“Johnny Stecchino”: il doppio di Benigni che sdogana il mafia movie
Torna su Cine34 (canale 34 del telecomando) alle ore 21 un gran successo tutto italiano: “Johnny Stecchino” di e con Roberto Benigni. Una parodia del mafia movie pensata e realizzata dall’attore toscano che non solo ne cura il soggetto, la sceneggiatura (insieme a Vincenzo Cerami) e la regia, ma vi recita due volte.
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Infatti, nei 123 minuti di pellicola, il grande interprete veste i panni di due diversi personaggi, tanto somiglianti da essere sosia l’uno dell’altro, ma immensamente diversi dal punto di vista del carattere: un ingenuo ragazzo un po’ svampito e un mafioso raggiratore.
Lo schema narrativo del film di Benigni è presto detto: un perfido personaggio condannato a morte che vuole sfruttare la somiglianza con uno sventurato sosia per salvarsi la pelle mettendo in atto un complicato ma diabolico piano che alla fine viene sventato dagli stessi complici. Uno schema spesso ripetuto: anzi la trama di “Johnny Stecchino” (uscito nelle sale nel 1991) sembra ricalcare molto da vicino quella di “Totò a Parigi“, interpretato da Totò e diretto da Camillo Mastrocinque nel 1958.
Il film al di fuori del suo aspetto comico ed esilarante, rappresenta ancora una volta una denuncia sociale – che si può dire caratteristica del cinema benignano. La società è infatti qui ritratta in tutti i suoi aspetti di ingiustizia, corruzione (come il giudice ed il ministro collusi con Johnny e la mafia), perversione, una società incapace di agire in maniera onesta, ma che si basa solo su ciò che vede.
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Sinossi (da comingsoon.it)
Dante (Roberto Benigni), un giovanotto ingenuo e un po’ infantile vive a Firenze, dove fa l’autista di uno scuolabus per handicappati: il suo solo amico e confidente è uno di loro, Lillo, malato di diabete. Quasi per scherzo, Dante si diverte a rubare qualche banana, e, soprattutto, a truffare l’assicurazione, fingendo d’essere gravemente menomato alla mano destra. Una notte Dante viene investito dall’auto di una bella e giovane donna, Maria (Nicoletta Braschi). Non ha avuto danni, ma la signora, accorsa in suo aiuto, lo guarda in viso incantata, poi sviene ai suoi piedi. Incontratala di nuovo, Dante se ne innamora subito, nel suo modo puro e sognante. Lei lo chiama Johnny e – come per un capriccio – gli disegna un neo sulla guancia, gli fa portare uno stecchino in bocca, e dopo avergli comprato un vestito elegante, lo conduce a pranzo in un locale di lusso. Irretendolo a forza di moine, ma senza concedergli niente, Maria riesce poi a farlo partire per Palermo, dove lo ospita in un’antica e lussuosa villa. Qui gli presenta un presunto zio avvocato, dedito alla droga, il quale gli fa credere che si tratti semplicemente di una medicina contro il diabete. Intanto, Dante si trova invischiato in una pericolosa vicenda, che non comprende: Maria è infatti la moglie di un celebre mafioso “pentito”, l’italo-americano Johnny Stecchino (Roberto Benigni), il quale vive da tempo nascosto negli scantinati della villa, perché la mafia lo ha condannato a morte. Ora, trovato per caso Dante, che è il sosia perfetto di Johnny, Maria ha pensato di farlo uccidere dai mafiosi, al posto del marito, che potrà così partire tranquillamente con lei per l’estero. Ma l’ignaro giovanotto provoca una serie di equivoci e guai, riuscendo sempre a salvarsi. I momenti salienti del pasticcio sono l’incontro segreto con un ministro corrotto e cocainomane, che viene da Dante candidamente smascherato, e una serata all’opera, in cui il giovanotto, in un palco insieme a Maria, è esposto agli insulti dei palermitani e alla vendetta dei mafiosi che lo hanno scambiato per il vero Johnny Stecchino. In ultimo riesce perfino a sfuggire alla trappola che gli è stata tesa dalla mafia in un negozio di barbiere. Intanto il vero Johnny, che crede il sosia già morto, viene assassinato dai mafiosi in un gabinetto pubblico. Ritornato a Firenze Dante regala all’amico Lillo il sacchetto della droga, perchè si curi il diabete: il ragazzo, provata la “medicina”, corre esaltato per la strada.
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Con oltre 42 miliardi di lire, il film di Benigni guadagnò il primo posto nella classifica cinematografica 1991-1992, un David Speciale di Donatello e 2 Nastri d’argento. Il successo di pubblico spinse gli autori a pubblicare una novelizzazione (il romanzo tratto dal film) ad opera dello stesso Benigni e del co-sceneggiatore Vincenzo Cerami. Completamente diverse furono invece le sorti del film negli Usa dove incassò soli 500 000 $ e la scena finale fu persino censurata .
“Irresistibile commedia degli equivoci,” scrive Massimo Bertarelli su “Il Giornale” nel 2001: “una fabbrica di risate dagli eccezionali tempi comici, che il sorprendente Benigni autore ha scritto, con Vincenzo Cerami, su misura per il fenomenale Benigni attore. Si ride tanto da farsi venire le lacrime agli occhi senza l’aiuto, per una volta, della parolaccia. Se la prima mezz’ora durasse dieci minuti e se tutte le gag fossero all’altezza di quella, formidabile, del furto delle banane, sarebbe un film davvero perfetto”.