La mitologia fa tendenza nello streaming. Il caso di Netflix Europa e altri esempi extra-continentali
Abituati come siamo al bombardamento streaming di provenienza statunitense, spesso non ci accorgiamo nemmeno del potenziale delle produzioni originali di altri Paesi del mondo, che sgomitando si fanno strada nel dedalo di produzioni USA e che hanno uguale, se non maggiore valore. Siccome qui non siamo mainstream, come salmoni nuotiamo controcorrente per guidarvi verso un abbonamento consapevole, che offra un panorama alternativo alle solite serie tv. Nel fiume di proposte davanti al quale ci si trova immersi quando si usano piattaforme tipo Netflix, è difficile trovare un prodotto che sia effettivamente intrigante. Intendendo per “intrigante” qualcosa che sia in grado di stupirci sia per gli argomenti trattati, una storia che ad esempio possa insegnarci qualcosa, e non un insegnamento morale, ma proprio che ci fornisca informazioni nuove, sia per la capacità di mostrarci ambientazioni e scenari lontani da quelli a cui siamo abituati. Insomma, di farci lavorare un po’ di fantasia. A questa esigenza rispondono, da pochi anni a questa parte, delle chicche di produzione soprattutto europea, che difficilmente compariranno sulla vostra home, a meno che anche a voi non piacciano sostanzialmente l’horror e il Fantasy, la mitologia e i serial Killer. E proprio il matrimonio perfetto tra omicidi seriali e antichi dei ci apre un nuovo mondo di serie tv: thriller, horror, fantasy soprannaturali e Nordic Noir, dove gli assassini possono agire in nome di un oscuro folklore. Certo, se cercate il glamour e gli arcobaleni, questo non è il posto giusto per voi. Qui la palette dei colori si discosta raramente dalle sfumature di grigio e verde, i ritmi sono lenti, i make-up inesistenti e i costumi estremamente spartani; emozioni espresse in maniera molto cruda e pochi filtri, soprattutto sul sesso e i nudi. Aspettatevi di vedere dei genitali. In alcuni casi il low budget sarà evidente, tanto da far sembrare delle scene ridicole ma, ma, vi si aprirà un universo di riferimenti alle tradizioni antiche dei popoli che incontrerete, visiterete posti nuovi, e sarete costretti a fare i conti con i sentimenti umani più brutali, anche in modo fastidioso. Se siete stufi quindi degli outfit perfetti e delle storie a lieto fine, troverete sicuramente quello che cercate in questo oscuro elenco.
Equinox
Equinox è una serie televisiva danese, scritta da Tea Lindeburg e ispirata al podcast Equinox 1985, è prodotta e distribuita da Netflix dal 30 dicembre 2020. Astrid (Viola Martinsen) ha nove anni quando tutti gli alunni dell’ultimo anno della scuola della sua cittadina, sua sorella maggiore Ida (Karoline Hamm) compresa, scompaiono senza lasciare traccia. Ventuno anni dopo, nel corso del programma radiofonico che conduce, Astrid riceve un’inquietate telefonata che riapre la questione della misteriosa scomparsa dei ragazzi. Decide quindi di tornare al suo luogo di nascita per indagare. Senza spoiler, promesso, andando avanti con le puntate si sente parlare della dea Eostre e la festa di Ostara, la divinità nordica della rinascita della natura, della fertilità e della Primavera, dalla quale derivano l’inglese “Easter” e il tedesco “Ostern”, in italiano Pasqua. La festa di Ostara coincideva infatti con l’ Equinozio di Primavera e a lei era associata la lepre, simbolo di fecondità per la nota velocità riproduttiva dell’animale. Non lasciatevi però ingannare dall’immagine del coniglietto pasquale che scorazza nei boschi, qui lo scenario è decisamente più arcaico e brutale.
Black Spot (Zone blanche)
Black Spot (Zone Blanche) è una serie televisiva franco-belga, creata da Mathieu Missoffe e diretta da Thierry Poiraud e Julien Despaux. Trasmessa in Francia dal 10 aprile 2017, in Italia, la prima stagione è stata distribuita il 23 gennaio 2018 da Amazon Prime Video, la seconda è stata invece distribuita da Netflix il 14 giugno 2019. La protagonista, Laurène Weiss (Kit Sheehan), è a capo della Gendarmeria della sua cittadina, Villefranche, un piccolo centro dimenticato da Dio e dagli uomini, circondato solo da ettari immensi di foresta. Quando il corpo di una donna viene trovato impiccato a un albero, il procuratore Franck Siriani (Laurent Capelluto) si interroga sui motivi per cui il tasso di omicidi della città sia così alto, nonostante l’esiguo numero di abitanti. Recatosi sul posto, Franck comincia ad indagare sul passato della sfuggente Laurène e scopre un misterioso rapimento di vent’anni prima che ha segnato per sempre la poliziotta. Riecheggia tra i boschi di questo tetro nord francese, l’eco del nome di una figura spaventosa e antica: il dio Cernunnos. Detto anche “il dio cornuto” (nessuna bestemmia Karen, tranquilla), è, nella mitologia celtica, la personificazione dello spirito degli animali maschi, adulti e portatori di corna, uno su tutti il cervo. Simboleggia la virilità, la mascolinità e la potenza sessuale più selvaggia. Adorato soprattutto nella Gallia e a sud della penisola britannica, ma il suo culto antichissimo è noto anche nella valle dell’Indo, è oltre che emblema di fecondità, anche divinità dell’oltretomba. Sta a voi scoprire cosa lega una diabolica divinità celtica alla gendarmeria di uno sperduto paesino francese.
I Mostri di Cracovia
I mostri di Cracovia, disponibile dal 18 marzo 2022 su Netflix, è il frutto del lavoro di Kasia Adamik e Olga Chajdas. La protagonista è Alex (Barbara Liberek), una studentessa al primo anno di medicina al prestigioso Collegium Medicum di Cracovia. Il passato della giovane è decisamente tormentato e quando il misterioso professor Zawadzki (Andrzej Chyra) la seleziona per entrare a far parte di un gruppo di ricerca “speciale”, Alex viene inserita all’interno di un gruppo di studenti con poteri soprannaturali che indagano sulle attività paranormali della capitale polacca, proteggendola dai demoni. La protagonista si trova così ad affrontare una minaccia mitologica, costituita da mostri antichi e divinità assetate di sangue. Entriamo quindi dritti nel mondo della mitologia della tradizione slava, in particolare con la leggenda del Drago di Wawel. Questa mostruosa creatura dimorava nelle caverne della collina Waweliana e terrorizzava gli abitanti del villaggio di Krak, costretti a procurargli continuamente nutrimento, peccato che la dieta della bestia fosse composta per lo più da vergini. Nessun prode cavaliere riusciva a batterlo, servì, per compiere l’impresa, l’ iniziativa di un eroico e astuto calzolaio di nome Skuba. Altri riferimenti sembrano esserci alla figura di Baba Jaga e dei tre cavalieri. Baba Jaga. Dalla figura di questa strega terrificante deriva anche il nostro “uomo nero” e in particolare, nella serie, si parla di tre divinità, legate ai colori rosso, bianco e nero, quest’ultimo chiaramente legato alla morte e alla notte, che potrebbero essere rintracciate nei tre cavalieri, appunto rosso, bianco e nero, servi proprio della terrificante fattucchiera.
Katla
Definita la prima serie di fantascienza islandese, è prodotta e diretta dal regista Baltasar Kormákur. Katla è il nome di un vulcano subglaciale situato a sud dell’Islanda. Nella serie si è risvegliato da un anno e l’intera città di Vik, originariamente una meta turistica ricca e florida, è stata completamente abbandonata. Solo alcuni irriducibili sono rimasti a prendersi cura delle poche strutture ancora in piedi, ma tutto cambia quando dalle nebbie vulcaniche salta fuori una donna completamente nuda e ricoperta di fango scuro misto a cenere, come se fosse stata per tutto il tempo sepolta nella terra sotto Katla. Si chiama Gunhild e assomiglia incredibilmente a un’altra donna svedese che, vent’anni prima, faceva la cameriera nell’ Hotel del villaggio di Vik. Dopo di lei, iniziano a tornare in città cloni esatti di altre persone morte negli anni precedenti, risvegliando antiche superstizioni e la convinzione che qualcosa di oscuro accada nel vulcano. Questi redivivi, chiamati “changeling”, sembrano essere personificazioni del segreto inconscio dei protagonisti, spietate e brutali, come fossero puro istinto. Ciò costringe i personaggi a riflettere sul loro rapporto con la natura circostante, che spesso si rivela ostica, oscura e crudele. Lo sapevano benissimo i nostri antenati pagani, che ne avevano infatti timore, gli strani accadimenti aprono lo scenario al tema dell’accettazione della morte come definitiva perdita di quelle che riconosciamo come caratteristiche “umane”. Quante volte nella mitologia gli eroi protagonisti hanno richiamato dal regno dei morti i loro cari, salvo poi scoprire che non erano più come se li ricordavano?
Feria – La Luce Più Oscura
Feria – la Luce più Oscura, è disponibile da gennaio 2022, ancora una produzione e distribuzione Neflix. Al centro della trama c’è la vita di un piccolo paesino spagnolo, completamente sconvolta dopo l’inquitante scoperta della pratica di culti religiosi oscuri che mettono a repentaglio la sicurezza dell’umanità. La storia è ideata da Agustìn Martinez e Carlos Montero, già creatore di Élite. Le protagoniste, Sofia (Carla Compa) e Eva (Ana Tomeno), si ritrovano improvvisamente sole ad affrontare scia di oscuri segreti lasciata dai loro genitori, scomparsi entrambi dopo che nella notte sono stati scoperti 23 cadaveri davanti la miniera della piccola città. Tutto ruota intorno a quello che viene chiamato “Culto della Luce”: una setta che propone una nuova religiosità, estremamente spirituale, libera finalmente dai limiti dell’involucro fisico dei nostri corpi da cui dobbiamo liberarci per poter “ascendere”. Per tutta la serie si fa riferimento a un “velo” che copre il cosiddetto “regno”. Spacciato come un luogo di luce, per arrivarci sono richiesti estremi sacrifici, salvo poi dover scoprire alla fine che la promessa del Paradiso può trasformarsi in un ponte che ci porta dritti all’inferno. Il rimando alla luce e al mondo di puro spirito fanno decisamente pensare alla “via della mano sinistra” e a varie sfumature di Satanismo, sta a voi entrare in questo mondo esoterico e scoprire chi o cosa si cela oltre il velo.
Netflix oltre l’Europa:
Oltre agli ormai famosi esperimenti turchi come The Protector e The Gift, di cui abbiamo ampliamente parlato qui, vi segnaliamo altre chicche di produzione extra-continentale. Anche in questi casi non aspettatevi capolavori, più che altro delle porte che si aprono su mondi nuovi.
Città invisibile (Brasile)
Città Invisibile è una serie tv brasiliana, il primo progetto live action di Carlos Saldahna, già noto al pubblico per i suoi film d’animazione come L‘era glaciale, Rio e Ferdinand, uscita nel 2021 per Netflix. La trama si concentra sulla storia di un agente della polizia ambientale, Eric, sempre più sospettoso dopo la strana apparizione su una spiaggia di Rio de Janeiro del cadavere di un delfino di acqua dolce. L’uomo, ancora scosso per la morte della moglie in circostanze sospette, decide di indagare per trovare un nesso tra tutti questi misteriosi e inquietanti avvenimenti. Scoprirà così l’esistenza di un mondo celato agi umani, popolato da creature della storia mitologica brasiliana. Questi esseri, per la maggior parte legati al mondo degli abissi acquatici, sono spiriti che riescono ad assumere forma umana, addirittura a possederci, ognuno con un’abilità specifica.
Diablero (Messico)
Diablero, è una serie tv Originale Netflix, disponibile dal 21 dicembre 2018, tratta dal libro “El Diablo me obligó”, dello scrittore messicano Francisco Haghenbeck. La misteriosa scomparsa di una ragazza a Città del Messico, spinge il sacerdote cattolico Ramiro Ventura a chiedere aiuto al cacciatore di demoni Heliodoro “Elvis” Infante e a sua sorella, accompaganti dalla loro amica “posseduta” Nancy Gama. Durante le ricerche della ragazza, i tre scoprono che è in atto un terribile piano per distruggere l’umanità.“Angeli e demoni. Una volta erano in equilibrio, per ogni angelo un demone e viceversa. Il problema è che non ci sono più angeli, ci hanno abbandonato perché siamo stati cattivi.” Ed è per questo che i Diableros, uomini in grado di vedere i demoni, hanno il compito di mantenere l’ordine e tenere a bada questi mostri. Questo però non basta, certe volte si deve cercare una risposta in culti ben più antichi e segreti, tipo la stregoneria messicana, o le dee della mitologia azteca.
Jinn (Giordania)
Jinn, girata e prodotta in Giordania, è il primo tentativo di serie tv a rivolgersi al pubblico arabo. Parliamo sostanzialmente di un teen drama, in cui un gruppo di adolescenti in gita scolastica a Petra, risveglia accidentalmente appunto un jinn, ovvero uno spirito maligno della tradizione preislamica. Nonostante l’apprezzabile tentativo di rivolgersi a un pubblico quasi del tutto digiuno di questo tipo di spettacoli ( la serie è in lingua araba, girata a Petra) Il tentativo di descrizione dei giovani arabi di oggi non è stato particolarmente apprezzato. Molti (chi scrive compresa) hanno infatti trovato che alla fine i personaggi corrispondessero un po’ troppo a certi luoghi comuni americani. Un esempio possono essere le scene in cui i protagonisti amoreggiano apertamente, bevono alcol esi passano spinelli, piuttosto difficili da immaginare per chiunque sia mai stato in certi Paesi. Scene che hanno fatto anche imbestialire Mohammed Khalaileh, il Grand Mufti di Giordania (il più alto ufficiale della legge islamica nel paese), costretto a condannare la serie perché “sovverte la morale che non rappresenta le abitudini e i codici di condotta del popolo giordano”. Jinn viene spesso tradotto con “genio”, con questo termine ci si riferisce appunto a figure della tradizione pre islamica citate anche nel Corano, e sta a indicare un’entità ultraterrena, a metà tra il mondo celeste e quello umano, con caratteristiche per lo più maligne, ma che in alcuni fortunati casi può manifestarsi come protettore benevolo.