Jane Birkin: storia dell’immensa icona dietro il sospiro più famoso del mondo
Jane Birkin non c’è più. La cantante e artista franco-britannica, 76 anni, è stata ritrovata senza vita domenica 16 luglio nella sua casa di Parigi.
L’artista, il cui nome è indissociabile da quello di Serge Gainsbourg, aveva recentemente segnalato problemi di salute che l’avevano costretta ad annullare i concerti.
Candore, audacia, fisico minuto, deliziosi errori di accento e pronuncia: Jane Birkin resterà l’inglese preferita dai francesi. “Quando vedo i francesi ascoltare canzoni vecchie di quarant’anni, so che fanno parte della loro storia. Ma anche loro fanno parte della mia“, aveva riassunto l’artista nel 2018 in occasione dell’uscita del suo diario “Munkey Diaries“.
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Silhouette androgina e mascolina da bambina donna, incarnazione del bohemien-chic, ha condotto una carriera iconografica come attrice e cantante, ispirando anche gli stilisti.
Molto tempo dopo la morte di Serge Gainsbourg nel 1991, e nonostante tragedie come la scomparsa della figlia Kate nel 2013 e una diagnosi di leucemia, Jane ha sempre continuato a cantare le canzoni della coppia mitica che avevano formato insieme negli anni ’70.
Je t’aime, moi non plus
Figlia di un grande partigiano, David Birkin (deceduto nel 1991 solo qualche giorno dopo Gainsbourg) e di un’attrice famosa, Judy Campbell, Jane nasce il 14 dicembre 1946 a Londra.
Viene notata al cinema in “Blow up” di Michelangelo Antonioni (Palma d’oro 67 a Cannes), in cui la sua nudità fa scandalo.
Ha meno di 20 anni quando sposa il compositore inglese John Barry, di 13 anni più vecchio di lei. La coppia ha una figlia, Kate. Barry la lascia e lei decide di tentare la fortuna a Parigi.
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Nel 1968, sul set del film “Slogan” di Pierre Grimblat, incontra Gainsbourg. Uniti per sempre nell’immaginario collettivo, incarnano la creatività sfrenata di un’epoca. Hanno una figlia, Charlotte.
Nel 1969, il pornoanno, Jane presta la sua voce a Gainsbourg per un brano con cui la coppia scandalizzerà Francia, Inghilterra e Vaticano: “Je t’aime, moi non plus“. Una melodia letteralmente sospirata, un duetto d’amore delicato e passionale: in una sola parola, ineguagliabile.
Un brano iconico che l’ha consacrata alla nomea di dea in tutto il mondo. Anche se in realtà non fu pensato per lei: era stato inizialmente registrato da Brigitte Bardot, quando aveva ancora una relazione con il cantante. BB aveva vietato l’uscita della versione iniziale di cui era interprete, regalandoci così un inno d’amore che sembra in realtà ruotare tutto intorno a quel sussurro di Jane.
Nel 1971 esce “Histoire de Melody Nelson“, concept album disegnato da Gainsbourg attorno a Jane, fallimento commerciale per l’uscita, divenuto poi un classico.
Al cinema
Nel 1980, lascia “Gainsbarre“, annegato nell’alcol e a volte violento. “Lei mi ha scaricato ed è stato un bene per la mia faccia, io che gli ho rotto la sua” ha dichiarato agli Inrocks nel 1987.
Diventa la compagna del regista Jacques Doillon per 13 anni e ha una figlia con lui, Lou. Spesso confinata in ruoli di donna “oca”, inizia la sua riconversione nel cinema d’autore.
“Nonostante le apparenze, ho qualcosa di infinitamente triste in me, un terribile senso di colpa che non mi lascia dall’infanzia. Jacques l’ha capito“, ha spiegato.
In circa 70 film, è stata scelta da grandi firme come Jacques Rivette, Bertrand Tavernier, Jean-Luc Godard, Alain Resnais, James Ivory e Agnès Varda. Senza però mai rinunciare alla sua umiltà: assicura di avere un “istinto” di attrice, ma non un “talento“.
A l’Olympia
La sua relazione con Doillon non le impedisce di continuare a cantare Gainsbourg. E a lui di continuare a scrivere per lei. In particolare registra “Baby Alone in Babylone” (1983) che sarà disco d’oro.
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Ma è solo a 40 anni passati, nel 1987, che fa finalmente il suo debutto sul palco del Bataclan a Parigi, continuando al Casino de Paris e all’Olympia.
Artista interprete femminile dell’anno alle Victoires de la musique (i Music awards francesi) nel 1992 e poi premiata con una Victoire d’honneur per la sua carriera nel 2021, Jane Birkin appare su tutti i fronti: recita a teatro, fa concerti in Francia e altrove, realizza un primo film “Oh! Pardon, tu dormais” (su una coppia che si lacera, ispirata dalla sua relazione con Barry).
Nel 1999 esce il suo primo disco senza Gainsbourg, con canzoni scritte per lei da cantanti-compositori francesi come Françoise Hardy o Alain Souchon.
Nel 2008 esce il primo album di cui ha scritto tutti i testi, “Enfants d’hiver“. Nel 2020 interpreterà con il superbo “Oh! Pardon, tu dormais“, un disco realizzato con il compositore e interprete francese Etienne Daho. Daho che alla notizia della sua morte ha semplicemente scritto su Instagram “Jane, inimmaginabile vivere in un mondo senza la tua luce“
Il fil rouge Gainsbourg
Corteggiata dalle grandi firme della moda – Hermès ha realizzato anche la borsa Birkin -, l’artista si è anche impegnata nell’ambito umanitario ed ecologico. Ma è sempre tornata a Gainsbourg, suonando i suoi pezzi nel 2018 con un’orchestra classica: “Birkin Gainsbourg il sinfonico“.
“Sono tornata ancora una volta a Serge : non ho trovato di meglio“, confidava la “piccola Baby Doll” che sapeva così bene sublimare i testi di Gainsbourg, di cui fu la musa e l’ambasciatrice.
L’ultima apparizione pubblica
Jane Gainsbourg è apparsa per l’ultima volta alla cerimonia dei César 2021, accompagnata dalla figlia Charlotte Gainsbourg: la prima volta in cui l’habituée di Cannes degli anni 60 ha calcato il red carpet insieme a sua figlia, in un trionfo di sorrisi, talento, grazia ed eleganza. Semplicemente Jane.
Nello stesso anno Charlotte Gainsbourg aveva reso omaggio alla madre in un commovente docufilm, opera prima per l’attrice dietro la macchina da presa: “Jane by Charlotte“. A riguardo la Gainsbourg dichiarò in un’intervista a Vanity Fair:
“Non so se abbiamo imparato molto l’una dall’altra, di sicuro abbiamo fatto un’esperienza molto preziosa. All’inizio volevo solo passare del tempo con lei, starle molto vicina. Non so che cosa stessi cercando, volevo una scusa per guardarla con una lente d’ingrandimento.“