“La Modernità di Dante”, il programma ideato da Marzia Fontana: l’intervista
Sarà visibile fino al 12 dicembre sul canale Youtube del Lions Club Arezzo Chimera (https://bit.ly/3nMC4CZ) la docu – serie web ideata da Marzia Fontana dal titolo “La modernità di Dante”, nell’anno in cui si celebrano i 700 anni dalla scomparsa del Sommo Poeta.
Il programma nasce da un quesito bizzarro ma affascinante: ma se Dante vivesse ai giorni nostri, quali aspetti della nostra quotidianità avrebbe trattato nella Divina Commedia?
Intervista all’ideatrice e regista del programma: Marzia Fontana
Come nasce l’idea di una serie web a puntate dedicata a Dante?
Questo è il cosiddetto “Anno di Dante”, e di iniziative a lui legate ne abbiamo viste tante… scoprendo i vari progetti mi sono chiesta se c’era un modo ulteriore per raccontare il Sommo Poeta, per portarlo nella nostra epoca, per farlo sentire vicino a chi lo ha sempre visto come un personaggio “polveroso” ed a chi rifugge le narrazioni più classiche. È così che mi è venuto in mente di creare un parallelo tra le vicissitudini da lui narrate e le tematiche di attualità. Ho coinvolto Gianna Ghiori e con lei il Lions Club Arezzo Chimera e tutta una schiera di cari amici tra i quali il direttore di Teletruria Luca Caneschi, il regista Michele Rovini, l’Avv. Giuseppe Fanfani, la Dott. Daniela Tortorelli, il Dott. Paolo Omizzolo ed i meravigliosi Professori Claudio Santori, Chiara Meozzi e Francesco Cortonesi e siamo partiti con un progetto ambizioso che ha avuto dagli spettatori riscontri davvero positivi.
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Dante a confronto con la modernità: di cosa si sarebbe stupito, a tuo avviso, il Sommo Poeta di quelli che sono i nostri giorni?
Nella Commedia, come si chiamava originariamente l’opera, Dante vuole fare una sorta di denuncia di tutti quegli aspetti che non gli andavano a genio nella società dell’epoca e lo fece con una vigorosa determinazione. Punta il dito contro quella società che non rispettava i valori universali come l’onestà, verso quella società piegata alla logica del guadagno e della corruzione. Di cosa si stupirebbe Dante se oggi potesse vedere come è diventata la nostra società? Forse del fatto che a distanza di 700 anni e con a nostra disposizione conoscenze e tecnologie di comunicazione impensabili all’epoca, non sia cambiato niente, anzi forse le cose sono peggiorate e non di poco. Ovviamente questo è il mio personale pensiero.
In cosa, secondo te e secondo quanto emerge dalle vostre puntate, emerge la “modernità” di Dante Alighieri?
Dante è stato un uomo che ha racchiuso in se innumerevoli sfaccettature. Colto (padroneggiava arti e conoscenze), goliardico (come emerge dalla Tenzone tra Dante e Forese Donati in cui se ne dicono di tutti i colori), ribelle e anticonformista. Anche nella creazione della Commedia è stato un innovatore assoluto. Lo fa in un modo geniale, raccontando storie di vari personaggi, selezionati tra i più interessanti per le persone dell’epoca così da indurli a leggere l’opera, è come se avesse fatto una sorta di casting dei suoi protagonisti; scrive un opera che è stata pubblicata “a puntate” come i romanzi d’appendice dell’800; scritta con stratagemmi che consentono di catturare la curiosità del lettore che vuole sapere come prosegue il viaggio di Dante, un po’ come avviene nella lunga serialità per tenere lo spettatore sulla corda e quindi incuriosirlo e portarlo a ricollegarsi nella puntata successiva. E ancora, l’innovazione dell’uso del volgare per raggiungere una più vasta platea. Dante è stato un innovatore, un anticonformista che ha portato avanti le sue idee pagando sulla pelle le sue scelte.
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C’è un passo della Divina Commedia che apprezzi particolarmente e perché?
Forse è banale la mia scelta, ma ce ne sono più d’uno e tutti nella prima parte dell’opera. L’inizio, quando Dante comincia il suo viaggio e con stupore si trova proiettato nella “selva oscura”, mi piace perché emerge con forza lo stato d’animo curioso, incredulo, smarrito appunto del protagonista… esattamente come accade a noi tutti quando ci ritroviamo davanti a situazioni nuove e strade mai percorse. Mi diverte tantissimo il canto XXI dell’Inferno in cui incontra i Diavoli, con i loro nomi buffi e comportamenti irriverenti. Diavoli decisamente distanti dall’idea classica di entità malefica. Un canto quasi da commedia da palcoscenico, dal tono ironico e canzonatorio. Tra ilarità e licenza poetica la scena è animata da tanti personaggi, parole ed azioni che si intrecciano in maniera ritmica e movimentata, un canto che mi piacerebbe portare in teatro come regista.Ed infine il canto XXXIII dell’Inferno, quello del Conte Ugolino. . La forza delle immagini descritte, delle parole scelte e della storia. La crudezza, la sofferenza fisica e psicologica di un uomo che impotente vede morire i suoi figli a causa della sua condotta. Anche qui, ritroviamo una attualità di temi veramente incedibile… perché come sappiamo bene la storia racconta ma non insegna. Il cammino nelle tenebre della perdizione umana speriamo ci porti presto in un percorso che volga verso la speranza, la redenzione e la luce, così che, come dice Dante nell’ultimo canto dell’inferno, si possa riuscire presto “a riveder le le stelle”.