“La tazza delle parole” è il titolo del nuovo album di Stefano Manfroi
“La tazza delle parole” è il primo album di Stefano “Steve” Manfroi, anticipato dal singolo “Lo stupore”, prodotto da Giovanni Ferrario (musicista, arrangiatore e produttore, che ha lavorato con: P.J. Harvey, John Parish, Rokia Traorè, Hugo Race, Annie Hall, Morgan, Scisma, Le Luci della Centrale Elettrica, Giulio Casale, Cesare Basile), distribuito da (R)esisto.
Non tragga in inganno quel “primo album”, perché Stefano è un artista a tutto tondo di lungo corso nonché lunghissima frequentazione con musica, parole e performance che, non ultime, abbracciano anche la recitazione e il teatro.
Con il suo sguardo partecipe ma disincantato, Steve Manfroi inserisce su un filo lungo 40 minuti – i tempi di un long playing dell’epoca d’oro del rock – una serie di nove perle che narrano la contemporaneità di un mondo che cambia ma è sempre uguale a sé stesso, complice una umanità coi suoi tic, i suoi scivoloni, le sue debolezze, senza dimenticare, con empatia e (Lo) stupore, la forza di chi sente il bisogno di (r)esistere nonostante la corrente trascini in direzione opposta.
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Steve tratteggia silhouette femminili con l’ironia e l’amore di un capostipite del genere come Ivan Graziani (Layla e Cantaloupe), nella piazza della distopica condizione del quotidiano si mette al centro per un selfie (Lola), canta di sogni mai sopiti e di ferite non del tutto rimarginate relative a tempi nei quali “futuro” faceva rima non baciata con “migliore” (Cadono le stelle), culla nostalgie e scava tra i rimpianti per trovare “un antidoto per quel che dice la gente”.
La voce calda, capace di dribblare doppi sensi e citazioni con la padronanza del linguista dotto ma scanzonato, Steve genera un sorriso amaro (Luci sotterranee #2), innesca pensieri dietro ogni strofa, accende un dubbio al ritornello che resta in testa e macina riflessioni. Commuove, persino (Poco meno di niente). Il percorso sonoro, grazie alla direzione di Giovanni Ferrario, giunti al bivio Cantautorato/Psichedelia devia prevedibilmente per natura – ma piacevolmente – verso la seconda, dove lungo il viaggio Steve e Giovanni, un passo dopo l’altro, sollevano sbuffi di polvere dorata echeggiante riverberi, incastri, mattane di carattere beatlesiano (Revolver) e floydiano (prima maniera).
Una scintilla per mettere in moto la testa le parole, una caleidoscopica macchina sonora quella che le consegna all’ascoltatore, La tazza delle parole gode dell’apporto di appassionati comprimari come Michela Manfroi già tastierista degli indimenticati Scisma, di Roberto e Maurizio Giannone alias Corimè (apprezzato nome del circuito folk-rock), di P. Luigi Taddeucci alla tromba e Stefano Zeni al violino. Come a dimostrare quanto la consonanza sia importante in musica ma soprattutto umanamente: perché avere fiuto nel circondarsi delle persone giuste, sia anche solo per realizzare un disco, è una dote non comune. Scheggiata, financo rotta in pezzi uno più bello dell’altro, La tazza delle parole, corrotta non sarà mai.
Tracklist: 1. Lo stupore, 2. Luci sotterranee #2, 3. Layla, 4. La tazza delle parole, 5. Equidistante, 6. Lola (la luce del mondo), 7. Cantaloupe, 8. Cadono le stelle, 9. Poco meno di niente
Steve Manfroi, milanese ma bresciano di adozione, ha alle spalle studi di pianoforte e clarinetto al conservatorio Giuseppe Verdi che porta avanti in parallelo a studi di recitazione presso i corsi del Teatro Officina e al CTA di Milano. Nel 1986 Stefano si innamora della chitarra e fonda i Panico, band psichedelica che diventa di casa nei locali alternativi della capitale lombarda. Nel 1990 è la volta degli i Pronunciato i, che da leader trascina nel 1993 a vincere il concorso di A.NA.GRU.N.BA come migliore band emergente lombarda, e nel giro di due anni a incidere altrettanti Cd: “La luce blu” (1994) e “Bassimondi” (1996).
La sua facilità e abilità di scrittura producono nel 1994 “Pinocchio di Russia”, pamphlet che raccoglie poesie originali e testi di canzoni che qualche tempo dopo diverranno la base di uno spettacolo teatrale approntato insieme all’attrice Francesca Garioni, al percussionista Aligi Colombi, e alla tastierista Michela Manfroi (ex componente degli Scisma) col titolo “Papà Madeleine – Canzoni parlate o poesie cantate?”, al quale farà seguito il Cd “Papà Madeleine – Pinocchio di Russia” (1999).
Il nuovo millennio vede Stefano protagonista del duo Affinity insieme alla batterista Giudy G., il cui unico Cd, “Prowine”, esce nel 2005. Nel 2008 Stefano compone le musiche che contornano l’installazione Let’s Go Transformers dell’artista Silvio Motta, e partecipa come attore alla performance “Beat Generation” organizzata dal Teatro dei lumi. L’anno seguente è nel cast di “Reietti” – altra produzione del Teatro dei lumi in ricordo della giornalista russa Anna Politkovskaja, testimone degli orrori di guerra in Cecenia – e ancora nel 2009 “Luci sotterranee” degli i Pronunciato i viene ripubblicato con l’aggiunta di brani dal vivo e rimasterizzato.
Negli anni tra il 2010 e il 2020 Stefano ha continuato a scrivere le musiche per le piece contro la violenza sulle donne dell’attrice Francesca Garioni: “Storie di donne”, “Se dico amore”, “Nel bene e nel male”; e fondato il gruppo I vagabondi del Dharma col quale ha suonato dal vivo in più occasioni tra le province di Brescia e Milano e nel 2019 prodotto il Cd-EP “Rebeca e altre storie”. Nello stesso anno la casa editrice FUOCOfuochino pubblica il suo racconto “Risotto” in una antologia che raccoglie i testi di prestigiosi autori come Enrico Baj, Bianca Pitzorno, Elena Pontiggia tra gli altri, illustrata da Alberto Casiraghi.
Nel 2023 sarà pubblicato, per la prima volta a nome di Steve Manfroi, l’atteso Cd “La tazza delle parole” prodotto da Giovanni Ferrario e distribuito da (R)esisto.