La strage del 10050 di Cielo Drive, quando la Manson Family sconvolse Hollywood
10050 di Cielo Drive, Bel-Air, Los Angeles. Un indirizzo passato tragicamente alla storia, ancora oggi avvolto da nubi di mistero, inquietudine e dolore. La sera del 9 agosto del 1969 salì alle cronache poiché teatro di cinque omicidi perpetrati dalla Family di Charles Manson, la setta composta da fanatici squilibrati, seguaci di colui che non molto tempo più tardi si definì il Diavolo.
L’infanzia infelice di Manson, figlio di una prostituta e di padre ignoto, ne segnò inevitabilmente la vita. Abbandonato, solo, in miseria, carico di turbe psichiche, fin da adolescente entrava e usciva di prigione con una certa facilità, dapprima per piccoli crimini e poi come protettore di prostitute. Giro che gli valse le prime condanne più importanti.
Negli anni della Love Generation, dell’amore libero e degli hippy, riuscì comunque ad avocare a sé un numero importante di ragazzi asociali, disagiati, ai margini della società, affascinati dalla sua indiscutibile ars oratoria.
Per loro era un guru, un Messia, colui che avrebbe ristabilito l’ordine delle cose in una società promiscua, devota al classismo e alla vacuità. Non solo, professava il satanismo e la cultura dell’olocausto razziale, auspicando il trionfo della razza bianca e la scomparsa di quella nera. Manson era anche appassionato della necromanzia, della magia nera, dell’esoterismo e dell’ipnotismo.
Una figura che, sulle menti più deboli e sulle personalità meno forti, esercitava un fascino letale. Da Cincinnati, dove nacque, si trasferì a San Francisco nell’estate del ’67. Era anche un patito dei Beatles, tanto da considerarsi il loro quinti componente nonché autore di alcuni brani.
Nella villa al 10050 di Cielo Drive viveva Roman Polanski con sua moglie Sharon Tate che, in quegli anni, pur non essendo dotata di un talento incredibile, era comunque una giovane attrice in rapida ascesa. Polanski, invece, era già un affermato regista. Il suo “Rosemary’s Baby” aveva trionfato non solo a Hollywood ma anche in Europa. Proprio il 9 agosto di quell’anno si trovava a Londra per impegni lavorativi connessi al film.
Quella sera d’agosto nella villa c’erano, oltre alla Tate che era al nono mese di gravidanza, anche alcuni amici della coppia: Jay Sebring, parrucchiere molto noto a Hollywood, Wojciech Frykowski, attore, e la sua fidanzata Abigail Folger, attivista per i diritti civili.
Manson fu il mandante della strage che inizialmente prevedeva un’altra vittima: Terry Melcher, produttore musicale (figlio di Doris Day), ma fu allontanato da un fotografo amico della Tate che gli aveva rivelato che la villa era invece di Polanski e dell’attrice. Non era il primo omicidio che veniva commesso dalla Family. Manson rimase nel ranch dove risiedeva e la strage fu commessa da Charles “Tex” Watson, Susan Atkins, Patricia Krenwinkel e Linda Kasabian che però rimase fuori a fare da palo.
Entrarono nella residenza durante la notte, armati di coltelli, una pistola e una corda di nylon lunga 13 metri. Prima però tagliarono i fili del telefono, per isolare la villa e scongiurare che le vittime potessero chiamare aiuto.
Poco prima dell’irruzione incontrarono un giovane del posto, Steven Parent. Era amico del guardiano della casa, lo stesso che non si accorse di nulla fino all’arrivo, il giorno dopo, della polizia. Lo freddarono senza pietà. Una volta dentro, la Manson Family non risparmiò nessuno, compresa la giovane Tate, incinta al nono mese.
La Atkins si accanì ulteriormente, prendendo uno straccio intriso del sangue della Tate e scrivendo sulla porta la parola “Pig” usato in modo dispregiativo nei confronti dei poliziotti e “Helter Skelter” sullo specchio del bagno. Parole, queste, che danno anche il titolo a una famosa canzone dei Beatles.
Quella strage fece calare uno spettro di orrore su Hollywood, pose fine a cinque giovani vite e uccise per sempre il sogno di una Hollywood lontana da odio e disperazione. La tanto ostentata omologazione su cui costruire una apparente e male celata tranquillità finì quella notte. Manson venne condannato alla pena di morte. Come lui anche agli altri membri della Famiglia. Nel 1972, però, l’esecuzione capitale fu abolita nello Stato della California, perciò la pena venne commutata in ergastolo. Il 19 dicembre 2017 Manson è morto per un’emorragia intestinale, all’età di 83 anni.