Dieci anni fa l’arresto di Jamie Waylett, il bullo di Harry Potter
Jamie Waylett, cioè un pazzo scatenato. Un bullo e un facinoroso, un attore e un guerrigliero. Il fenotipo del ragazzotto inglese, sicuro di sé e baldanzoso, stazza da pilone con le gote rossastre e lo sguardo perennemente corrucciato, tipico di chi è in guerra col mondo e spesso neanche ne conosce il motivo.
Un personaggio clamoroso che non avrebbe sfigurato in un film di Guy Ritchie. Magari al fianco di Vinnie Jones, uno che sui campi da calcio ha dato spettacolo, e non certo per giocate strabilianti o gol sensazionali.
Insomma, il prototipo del gradasso al servizio di sua Maestà, stereotipato al tal punto da interpretare se stesso nella fortunata saga cinematografica di Harry Potter.
Waylett, classe 1989, come tutti gli inglesi ama essere coerente con la propria immagine. E infatti è andato oltre, trasmigrando la propria arroganza dal grande schermo alla vita reale. Bulletti non si diventa, ci si nasce. Dieci anni fa, più o meno di questi giorni, venne arrestato. Per l’ennesima volta.
Come non ricordare il suo Vincent Crabble, braccio destro del pavido e meschino Draco Malfoy, il maghetto Serpeverde eternamente alla ricerca del proprio ruolo nel mondo di Hogwarts. Un sodalizio tra villain di tutto rispetto, quello partorito dalla geniale mente di J.K. Rowling.
Nell’agosto del 2011 si trovava a Londra, nei pressi di Chalk Farm, nel pieno delle rivolte che interessarono la capitale inglese all’indomani dell’uccisione, da parte di alcuni agenti di polizia in servizio, di Mark Duggan, uomo di colore fermato per possesso di cocaina. Tra le parti nacque un conflitto a fuoco che terminò con la morte di Duggan.
Waylett fu immortalato mentre, coperto da una felpa con cappuccio, tirava una molotov. Aveva anche saccheggiato un supermercato Sainsbury rubando delle bottiglie di champagne.
L’evento provocò un’escalation di violenze che, partite dalle periferie e dai quartieri più poveri, si estesero in gran parte della città. Saccheggi, pestaggi e atti di vandalismo si protrassero per giorni. Vi furono anche cinque morti. Altre grandi città britanniche si unirono agli scontri: Liverpool, Birmingham, Leeds.
Le scene fecero il giorno del mondo. Vennero schierati più di sedicimila poliziotti e le repressioni richiamarono alla mente scene di guerriglia urbane viste in più circostanze, e per più cause, nel Regno Unito. Furono arrestate quasi cinquemila persone, per lo più minorenni. Circa tremile quelle processate e più mille incarcerate.
Il parallelismo con gli eventi scaturiti dopo l’uccisione di George Floyd negli Stati Uniti appare oggi, a distanza di un decennio, inevitabile.
Nel 2012 Waylett venne condannato a due anni di carcere. I suoi guai con la giustizia sono però più datati e, purtroppo, reiterati. Sia prima che dopo la carcerazione. Poco prima del compimento della maggiore età fu trovato in possesso di cocaina e nella primavera del 2009, durante un controllo di routine da parte della polizia stradale, fu trovato in possesso di otto buste di cannabis e di un coltello.
Era dedito alla coltivazione della cannabis nella sua cameretta. Dinanzi al giudice dichiarò che era per uso personale e che, conscio del reato, le avrebbe distrutte. Fu multato con centoventi ore di lavori socialmente utili. Le prospettive di carriera cinematografica crollarono e la produzione di Harry Potter lo tagliò fuori da “I doni della Morte”, ultimo capitolo della saga, diviso in due parti.
Scontata la pena per i fatti di Londra, provò a rigare dritto seguendo percorsi di riabilitazione e tentando di uscire fuori dai giri criminali nei quali si era cacciato. Durò poco. Nel 2017 tornò alle pessime abitudini di un tempo, cioè la coltivazione e il consumo della cannabis. Arrestato, finì agli arresti domiciliari dove si trova tutt’ora.