Katherine Johnson: il “computer umano” che ha permesso la conquista della Luna
In pochissimi lo sanno, ma a svolgere un ruolo essenziale nella corsa allo spazio tra Stati Uniti e Unione Sovietica negli anni ’50 e ’60 è stata una donna: Katherine Johnson.
Grazie alle sue capacità di calcolo, la matematica statunitense ha permesso alla Nasa di inviare nello spazio i primi astronauti americani. Nonostante il suo colossale lavoro per oltre trent’anni in molte missioni spaziali, il suo contributo è stato riconosciuto solo di recente.
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Una passione per la matematica
Katherine Coleman (questo il suo nome da nubile), nata nel West Virginia nell’agosto 1918, è la più giovane di quattro figli. Suo padre è un contadino e sua madre un’insegnante. La segregazione razziale dell’inizio del XX secolo fa sì che i bambini afroamericani non possano studiare oltre l’8º anno, ma il padre di Katherine fa tutto il possibile affinché i suoi figli continuino i loro studi, iscrivendoli in una scuola a più di 200 chilometri da casa.
Molto presto, Katherine mostra incredibili doti matematiche: entrata al liceo a soli 10 anni, completa la scuola secondaria all’età di 14 anni e a soli 18 consegue la laurea in matematica e francese.
A seguito di una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che esige che l’istruzione superiore sia offerta sia agli studenti bianchi che a quelli neri, Katherine viene selezionata nel 1939 con altri due studenti afro-americani per accedere ad un secondo ciclo di studi matematici. Dopo una sessione, lascia però gli studi per fondare una famiglia con il suo primo marito James Goble, con il quale ha avuto tre figlie.
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Un “computer umano“
Nel 1952 Katherine viene assunta come matematica presso il National Advisory Committee for Aeronautics (Naca), il laboratorio di Langley – antenato della Nasa. Il suo lavoro da “computer umano” – come viene definita all’epoca – consiste nell’eseguire manualmente calcoli troppo complessi per gli ingegneri. Fa parte di un’intera squadra di donne afroamericane.
Ottiene poi il trasferimento nella squadra responsabile dei calcoli per i futuri voli spaziali nel 1958. Le sue grandi capacità di calcolo e di geometria analitica gli permettono di distinguersi in questa nuova squadra composta fino ad allora esclusivamente da uomini bianchi.
Katherine sposa James Johnson nel 1959. La coppia vivrà insieme per 60 anni fino alla morte di James nel 2019.
Il calcolo delle traiettorie dei voli spaziali
Nel 1960 Katherine Johnson è la prima donna a firmare un rapporto di ricerca alla Nasa, che sviluppa le equazioni che descrivono le traiettorie di un volo spaziale.
L’anno seguente, sarà lei ad analizzare la traiettoria del volo suborbitale di Alan Shepard, il primo americano ad andare nello spazio. Nel 1962 l’astronauta John Glenn chiederà espressamente che sia la Johnson a controllare manualmente gli elementi del suo volo spaziale, perché non si fida dei computer dell’epoca.
Durante la missione Apollo 11, Katherine aiuta a calcolare le traiettorie di incontro tra il modulo lunare e il modulo di controllo prima del ritorno sulla Terra. Si tratta del più grande successo della sua carriera.
Si ritirerà dalla Nasa nel 1986.
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Un riconoscimento tardivo
Katherine Johnson riceverà numerosi riconoscimenti solo dopo la sua carriera attiva, tra cui diversi dottorati onorari. Nel 2015, il presidente Barack Obama gli consegna la Medaglia presidenziale della Libertà, la più alta onorificenza conferita ad una civile negli Stati Uniti. L’anno successivo, la Nasa le intitola il centro di ricerca informatica a Hampton, in Virginia. Infine, il Congresso degli Stati Uniti gli conferisce il più alto riconoscimento – la medaglia d’oro – nel 2019.
La sua storia verrà raccontata, insieme a quella delle due scienziate afro-americane Dorothy Vaughn e Mary Jackson, in “Il diritto di contare“. Il film diretto da Theodore Melfi, basato sul libro omonimo di Margot Lee Shetterly, omaggia le tre donne – la matematica, la scienziata e la fisica – che collaborarono con la Nasa, sfidando maschilismo e razzismo.
Katherine Johnson è deceduta il 24 febbraio 2020 all’età di 101 anni.
Non solo la Johnson ha aperto porte alle donne e alle persone di colore nel campo della scienza e della tecnologia, ma c’è da chiedersi se, senza la sua perseveranza, gli americani sarebbero andati sulla Luna prima dei sovietici.