I Jalisse sbroccano: “da 24 anni rifiutati dal Festival di Sanremo”
La vittoria dei Jalisse al Festival di Sanremo è come l’incidente alieno di Roswell: è vero, ma si fatica a crederci. Perché il duo composto dai coniugi Fabio Ricci e Alessandra Drusian, vincitore nel 1997 con “Fiumi di parole” è uno di quei misteri che ci costringe a rifugiarci nella fede per trovare una spiegazione all’accaduto. Perché, si sa, non tutto ha una spiegazione logica. A volte è necessario lasciarsi guidare da una forza diversa, spirituale, capace di trascendere l’evidenza per lanciarsi in quella sfera chiamata, appunto, fede, dove tutto potrebbe avere un senso. Perché quel primo posto lì sono ancora in molti a non averlo compreso.
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“Fiumi di parole”. Gli stessi che sono stati riversati per trovare un perché a quella vittoria, così inaspettata da continuare a stupirci con degli interrogativi che assomigliano a dogmi. Parafrasando Vasco Rossi potremmo affermare che è nella nostra indole cercare di dare un senso a ogni cosa, anche se tante cose un senso non ce l’hanno. Ventiquattro anni di semianonimato dopo i Jalisse sono qui a rendere noto che, da ventiquattro anni, appunto, il Festival di Sanremo, antonomasia nel mondo della canzone leggera italiana, li snobba. O meglio, li rifiuta. Cioè, non prende in considerazione le canzoni proposte dal duo, ecco.
A renderlo noto è lo stesso duo, tramite un post chilometrico sul proprio profilo Facebook. Una lettera aperta che assomiglia a uno sfogo. Questo l’incipit.
“Jalisse a Sanremo? 24 volte no! Anche stasera, come da 24 anni, Alessandra e Fabio hanno seguito la tv per scoprire i nomi dei big che parteciperanno al prossimo Festival di Sanremo 2021! Anche stasera, come da 24 anni, con 24 canzoni diverse presentate, i Jalisse non sono stati scelti tra gli artisti che saliranno su quel palco. Chissà, ci aspettavamo una sorpresa dell’ultimo minuto, del resto siamo sognatori. Niente da fare, non riusciamo ad azzeccare una canzone che possa interessare al Festival! Saranno i testi poco validi? Le musiche brutte? La voce? Il nome Jalisse? O cosa? Chi ce lo dice per favore?”.
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Ma c’è anche spazio per delle presunte “ragioni”, al sapore di insinuazione, che ni nasconderebbero dietro tanti rifiuti.
“Sarà perché non è ammissibile che i Jalisse arrivino e sorpassino tutti, come hanno testimoniato serenamente alcuni coach a Ora o mai più durante la nostra prima esibizione o come scriveva nel suo libro il caro Gigi Vesigna o come prefazionava allo stesso Antonio Ricci: “Sanremo si divide in Ante Jalisse e Post Jalisse”. E tanti altri che hanno detto la loro. Ma Vox Populi, Vox Dei, ancora oggi è il popolo che conta e che canta e i Fiumi di parole ci portano via. Noi non vogliamo far parte del mistero, vogliamo chiarezza e lavoro!“.
Una frase, su tutte, è emblematica di cotanta frustrazione: “Se sapessi le motivazioni migliorerei il tiro per essere accettato, ma niente! E non voglio farmi trascinare dall’idea che per partecipare bisogna essere amici di qualcuno o gestiti da qualcun altro. Effettivamente sentire che tutti sono amici crea un certo imbarazzo, ma leggo spesso dalle interviste che i brani accettati al Festival sono tutti assolutamente bellissimi, di valore, altrimenti a che servirebbe ascoltarli tutti?”.
Insomma, a Fabio Ricci non va proprio giù questo oltranzismo verso la sua creatura musicale. E, artisticamente parlando, non ha tutti i torti. Perché se i Jalisse stanno al Festival di Sanremo come l’incidente di Roswell sta al mondo alieno, è altrettanto vero che di misteri nell’universo ve ne sono un’infinità e che di meteore sul palco dell’Ariston ne sono passate molte. Io sto coi Jalisse.