John Travolta, i 5 ruoli cult nel cinema
John Travolta sarà l’ospite internazionale di punta di questa seconda serata del Festival di Sanremo 2024. L’attore, ballerino e cantante è stato già ospite all’Ariston nel 2006, l’edizione condotta da Giorgio Panariello con Ilary Blasi e Victoria Cabello. Ques’ultima ebbe l’onere e l’onore di intervistare la star di Hollywood con il quale mise in atto una delle scene più iconiche del cinema di Travolta (e non solo).
La conduttrice infatti lamentò un dolore al piede che, come ha confessato pochi giorni fa quando si è saputo della presenza dell’attore americano, era vero e derivante dalla perdita di un’unghia nei giorni precedenti al Festival e dal dover portare per ore i tacchi. Lì arrivò il colpo di genio: farsi massaggiare i piedi da John Travolta in un “”remake” all’italiana della scena di “Pulp Fiction” in cui il personaggio di Vincent Vega spiega a Jules Winnfield (Samuel L. Jackson) il suo punto di vista e la sua abilità nel massaggio ai piedi.
E proprio il ruolo nel film di Tarantino è ancora oggi, a distanza di 30 anni, uno dei ruoli iconici della storia cinematografica di John Travolta.
Per questo film ricevette la sua seconda nomination agli Oscar dopo quella ricevuta nel 1977 con il ruolo di Tony Manero in “La febbre del sabato sera”.
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Con questo ruolo la carriera di Travolta spiccò il volo divenendo un personaggio definibile quasi storico. La sua interpretazione, le sue capacità non solo come attore ma anche come ballerino, è una delle più memorabili nella storia del cinema. Molti critici hanno definito il film storicamente rilevabile, tanto che nel 2010 è entrato nella National Film Registry della Biblioteca del Congresso per il suo valore “storicamente e culturalmente significativo”.
Il personaggio di Manero (interpretato anche nel 1983 nel sequel “Staying Alive” diretto da Sylvester Stallone) era un diciannovenne italo-americano dalla doppia personalità: spavaldo con gli amici ma internamente molto insicuro. Nel look era il tipico ventenne americano anni ’70 che trovava nel ballo la sua più grande abilità e il modo per sentirsi ammirato dagli altri. Grazie a questo film la disco music ebbe ancora più successo.
Successo che Travolta confermò l’anno dopo nei panni di Danny Zuko in “Grease”, in cui mise ancora una volta le sue doti di ballerino e cantante oltre che attore.
Con i capelli impomatati di brillantina e il giacchetto di pelle il personaggio è diventato un’icona del cinema e di stile in tutto il mondo. Tant’è che ancora oggi non è difficile vedere qualche tentativo di emularne l’abbigliamento.
Un vero duro, spaccone ma non troppo, amante delle donne che cadono ai suoi piedi che alla fine cede all’unica che si rivela diversa dalle altre, quella che le fa perdere la testa proprio perché gli dice di “no”. Uno straordinario film dell’epoca reso grande anche e soprattutto dall’interpretazione di Travolta e Olivia Newton-John.
Altro film in cui la performance dell’attore di Englewood è stata superiore alle altre è sicuramente quella che gli permise di aggiudicarsi il Golden Globe per il miglior attore in un film commedia o musicale: il ruolo di Chili Palmer in “Get Shorty“.
La pellicola del 1995, adattamento del romanzo “La scorciatoia (Get Shorty)” di Elmore Leonard, ebbe poi un sequel “Bee Cool“, in cui Travolta tornò a recitare con Uma Thurman. Nel film diretto da Barry Sonnenfeld, l’attore hollywoodiano interpreta uno strozzino di Miami con insoliti gusti cinematografici che nonostante il “lavoro” illegale risulta, come da tradizione travoltiana, molto simpatico. La storia del malavitoso che diventa produttore cinematografico si avvale di un’ottima sceneggiatura attenta a tratteggiare con garbata ironia il mondo apparentemente dorato del cinema. Il film è interpretato da un cast in stato di grazia, a partire da Travolta che realizza con il suo Chili Palmer un personaggio memorabile a partire dal look. Anche questo in pieno nel suo stile.
Un John in stato di grazia probabilmente dovuto alla svolta datagli da Tarantino grazie a “Pulp Fiction”.
Dopo gli insuccessi all’inizio degli anni 2000, che gli costarono anche il Razzie Awards per la peggiore interpretazione dell’anno in due film, “Battaglia per la Terra” e “Magic Numbers – Numeri magici“, torna al successo con un nuovo musical: “Hairspray- Grasso è bello” nel 2007.
Qui interpreta addirittura una donna, Edna Turnball, e nel film si ritrova a partecipare alle coreografie dello storico musical di Broadway. Non è sicuramente un ruolo così iconico come lo sono stati i precedenti citati, ma sicuramente significativo nella carriera di John Travolta in quanto simbolo del suo riscatto professionale. Il suo risorgimento passò proprio attraverso il genere che lo ha reso grande: il musical. Questo a sottolineare quanto il ballo e la musica siano state fondamentali per la sua carriera.
Chissà se stasera, sul palco dell’Ariston non si esibisca in qualche pezzo storico. Sanremo ne avrebbe solo da guadagnare. E anche il pubblico italiano che ieri non è stato soddisfatto pienamente dagli ospiti un po’ mosci.