La fabbrica di cioccolato e acqua: il caso Dahl
Fa discutere nel Regno Unito come negli Usa, la polemica innescata dalle “correzioni” ispirate al politicamente corretto ai libri di Roald Dahl: scrittore britannico di origini norvegesi reso celebre – al di là delle non poche controversie suscitate a posteriori attorno alla sua persona – dalla pubblicazione di titoli per l’infanzia di enorme successo planetario. Polemica che contrappone anche nomi celebri della letteratura anglosassone contemporanea, dopo la decisione annunciata nei giorni scorsi nel Regno Unito dall’editore Puffin, branca del colosso Penguin, e condivisa dai familiari: titolari dell’eredità legale dell’autore morto 74enne a Oxford nel 1990.
Tanti i dubbi sulla scelta dell’editore Puffin – e della Roald Dahl Story Company – di sostituire nei testi originali vocaboli quali “grasso”, “nano” o altre parole giudicate oggi “non inclusive” con termini più graditi al bon ton corrente. Ritoccando ad esempio da ‘ciccione’ a ‘enorme’ o da ‘piccoli uomini’ a ‘piccole persone’ alcuni personaggi del popolarissimo ‘La fabbrica di cioccolato’; o ancore da ‘femmina formidabile’ a ‘donna formidabile’ la Miss Trunchbull di ‘Matilde’, altro racconto del prolifico autore britannico che, fra i suoi lavori, fu pure il soggettista di ‘Gremlins’: film scritto in origine per Walt Disney, ma poi prodotto trionfalmente nel 1985 da Steven Spielberg.
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“Quando si ripubblicano libri scritti anni fa, non è insolito rivedere il linguaggio usato”, spiegano i responsabili della casa editrice e i rappresentanti degli eredi di Roald Dahl. “Il nostro principio guida è stato tuttavia quello di mantenere le trame, i personaggi, l’irriverenza e lo spirito tagliente del testo originale. Le modifiche sono state piccole e attentamente valutate”.
Ma la cosa non ha convinto scrittori come Salman Rushdie: in via di recupero – in America – dalle conseguenze dell’agguato di matrice islamico-radicale subito a New York l’anno scorso e costatogli un occhio nonché l’uso della mano sinistra. “Dahl non era un angelo, ma questa è un’assurda censura, Puffin Books e gli eredi di Dahl dovrebbero vergognarsene”, ha tuonato su Twitter l’autore di ‘Versetti Satanici’, simbolo nel mondo occidentale di libertà d’espressione minacciata.
Parole raccolte fra gli altri dall’umorista liberal inglese David Baddiel, che ha radici ebraiche e che in passato ha scritto pagine severe sull’antisemitismo e gli atteggiamenti snob manifestati in vita da Dahl; ma che ha a sua volta denunciato come fuori luogo l’idea di apportare episodiche correzioni post mortem di parole ritenute qua e là offensive verso certe sensibilità contemporanee. Non senza notare con sarcasmo come alcuni aggettivi delle versioni autentiche siano stati censurati e depurati, mentre altri no; e come se si pretendesse d’essere coerenti fino in fondo con un simile approccio “le pagine bianche” si moltiplicherebbero a dismisura nella storia letteraria.
L’analisi di Yasmina Pani che riportiamo qui sotto, entra nel dettaglio delle modifiche anche importanti ad alcune strutture, giochi di parole e frasi idiomatiche che caratterizzano la letteratura di Dahl.
Foto di Carl Van Vechten – licenza