La tragedia del Festival di Roskilde: nove morti al concerto dei Pearl Jam
Erano passate da poco le 23 di venerdì 30 giugno 2000, quando di fronte al palco del Festival di Roskilde, in Danimarca – all’epoca uno dei più grandi festival europei – persero la vita nove persone: sul mainstage c’erano i Pearl Jam, sotto oltre cinquantamila fan.
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Numeri cui il festival era abituato da circa trent’anni, così come al maltempo del Nord Europa, per cui gli stivali di gomma erano considerati un must-have dei festival. Eppure quella sera il fango e la pressione della folla che “naturalmente” spingeva cercando di avvicinarsi al palco, hanno dato il via ad una delle più grandi tragedie della storia della musica.
A causa del terreno scivoloso, qualcuno perde l’equilibrio e cade rovinosamente in mezzo al pubblico, aprendo un varco nel quale la gente inizia a fiondarsi senza controllo.
Il pubblico si trasforma inevitabilmente e quasi impercettibilmente in un fiume di persone che non riesce a non calpestare tutto quello che si trova: otto ragazzi vengono schiacciati e muoiono soffocati, mentre i Pearl Jam sul palco suonano. Un nono ragazzo morirà pochi giorni dopo in ospedale. Altri 26 ragazzi resteranno feriti, tre gravemente.
La ricostruzione di cosa sia esattamente successo mentre la band cantava sul palco i successi del sesto album, Benaural.
In Italia la notizia arriverà solo il giorno dopo, mentre a distanza di meno di una settimana sulle pagine statunitensi della rivista Rolling Stone, David Fricke tenta la ricostruzione delle dinamiche. Nel suo articolo si legge:
“A quarantacinque minuti dall’inizio del set l’addetto alla sicurezza Per Johansen si gira verso il suo capo, nel pit, chiedendo di fermare la musica: ‘Credo che della gente sia morta’“.
Johansen dovrà chiedere più volte di fermare tutto prima che l’allarme sia riferito alla produzione del main stage, che – a sua volta – lo trasmette al tour manager dei Pearl Jam Dick Adams, che si trova sul palco, giusto di fianco al gruppo.
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Adams si precipita in scena mentre il gruppo sta arrivando alla fine di “Daughter” per parlare con il frontman Eddie Vedder che cerca inutilmente di diradare la folla e mantenere la calma. Dirà al microfono:
“Quello che succederà nei prossimi cinque minuti non avrà nulla a che fare con la musica, ma è importante. Immaginate che io sia un vostro amico e che voi dobbiate fare un passo indietro per non farmi del male. Avete tutti degli amici, qui davanti. Adesso io conterò fino a tre, e voi farete tre passi indietro. Quelli che sono d’accordo, dicano sì. Ora“.
Secondo la medesima fonte, Leif Skor, uno dei promoter del festival, che sopraggiunse dal backstage, raccontò: “Quando sono arrivato io quelli della security stavano già tirando fuori la gente. L’incidente sarà successo a non più di due metri dalle transenne. Nella folla che avevo davanti c’era una specie di buco, dove non vedevo le teste“.
Quella che da fuori sembra una voragine è in realtà il peggior epilogo di un raduno gigantesco: una reazione a catena micidiale, il peso della folla che non riesce a contenersi. Ragazzi che poco prima cantavano a squarciagola e si muovevano a ritmo delle proprie canzoni preferite, restano schiacciati dalle persone con cui condividevano quel sogno e muoiono soffocati tra fango e corpi.
Come riporta Rockol, uno dei testimoni riferì: “Sentivo di stare calpestando qualcosa, pensavo fossero zaini. Invece erano persone“.
“Non potevo respirare, perché la gente da dietro mi spingeva“, ricorda Kari Boersheim, anche lei tra il pubblico: “Erano tutti impazziti. Un ragazzo dietro di me mi ha aiutato ad alzarmi, e un addetto della security mi ha tirato fuori da lì. Il gruppo ha smesso di suonare, e qualcuno dell’organizzazione è uscito per dire che c’erano diversi morti e feriti“.
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La musica dei Pearl Jam si spegne sul palco del Roskilde e non ripartirà nemmeno su quelli delle successive tappe del tour: i Pearl Jam vengono riportati in stato di shock nel loro albergo di Copenaghen.
Nelle prime ore del giorno dopo la band dichiara: “È così doloroso. Stiamo aspettando che qualcuno ci svegli e ci dica che è stato solo un orribile incubo. Non ci sono parole per esprimere la nostra angoscia nei confronti dei genitori e dei cari di queste preziose vite che abbiamo perso. Non ci è stato ancora detto cosa sia realmente accaduto, pare sia stata una casualità, purtroppo rapidissima. Non ha senso: quando accetti di suonare in un festival di queste dimensioni e reputazione, è impossibile immaginare uno scenario così straziante. Le nostre vite non saranno mai più le stesse, ma sappiamo che non è nulla in confronto al dolore delle famiglie e degli amici delle persone coinvolte. E’ stata una tragedia, non ci sono parole. Siamo devastati“.
Eppure le indagini della polizia danese coinvolgeranno anche la band e lo staff accusati di un eccessivo ritardo nel comprendere la gravità della situazione e nelle comunicazioni che avvenivano tramite walkie-talkie.
Dopo aver ascoltato oltre mille testimoni, nel giugno del 2002 l’inchiesta si conclude senza l’indicazione di alcun colpevole. L’incredibile tragedia del Festival di Roskilde avrà forti conseguenze nell’organizzazione della sicurezza in manifestazioni per cui è atteso un così vasto pubblico.
I Pearl Jam hanno stretto un forte legame con alcuni dei genitori delle giovani vittime e il 23 settembre 2002 cantavano per la prima volta “Love Boat Captain“, brano dedicato alla tragedia di Roskilde – precisamente nel verso “Lost nine friends we’ll never know, two years ago today / And if our lives became too long / Would it add to our regret?” – che sarebbe poi stato pubblicato come singolo.
(Fonte: rockol.it)