Johann Heinrich Füssli, il pittore al servizio del diavolo
Con l’arrivo di Halloween si riaccende l’incontenibile voglia di immergersi nelle cupe atmosfere di racconti del terrore, film horror, leggende spettrali. Il richiamo dell’occulto tuttavia non coinvolge soltanto i grandi maestri della letteratura o i registi del grande schermo, ma anche eccellenti esponenti dell’arte moderna e contemporanea. Se qualche tempo fa abbiamo riportato l’attenzione su Giovanni Bragolin, l’artista dei Bambini Piangenti, questa volta oltrepassiamo i confini nazionali e ci concentriamo sul grande maestro svizzero Johann Heinrich Füssli, detto anche “il pittore del diavolo”.
Un pittore in giro per l’Europa
Johann Heinrich Füssli nasce il 7 febbraio 1741 a Zurigo, in Svizzera, in una famiglia benestante. Sin da ragazzo, mostra una forte predisposizione per l’arte e la letteratura. Dopo aver studiato all’Accademia di Belle Arti di Zurigo, nel 1761, si trasferisce a Berlino e qui inizia a sviluppare il suo eccentrico talento artistico.
Nel 1770 si reca a Roma dove conosce le opere dei grandi maestri del Rinascimento. Nove anni più tardi si sposta a Londra diventando noto semplicemente come Henry Fuseli. Nei salotti britannici Füssli stringe amicizia con personalità importanti come il poeta William Blake e il pittore Joshua Reynolds.
In breve tempo diviene celebre per il suo stile drammatico e visionario, che affonda le radici nella tradizione folkloristica e nel filone del soprannaturale. Le sue opere combinano elementi di classicismo e romanticismo, anticipando le tendenze artistiche del XIX secolo.
Nel 1799 ottiene la cattedra di pittura alla Royal Academy di Londra, esercitando una grande influenza sulle nuove generazioni artistiche dell’epoca. Füssli continuerà a dipingere e a insegnare fino alla sua morte, sopraggiunta nel 1825.
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Streghe e demoni ispirati alla letteratura
La produzione artistica di Füssli attinge a grandi opere letterarie quali ad esempio la Divina Commedia di Dante Alighieri, le tragedie di William Shakespeare, le opere dell’amico William Blake. Ad attirarlo sono le scene drammatiche e inquietanti, foriere dei tormenti dell’animo umano, di quei deliri onirici che trascinano mente e cuore nell’abisso.
I suoi dipinti diventano manifesto della sofferenza, del disagio, del lato oscuro dell’esistenza, quello che la cultura accademica aveva da sempre rigettato in quanto lontano dai canoni classici di estetica e bellezza. Nelle sue tele riversa tonalità grige e fumose, (a contrasto con quelle accese del rosso e del giallo), figure magiche e demoniache, ambientazioni lugubri e infernali.
C’è chi in lui scorge un antesignano della tematica del sublime e della corrente del romanticismo, ma lui stesso in vita amava farsi chiamare “pittore del diavolo”, alimentando così l’alone di mistero che circondava la sua persona.
Un aneddoto racconta che un giorno il pittore Benjamin Robert Haydon, in visita nella casa londinese di Füssli rimase attonito nel vedere il suo lugubre corpus pittorico, «diavoli galvanizzati, streghe maliziose che fabbricano il loro incantesimi, Satana teso sul caos e volto in su come una piramide di fuoco […]».
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L’incubo di Füssli
Le opere di Heinrich Füssli hanno diviso per anni la critica tra un diffidente sgomento e una reverente ammirazione. Tra le tante ascrivibili alla sua mano ricordiamo L’artista commosso dalla grandezza delle rovine antiche (1778), Lady Macbeth (1782) e L’incubo (1781).
L’incubo è sicuramente il capolavoro di Füssli, l’opera che lo ha consacrato al grande pubblico e che rende perfettamente a livello visivo il concetto di sublime.
Al centro del dipinto si trova una donna sdraiata su un letto in una posizione decisamente insolita, quasi esanime, con le braccia trascinate dalla forza di gravità verso il pavimento.
La stanza è in penombra e arredata secondo il gusto di fine Settecento; i pesanti tendaggi disposti dietro il giaciglio fungono da sipario, da quinta teatrale per due figure che emergono dal buio della notte: una scheletrica cavalla (simbolicamente portatrice di sogni) e un essere mostruoso dal malefico ghigno accovacciato sul torace della fanciulla, emblema dell’incubo.
Il gioco luce-ombra, il forte contrasto tra la pelle diafana della protagonista e i colori cupi delle altre due figure evidenziano come angoscia e paura possano avviluppare la luminosità dell’animo in un abisso profondo.
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La fortuna artistica
Non a caso Füssli si dimostra un pioniere nell’esplorare i recessi dell’inconscio e nell’evocare visioni oniriche tramite la pittura. La sua capacità di traslare sulla tela l’essenza degli incubi e delle paure irrazionali, insieme alla sua sensibilità per il dramma e la tensione emotiva, lo rende un esempio anche per i surrealisti.
La sua influenza sull’arte romantica e simbolista del XIX secolo è notevole e ancora oggi le sue opere continuano a ispirare gli appassionati e gli esperti d’arte di tutto il mondo.
«Il suo sguardo è folgore, la sua parola tuono, il suo scherzo morte, la sua vendetta inferno». Con queste parole, nel 1773, il teologo Johann Kaspar Lavater si riferisce al suo amico Johann Heinrich Füssli, regalando forse al pittore la più gradita descrizione della sua personalità tenebrosa, tormentata, sovversiva, quella di un pittore al sevizio del diavolo.
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