La musica tradotta in lingua dei segni: gli esempi dai Coldplay al cinema, passando per Sanremo
La musica è davvero un linguaggio universale che appartiene a tutti? Per chi ha disabilità sensoriali la musica è spesso inaccessibile. Fortunatamente le persone sorde possono “ascoltare” le canzoni in lingua dei segni: sentire la musica con gli occhi, attraverso dei segni che raccontano i brani.
La lingua dei segni è a tutti gli effetti una lingua con proprie regole grammaticali, sintattiche, morfologiche e lessicali. È nata per rispondere alle esigenze della comunità sorda, si è evoluta naturalmente come qualsiasi altra lingua ma ha struttura particolare: non si basa sul canale acustico uditivo bensì su quello visivo-gestuale. Ci sono infatti componenti manuali (configurazione, posizione, movimento delle mani) e componenti non manuali (espressione del viso e postura).
In molti casi, la disinformazione sull’argomento induce a confondere la lingua dei segni con la mimica e a considerarla quasi inferiore rispetto alle lingue vocali. Inoltre, la scarsa attenzione che anche le istituzioni riservano alla comunità di riferimento non contribuiscono ad avallare la causa. Basti pensare che la Lis (Lingua Italiana dei Segni) è stata riconosciuta come lingua di minoranza solo nel 2021, nonostante le risoluzioni del Parlamento Europeo del 1988 e del 1998 e la Convenzione Onu sui Diritti delle Persone con Disabilità invitassero da anni gli Stati a “promuovere e diffondere la lingua dei segni”.
Tradurre la musica in lingua dei segni
Ultimamente, per fortuna, il mondo della musica e del cinema si stanno impegnando maggiormente per rendere le canzoni sempre più accessibili agli utenti con disabilità sensoriali: tradurre una canzone in lingua dei segni è un’operazione complessa ma possibile. La difficoltà sta soprattutto nella presenza di molte metafore utilizzate nei testi, che talvolta nell’immaginario sordo non hanno un vero e proprio senso. Inoltre la traduzione non avviene parola per parola, perché la morfosintassi e la grammatica di questa lingua sono diverse dall’italiano e variano per ogni idioma.
Ma non è solo il testo ad essere tradotto per gli utenti sordi: tutti i segni eseguiti con le mani corrispondono ad una parola o ad un concetto mentre tutti i movimenti del corpo mirano a riprodurre il ritmo. Ogni genere musicale ha un suo ritmo: nella traduzione segnata ogni genere viene distinto in base a movimenti precisi. Nel rock, per esempio, il volume e l’intensità della canzone vengono espressi con la mimica facciale, nel rap i movimenti sono più decisi e ben scanditi, e così via.
L’ultimo videoclip dei Coldplay
Un ottimo esempio dell’impegno dei singoli artisti è rappresentato dal video musical del nuovo singolo dei Coldplay, “feelslikeimfallinginlove“, presentato in anteprima il 1 luglio e girato nello splendido Teatro Odeon di Erode Attico di Atene, risalente a 2.000 anni fa, davanti a un pubblico invitato tramite i social della band.
Protagonista del videoclip è l’attrice, scrittrice e narratrice Natasha Ofili (volto noto nella serie Netflix “The Politician“), che ha firmato anche la storia e la direzione creativa del video. La Ofili interpreta la canzone nella lingua americana dei segni. Insieme a lei i membri sordi della sezione della Lingua dei Segni Venezuelana (Lsv) del Coro de Manos Blancas (Coro delle Mani Bianche) di El Sistema Venezuela, un ensemble artistico di fama mondiale di Barquisimeto, sostenuto in collaborazione con la Fondazione Dudamel.
Saper amare in tutte le lingue
Già quasi trent’anni fa in Francia si registrò uno dei primi tentativi – di quelli più significativi a livello di pubblico – di rendere la musica più accessibile e inclusiva. Era il 1997 quando Florent Pagny conquistò milioni di ascoltatori, anzi di visualizzatori, con “Savoir Aimer“. Nel videoclip lo stesso cantante traduce in Lsf (Lingua dei segni francese) il suo brano, di cui intere generazioni di fan impararono la “coreografia”. Il videoclip su Youtube oggi vanta oltre 40 milioni di visualizzazioni. .
In Italia…
Il Festival di Sanremo
Nel nostro Paese, un grande passo avanti nell’inclusività è stato fatto nel 2020 grazie al progetto di Sanremo Lis. Per la prima volta, infatti, le serate del Festival sono state segnate in contemporanea con la diretta: ben 15 performer – di cui 3 sordi – hanno consentito ad un’intera comunità che fino a quattro anni fa ne era stata esclusa, di fruire di una manifestazione così importante per la cultura nazionale.
Il Festival della Canzone Italiana in Lis è un modo semplice per duplicare l’esperienza sanremese e viverla cambiando prospettiva. Il risultato è anche estremamente coinvolgente per il pubblico udente: proprio perché la lingua dei segni è visiva, riesce a esprimere, tramite il corpo, le mani, il volto tutta la forza della musica arrivando al cuore.
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Ridere in Lis
L’11 luglio 2023 a San Siro, i Pinguini Tattici Nucleari hanno notato nel pubblico una ragazza, Giorgina Lo Nardo, che interpretava in Lis una delle hit di maggior successo della band: “Ridere“. Il frontman Riccardo Zanotti ha subito invitato la giovane sul palco per un duetto speciale, accolto con un caloroso applauso dal pubblico, che ha conquistato anche milioni di fan tramite la condivisione sui social.
The Sign Dance
I social sono un ottimo canale di comunicazione e soprattutto di sensibilizzazione. Proprio per questo, nel febbraio 2022, è stato creato il progetto “The Sign Dance” per mettere a disposizione delle persone udenti una serie di espressioni in Lis, da imparare e utilizzare nella quotidianità.
Quale piattaforma migliore se non il giovanissimo social TikTok, su cui i segni e le espressioni del volto (elementi tipici della lingua dei segni) sono usati da migliaia di persone per ballare a tempo di musica? Il progetto applica un approccio innovativo, che sfrutta alcune frasi delle hit musicali più famose – tra cui i Negramaro, Biagio Antonacci, La Rappresentante di Lista, The Jackal, Tommy Kuti, Normalize Normal Homes – e le “coreografa” con le loro traduzioni in Lis, dimostrando che per avere un primo contatto con la lingua dei segni basta ballare.
… e al cinema
Già nel 2014 il cinema trattava il tema della musica tradotta in lingua dei segni: è il caso del film francese “La famille Bélier” in cui l’ormai nota cantante Louane interpretava la sedicenne Paula, unica udente nella sua famiglia. L’adolescente è dunque un interprete indispensabile per i suoi genitori nella vita quotidiana, in particolare per la loro azienda agricola. Un giorno, spinta dal suo insegnante di musica che ha scoperto il suo dono per il canto, Paula decide di candidarsi al concorso di Radio France. Durante il provino per il concorso, la giovane cantante inizia a segnare in Lsf (lingua dei segni francese) il brano “Je vole” di Michel Sardou (poi incisa anche da Louane) per convincere i genitori del proprio talento e della sua necessità di lasciare il nido per seguire la propria strada, nonostante il grande amore che la lega a loro,
Nel 2021 è stata realizzata una versione statunitense di questo film: “Coda – I segni del cuore“, vincitore del Premio Oscar come Miglior Film e come Miglior sceneggiatura non originale. Quasi il 40% della sceneggiatura di “Coda” (sigla americana per “Figlio di genitori sordi”) è in Asl (American Sign Language), ma a differenza de “La Famille Bélier“, in cui Karin Viard e François Damiens interpretevano i genitori, la produzione di “Coda” ha scelto di mettere in scena attori sordi. Una condizione sine qua non per la regista Sian Heder che a The Hollywood Reporter spiega: “Ho davvero pensato che avrei preferito non fare questo film piuttosto che vederlo fare con attori udenti“. Troy Kotsur è stato il primo attore sordo a vincere un Oscar nel 2022, per il miglior attore non protagonista.
Nella versione americana, il brano tradotto in lingua dei segni dalla giovane protagonista Ruby per i propri familiari è “Both Sides Now” di Joni Mitchell.