“La stoffa dei sogni”: l’imperdibile spettacolo di Massimiliano Civica
La regia di Massimiliano Civica si ricongiunge alla scrittura di Armando Pirozzi nell’atto unico a tre personaggi, La stoffa dei sogni, in scena dal 7 al 12 febbraio al Teatro India, con un tris di interpreti capitanato da Renato Carpentieri, assieme a Vincenzo Abbate e Maria Vittoria Argenti, per esplorare il rapporto di un vecchio uomo di teatro con la sua professione-ossessione, fatta di rinunce e sogni, passando per la relazione tra padri e figli e quella ancora più tenace tra maestro e allievo.
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L’azione de “La stoffa dei sogni” si svolge in una piovosa notte invernale, quando un cabarettista dalla lunga e non sempre fortunata carriera, durante una piccola tournée, va a trovare la figlia accompagnato da un giovane collega di scena e suo affezionato allievo. C’è di mezzo una bega familiare da risolvere, e la figlia non gradisce l’intromissione del padre, da sempre assente e fuggiasco. Tra i due non corre buon sangue, e la tensione è palpabile. D’altro canto, il giovane collega considera il suo maestro come un padre, e cerca di aiutarlo. I tre proveranno a confrontarsi durante questa notte strana, per certi versi prodigiosa.
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“La fantasia è un’isola in cui, di tanto in tanto, tutti noi ci rifugiamo per curare le ferite che la realtà infligge al nostro ego: lì torniamo ad essere “il protagonista della festa” e viviamo quella vita piena di avventure che da bambini eravamo convinti ci fosse destinata – commenta il regista Massimiliano Civica – il protagonista de La stoffa dei sogni è un vecchio attore che invece sull’isola della fantasia ha voluto passare tutta la vita, sperando di conquistare il centro della “scena”, fuggendo via dalle noie, dalle responsabilità e dai compromessi che vivere accanto agli altri, nella realtà, comporta. Sogno e bugia hanno una stoffa comune e la fantasia è insieme spinta a immaginare nuove possibilità e fuga dalla vita così com’è. L’artista, il sognatore e il bugiardo non si arrendono alla realtà: un gesto in bilico tra grandiosità e vigliaccheria, tra pieno e vuoto, tra riscatto e rinuncia. Ma tutta questa mitologia attorno al gesto dell’artista forse confina col ridicolo: perché, forse, il gesto più creativo, quello che richiede un coraggio da leoni, è mettere in secondo piano noi stessi, per aprirci alla relazione con gli altri, perdonandoli e perdonandoci. La scelta tra sogno e realtà è lo scacco matto che la vita fa a tutti noi”.
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