Jazz e World music ipnotizzano l’anfiteatro di Alba Fucens con Jan Garbarek
L’incanto di una notte sospesa. L’abbraccio dell’anfiteatro romano. La vigilia di luna piena ad accogliere il concerto straordinario del sassofonista norvegese Jan Garbarek, ad Alba Fucens. Accompagnato dai suoi fedeli compagni di lunga data, il pianista e tastierista tedesco Rainer Brüninghaus e il bassista brasiliano Yuri Daniel, Garbarek ha entusiasmato il pubblico con il suo stile unico e coinvolgente. Non solo: ospite d’eccezione, per una buona dose di World Music, è stato l’incredibile percussionista indiano Trilok Gurtu.
“La voce umana è il mio ideale”, ha dichiarato Garbarek in una delle sue rare interviste. E chiunque abbia avuto la fortuna di ascoltarlo suonare il suo sassofono sa quanto si avvicini alla realizzazione di quell’ideale. Il musicista norvegese riesce a combinare in modo unico elementi simili a canzoni e momenti poetici, mentre sfoggia improvvisazioni libere con gli altri talentuosi musicisti che lo accompagnano.
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Ogni musicista nella formazione ha contribuito in modo unico alla magia della serata. Rainer Brüninghaus ha mostrato la sua abilità al pianoforte, arricchendo le melodie di Garbarek con tocchi delicati e creativi. Trilok Gurtu ha dimostrato perché sia considerato un mago delle percussioni, portando un’energia e una vivacità indescrivibili provenienti dall’India, con suoni che ora imitano la natura, ora la civilà industriale. Yuri Daniel, con la sua maestria al basso, ha fornito una solida base ritmica che ha reso il suono dell’ensemble ancor più coinvolgente. Slapping e soli su loop station non sono mancati.
Garbarek è indubbiamente uno dei sassofonisti più influenti e rispettati della scena musicale internazionale. Il suo talento eccezionale ha ispirato innumerevoli musicisti nel corso degli anni, e il suo desiderio di sperimentare e crescere continua a stupire e affascinare il pubblico in tutto il mondo. Nonostante la lunga carriera e le molte influenze che ha esplorato, Jan Garbarek rimane un viaggiatore instancabile del mondo musicale. All’età di 76 anni, anziché cullarsi sugli allori del passato, continua a cercare nuove esperienze musicali, preferibilmente dal vivo, durante i concerti: “Cerco solo di suonare ciò che io stesso vorrei ascoltare. Se qualcuno riesce ad immedesimarsi, allora ottimo. Ogni reazione è buona, e anche nessuna reazione va bene. Non posso prevedere o anticipare ciò che prova l’ascoltatore. Ma quando i musicisti sentono che sono dentro al ritmo, è un incantevole momento di pura felicità. Quella sensazione è assoluta euforia”.
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