“L’Odio”, il film cult di Kassovitz compie 30 anni e torna al cinema
Minerva Pictures e Rarovideo, in collaborazione con Cat People Distribuzione, riportano sul grande schermo a trent’anni di distanza in versione restaurata 4K L’Odio di Mathieu Kassovitz con Vincent Cassel, Hubert Kounde e Saïd Taghmaoui, film vincitore della Palma d’Oro per la Miglior Regia al Festival di Cannes nel 1995.
Il film racconta per la prima volta il suburbano delle grandi città, concentrandosi su ventiquattr’ore della vita dei tre protagonisti, dai caratteri apparentemente inconciliabili, che devono reagire alle sfide di un contesto sociale complesso e asfissiante, ma ancora attuale a trent’anni di distanza. Fin da subito infatti, L’odio si è affermato come un vero e proprio cult intergenerazionale, diventando uno dei titoli fondamentali dell’immaginario hip hop contemporaneo, e anche italiano.
Quest’anno Rarovideo, la divisione editoriale di Minerva Pictures che da anni è presente in veste digitale con Rarovideo Channel su Prime Video e The Film Club, celebra il suo 25esimo anniversario. Il restauro de L’odio è solo la prima delle tante iniziative che accompagneranno questo importante traguardo.
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Sinossi
Ventiquattr’ore nella vita di Vinz (Vincent Cassel), Hubert (Hubert Koundé) e Saïd (Saïd Taghmaoui), tre amici della banlieue parigina all’indomani degli scontri tra forze dell’ordine e civili dopo i quali un ragazzo del quartiere, Abdel, si ritrova in fin di vita a causa dei soprusi violenti della polizia. I tre, carichi di rabbia e con una pistola tra le mani, meditano su come avere giustizia.
Tre protagonisti diversi tra loro, dai caratteri opposti, apparentemente inconciliabili. Tre modi diversi di affrontare la vita reagendo alle sfide di un contesto sociale complesso, asfissiante, carico di tensione, in caduta libera. Una vicenda che ancora oggi, a trent’anni di distanza, è cronaca quasi quotidiana, raccontata in modo crudo, non manicheo; una tenuta stilistica e narrativa straordinaria, premiata con la Palma d’Oro per la Miglior regia al Festival di Cannes nel 1995.
Da lì in poi, “L’Odio” si è affermato come un vero e proprio cult intergenerazionale, in grado di impattare profondamente sulla cultura contemporanea. L’opera seconda di Mathieu Kassovitz non si ferma al reportage, al pietismo. Attraverso un linguaggio visivo e verbale schietto, autentico e di strada, dà vita ad un mondo nuovo, trasformando la realtà delle banlieu degli anni ‘90 in una fiaba urbana in grado di cogliere l’energia di ogni singolo istante fino a renderlo universale, in un susseguirsi di idee continue e di narrazione che rinascono a ogni scena.
Ci sono il primo Spike Lee e Scorsese, il cinema classico con la sua eleganzae quello indipendente con la sua urgenza, ma soprattutto la capacità di tramutare l’essenziale in una sorta di realismo magico. “L’Odio” racconta perla prima volta il suburbano delle grandi città senza il peso della morale né l’aridità della mera denuncia, arrivando a divincolarsi in modo stupefacente anche dai canoni dell’esaltazione del tragico alla Scarface.
Vinz è la furia, Hubert la lucidità, Saïd la beffa, e il loro racconto è una via crucis dove il connubio tra grottesco e cronaca crea una nuova, irripetuta, dimensione di vitalità fatta di forza visiva, di tumulto, di cinema puro. Un racconto di tutti e per tutti, con molti e sempre nuovi piani di lettura, da riscoprire e coltivare anche in questa straordinaria versione restaurata in 4k in collaborazione con il direttore della fotografia del film, Pierre Aim, e approvata da Mathieu Kassovitz.
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Sul film
Il film è stato pensato in bianco e nero anche per avere un maggior controllo sull’omogeneità delle immagini. All’epoca si trattò di una vera e propria sfida; una scelta non convenzionale e perfino rischiosa dal punto di vista commerciale, tanto che i produttori vollero che venisse girato a colori per avere una copia da trasmettere in televisione. Il successo del film però fu tale che l’idea venne accantonata e la versione a colori non vide mai ufficialmente la luce, pubblicata unicamente come extra di qualche edizione home video.
Per conoscere meglio la realtà raccontata dal film, i realizzatori vissero diverse settimane nel quartiere dove è stato poi effettivamente girato, a contatto il più possibile con la comunità locale per assimilare al meglio l’attitudine, lo slang, le tensioni palpabili. Gran parte del film utilizza volutamente termini gergali e modi di dire particolari di quella zona di Parigi. Tra questi, il verlan, diffuso in tutta la Francia, attraverso il quale si invertono le sillabe delle parole.
Per i dialoghi fu determinante l’apporto dell’attore SaïdTaghmaoui, uno dei tre protagonisti, proveniente da una realtà di periferia. Per quanto appaiano molto naturali, quasi nessuna scena del film è stata improvvisata, fatte salve alcune aggiunte estemporanee in scena nel turpiloquio di Vincent Cassel. Considerato il budget ristretto e i rischi derivanti da riprese troppo frammentate, il motto del regista Mathieu Kassovitz era “ogni scena un’idea”, così da avere del materiale sicuro e definito e ridurre al minimo lo stress e i dubbi al montaggio. Ogni scena de “L’Odio” è infatti composta da fluidi long take e da veri e propri piani sequenza, elementi riconoscibili e costitutivi dello stile del film.
Proprio per tale ragione, la prima versione del film era in effetti più lunga della definitiva solo d’una manciata di minuti, infine sfoltiti unicamente per questioni di ritmo. L’impatto del film fu immediato anche a livello internazionale. In brevissimo tempo, dopo l’inatteso trionfo a Cannes, è diventato uno dei titoli fondamentali dell’immaginario hip hop contemporaneo, e anche italiano. Un vero e proprio cult movie. “L’Odio” è stato restaurato in 4K partendo dai negativi originali con la supervisione del direttore della fotografia Pierre Aïm e approvato dal regista Mathieu Kassovitz.
La lista delle sale che dal 13 maggio proietteranno L’ODIO è in arrivo su www.catpeople.it