Ken il guerriero: cinema, musica e religione all’origine del mito
A cavallo tra gli anni ’70 e ’80, sia in Oriente che in Occidente, i manga e l’animazione giapponese vivevano il loro periodo di massimo splendore. Nel Sol Levante, un giovane e creativo fumettista, Tetsuo Hara, era reduce da alcuni lavori che non avevano riscosso il successo sperato. Il talento, però, c’era ed era già ben evidente. Il curatore editoriale di Weekly Shonen Jump, Nobhuiko Horie decise di puntare ancora sul talentuoso disegnatore, commissionandogli una storia di vendetta e arti marziali per un nuovo manga. Il buon riscontro di pubblico che gli episodi pilota riscossero nel 1983, spinse l’editore a portare la serie a cadenza settimanale, affiancandogli lo sceneggiatore Yoshiyuki Okamura, alias Buronson.
Le indovinate modifiche apportate dal duo alla storia originale e ai relativi personaggi, esplosero in un clamoroso successo quando la Toei Animation mise in onda l’anime Hokuto No Ken su Fuji Television nel 1984, forte del contributo del character designer e animation director Masami Suda, la cui dipartita avvenuta ad inizio agosto ha lasciato un enorme vuoto nel mondo dell’animazione. Violenza, amore, vendetta e giustizia sono alla base del capolavoro che divenne un autentico cult generazionale, classificandosi al dodicesimo posto dei manga più venduti di sempre, con oltre 100 milioni di albi venduti.
Ken il guerriero, nome che il manga e l’anime presero poi nel nostro paese, arrivò in Italia rappresentando un importante punto di rottura rispetto al passato. Diverse emittenti regionali si accaparrarono i diritti per trasmettere la serie, non senza polemiche considerata la natura piuttosto violenta dell’opera. Era il 1987 e la Guerra Fredda si avviava al termine, lasciando in eredità lo spettro del pericolo atomico che risuona in un incipit che farà storia, accompagnato da una sigla iconica come poche altre.
“Siamo alla fine del XX secolo. Il mondo intero è sconvolto dalle esplosioni atomiche. Sulla faccia della terra, gli oceani erano scomparsi, e le pianure avevano l’aspetto di desolati deserti. Tuttavia, la razza umana era sopravvissuta”.
A far da sfondo ai personaggi, gli autori avevano immaginato uno scenario post atomico in preda al caos e al disordine, che fosse in grado di catturare l’attenzione del lettore sin dalle prime immagini. Per arrivare al risultato desiderato, Tetsuo Hara si ispirò fortemente alla cultura pop di quel periodo, rendendo evidenti e facilmente individuabili le influenze cinematografiche e gli omaggi ai più svariati settori dell’arte e dello spettacolo.
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Ecco quindi che in Ken il guerriero, è Mad Max a fare la parte del leone. Lo scenario, i paesaggi, l’estetica delle bande delinquenziali, i mezzi di locomozione, l’abbigliamento del protagonista, la continua lotta per la sopravvivenza e la ricerca spasmodica di acqua e benzina rimandano esplicitamente alla saga con Mel Gibson. E proprio il protagonista è quello che, ovviamente, più di tutti attinge a piene mani dall’universo mainstream. Nella prima serie, Kenshiro ha l’aspetto di Bruce Lee sia fisicamente che per quanto riguarda la postura marziale e le urla caratteristiche. Col passare del tempo, però, e dalla seconda serie, la sua fisionomia cambia gradatamente fino a ricalcare sempre più quella di Sylvester Stallone, idolo degli action movie dell’epoca.
Ma tante altre sono le citazioni che appaiono nell’opera. Tutto l’aspetto marziale e i punti di pressione sono un chiaro omaggio alla cinematografia marziale orientale. E poi ci sono gli altri personaggi. Per citare i più famosi, tra la prima e la seconda serie del manga, parliamo di Raoul (Raoh in lingua originale), fratello di Kenshiro e che presenta i connotati del Roy Batty interpretato da Rutger Hauer in Blade Runner. Il vanesio Yuda, il cui volto è inequivocabilmente quello di Boy George. Souther, l’uomo il cui cuore batte a destra, è la perfetta trasposizione di Billy Idol. E poi Falco, fiero e introverso successore della Sublime Scuola di Gento, è in tutto e per tutto Dolph “Io ti spiezzo in due” Lundgren. Una lista che non pare avere intenzione di terminare e che annovera personalità come Freddy Mercury, Hulk Hogan, Mr. T, Arnold Schwarzenegger e molti, moltissimi altri.
A livello sociale, si nota un progressivo imbarbarimento dello scenario. Non è più un futuro distopico post bellico, ma una sorta di primitivo medioevo, dove i protagonisti abbandonano i mezzi di trasporto per spostarsi a cavallo e indossare armature a piastre. E non ci tragga in inganno tutto quel sangue e quella scia di cadaveri che Kenshiro si lascia dietro. Sì, c’è violenza in Ken il guerriero. Ma non è fine a sé stessa. Il protagonista è un cavaliere errante mosso non da una semplice sete di potere, ma dall’amore e dal desiderio di protezione verso i più deboli. Poveri e ammalati, vecchi e bambini. Kenshiro è un messia che giunge per liberare i villaggi dagli oppressori. E proprio la visione del Messia è un aspetto particolare e interessante del manga. L’aspetto religioso è sempre presente e radicato nella storia.
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C’è il dualismo di matrice taoista: Hokuto e Nanto, Kenshiro e Raoul, Rei e Yuda. C’è la matrice cristologica, sia nella figura di Kenshiro che, soprattutto, in quella del fratello buono di lui, Toki. Quest’ultimo è una vita destinata alla cura degli ammalati. Un carattere mite ma non debole. Il personaggio positivo della serie, votato al perdono e alla tolleranza. La classica iconografia di Gesù, a partire dall’aspetto fisico e psicologico. Religione, quindi, affiancata ai dettami cavallereschi del Bushido. Forza mentale contrapposta a quella fisica.
Come accennato poc’anzi, il protagonista è mosso da sentimenti puri come l’amore e il desiderio di protezione verso i più deboli. I nemici, di contro, basano le proprie azioni sull’allontanamento e il rifiuto di qualsiasi sentimento positivo. Quello che inizialmente sembra proiettarli verso il trionfo è proprio quello spirito violento e spregiudicato che li anima. Ma alla resa dei conti, l’ascensione e la loro salvezza, dipenderà sempre dal ritrovamento dell’amore. Il più grande degli insegnamenti che ci lascia la lettura e la visione di Ken il guerriero.
Questo articolo è dedicato alla memoria di Masami Suda e Sonny Chiba.