La mostra di Mario Merz. Balla, Carrà, de Chirico, de Pisis, Morandi, Savinio, Severini: 50 anni dopo a Palazzo delle Esposizioni
Un caposaldo nella storia delle esposizioni di arte contemporanea, torna a stupire il pubblico a distanza di oltre 44 anni all’interno dell’affascinante ciclo “Mostre in mostra”, voluto da Palazzo delle Esposizioni per celebrare le più significative vicende espositive che caratterizzarono il panorama artistico romano nel secondo Novecento del secolo scorso.
Stiamo parlando della ormai celeberrima “Mario Merz. Balla, Carrà, de Chirico, de Pisis, Morandi, Savinio, Severini. Roma 1978”, inaugurata nella Galleria Dell’Oca il 15 marzo del 1978 e che da ieri fino al 26 febbraio 2023 rivive negli spazi di Via Nazionale 194.
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Nata dalla collaborazione tra la lungimirante fondatrice della galleria Luisa Laureati Briganti e dei galleristi Luciano Pistoi e Gian Enzo Sperone, la mostra ebbe il merito (e il coraggio) di accostare i lavori di Mario Merz, figura di riferimento dell’Arte Povera, con i principali pittori italiani dell’epoca, infrangendo, di fatto, delle barriere stilistiche, cronologiche e ideologiche dell’epoca che mai avrebbero permesso una “convivenza logistica” tra un eroe delle Neoavanguardie famoso per la sua abiura alla pittura consapevolmente intesa in favore di un rapporto più autentico con il mondo e la vita, con alcuni maestri che del mondo trasposto su tela avevano forse fatto la loro ragione stessa di esistere.
Il risultato fu un incontestabile successo dovuto all’ardita, ma condivisa contaminazione tra arte concettuale e tradizione pittorica, che aprì nuovi scenari di interpretazione e di fruizione della storia dell’arte di lì in avanti.
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Oggi, quel capolavoro di progettazione e di accostamento rivive nella sua quasi interezza (le opere presenti in expo ai tempi e di cui oggi non si conosce la collocazione, sono state sostituite con altre affini per datazione e qualità) grazie ad un approccio filologico accorto e con la precisa volontà di consegnare agli studiosi della materia non una esatta, quanto impossibile ripetizione ma, come sostiene la curatrice Daniela Lancioni, “un segmento di ricerca da consegnare ad altri studiosi con la speranza che lo possano completare ed arricchire”.
Tra le opere presenti, per quanto riguarda Merz, si possono ammirare i neon, i numeri di Fibonacci, l’animale tassidermizzato, l’igloo, la cera e le fascine e le immagini dipinte su tela non intelaiate; mentre per quel che concerne i pittori “regolari”, segnaliamo il bellissimo Chevaux se cabrant di De Chirico e Vele nel porto di Carrà.