La prigione dorata di “Priscilla”: Sofia Coppola e il biopic sulla moglie di Elvis Presley
Al cinema c’è “Priscilla“, l’ottavo film di Sofia Coppola che racconta la prigione dorata in cui visse Priscilla, la moglie di Elvis Presley, adattamento diretto delle sue memorie.
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Presentato nel corso dell’80esima Mostra del Cinema di Venezia, il film vede protagonista Cailee Spaeny nei panni di Priscilla Ann Beaulieu e Jacob Elordi in quelli del mitico Elvis.
La trama
Cresciuta in una caserma in Germania dove suo padre era un militare, la giovane Priscilla Beaulieu si annoia. A 14 anni non sa ancora nulla della vita e il suo orizzonte le sembra vuoto fino al giorno in cui un ufficiale le propone di partecipare a una serata organizzata da Elvis Presley, che presta servizio in quella stessa caserma. Il cantante ha solo 24 anni, ma è già una star.
Il suo sguardo incrocia quello di Priscilla: hanno dieci anni di differenza, ma il colpo di fulmine è immediato. Elvis convince i genitori dell’ingenua adolescente a lasciarla andare in America con lui e la sposa appena diventa maggiorenne, ma la favola non dura. Molto (troppo?) innamorato, Elvis confina la sua amata, la fa vivere al ritmo della sua frenetica vita e la inizia all’uso di stupefacenti… Per poter finalmente essere se stessa, Priscilla alla fine dovrà andarsene, nonostante abbia appena avuto una figlia dal grande cantante.
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Lo stile Coppola
Come testimoniano le perle della sua filmografia, “Lost in Translation“, “Marie Antoinette” o “Il giardino delle vergini suicide“, Sofia Coppola è una regista di talento e “Priscilla” affronta un tema in cui eccelle: quello dell’emancipazione e della costruzione dell’identità in quel periodo cruciale che è l’adolescenza. La regista è solita dedicarsi a personaggi femminili elaborati, complessi, affascinanti: fa dunque centro con il ritratto di Priscilla.
“Tradizionalmente,” spiega la Coppola “Priscilla è un personaggio minore nella storia di Elvis. Ma ha assistito a tutto, e il suo punto di vista è tanto diverso quanto affascinante. Quello che mi interessava era esplorare l’effetto dell’essere un’adolescente a Graceland, di crescere in questa atmosfera estremamente intensa, in un matrimonio complicato e quanto sia stato incredibilmente audace scegliere di lasciare questo mondo per prendere in mano la sua vita“.
Come molti registi, si appropria del credo “show, don’t tell!” e si interessa non solo alla pubertà femminile, ma anche a quanto sia stato “glamour” e avventuroso quel periodo della vita di Priscilla e il momento storico.
La dimensione più intima del personaggio viene però completamente ignorata, almeno finché Priscilla non raggiunge la maggiore età.
Una scelta audace per Sofia Coppola, ma logica, poiché il racconto si ispira al libro “Elvis and Me“, pubblicato nel 1985 e scritto dalla stessa Priscilla Presley. Una storia che dice molto sul mito Elvis, che non è mai trascurato nel film, ma senza rubare mai la scena al protagonista.
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Una storia al tempo stesso tenera e incisiva che irradia e approfitta della particolare bravura di Cailee Spaeny (già vista al cinema in “Bad Times at the El Royale” o nella serie “Mare of Easttown“), che mette in scena una Priscilla a volte ingenua e pura, ma anche affascinata e affascinante, frustrata, tradita e abbandonata. Con questo ha infatti vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile a Venezia.
Ne è una prova anche la standing ovation di sette minuti al termine della proiezione: “Priscilla” tocca spesso le corde del cuore. La vita della Presley è stata infatti molto dura, è un dato di fatto. Affiancata dall’ormai famosa casa di produzione A24, Sofia Coppola ne svela un ritratto cinematografico che vale assolutamente la pena di vedere.