallito tentativo di avvicinare i giovani
“Questo è un modo un po’ diverso di rappresentare l’Italia per andare verso un turismo più giovane” ha detto il Ministro del Turismo Daniela Santanché.
Eppure il tentativo di creare una comunicazione più all’avanguardia sembra essere un fallimento totale: non tanto per l’apprezzata idea di svecchiare le potenzialità del patrimonio culturale italiano, ma il modo che strizza l’occhio al trash.
Venere che mangia una pizza napoletana sul lago di Como, Venere che si fa un selfie, che ammicca in uno shooting in minigonna e top. Non solo delle non necessarie modifiche ad un’opera perfetta. Non solo un’immagine anacronistica e finta dell’Italia (ma il discorso sui cliché da pizza e mandolino ci prenderebbe troppo spazio). Un attacco al buongusto secondo alcuni utenti.
“Open to meraviglia? Che roba è? Che lingua è?” commenta Sgarbi. In giorni in cui si parla tanto della questione della purezza della lingua italiana, del multare chi usa termini ormai appartenenti ad un linguaggio comune a tutti, quella che viene usata nella campagna promozionale risulta strana anche per i più giovani. Sì, sentiremo spesso dire “Hi guys” su Instagram e Tik Tok, ma “Open to meraviglia” sembra imbarazzante almeno quanto il #verybello del 2015.
Siamo onesti: nel suo tentativo di travestire la Venere da giovane e modaiola viaggiatrice smart di circa trent’anni, questa campagna promozionale rappresenta perfettamente il cortocircuito comunicativo pensato per Millennial e Generazione Z ma che fa più pensare alle gif del buongiorno e fotomontaggi da Whatsapp. Tipico di chi pensa di risultare moderno usando ancora le abbreviazioni del tipo “nn cpt” per apparire giovane, ma risultando solo imbarazzante. O meglio cringe, se permettete.
Chissà, magari questa formula funzionerà presso il pubblico mondiale verso cui la campagna è destinata. Ma di certo per gli italiani sembra essere un no secco.
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