Jago apre un museo personale a Napoli: arte e umanità brillano nel Rione Sanità
Il celebre scultore Jago ha aperto il suo studio al pubblico e lo ha trasformato in un museo. Dal 20 Maggio scorso è possibile ammirare le sue più note sculture nella suggestiva cornice di Sant’Aspreno ai Crociferi, una chiesa nel Rione Sanità di Napoli in disuso da oltre quarant’anni.
Cinquemila visitatori nel giorno dell’inaugurazione
Ha voluto collocare il laboratorio in una chiesa abbandonata del Rione Sanità a Napoli ed è proprio lì che, a porte chiuse, nel 2021 ha scolpito la sua Pietà, destando l’attenzione della critica internazionale. Infatti quello che di primo acchito poteva sembrare un affronto all’opera di Michelangelo, si è rivelato invece una potente metafora della sofferenza umana che si reitera nei secoli, al di là di qualsiasi dogma religioso.
Lo scultore Jago, al secolo Jacopo Cardillo (Anagni 1987), concepisce l’arte come strumento per “sentire i luoghi e le persone”. È anche per questo motivo che l’artista ha voluto trasformare il suo particolare atelier in un museo: non solo per esporre le sue opere ma anche per valorizzare un quartiere storico e i suoi abitanti.
Gesto ampiamente apprezzato soprattutto dai napoletani che hanno atteso ore in fila sotto la pioggia il giorno dell’inaugurazione. Cinquemila appassionati sono stati accolti dall’artista stesso che ha aperto di persona i battenti della chiesa e ha dato ufficialmente inizio alle attività dello Jago Museum.
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Un museo diffuso
Nato come museo diffuso, all’ingresso è allestito un infopoint , fruibile sette giorni su sette, mirato a collegare tutte le realtà culturali già presenti sul territorio, facilitando così l’accoglienza turistica.
Secondo le parole dell’artista: «Sant’Aspreno riapre al pubblico, restituita, messa al mondo come un figlio, ancora una volta per accogliere. Dietro i luoghi e i loro contenuti c’è sempre l’umanità di chi ha immaginato, quella di chi ha costruito, l’umanità di chi ha abitato e abbandonato, l’umanità di chi ha recuperato e quella di chi verrà».
Il nuovo polo museale desidera gettare le basi per una riqualificazione del Rione Sanità e per un sostegno ai suoi abitanti, ponendosi come protagonista di due innovativi progetti: “Luce al Rione Sanità” e “Tornaccantà”, iniziative volte ad incentivare la creatività e il talento dei ragazzi, spesso alla ricerca di un terreno fertile dove poter crescere.
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L’arte secondo Jago
Del resto Jago stesso è un autodidatta che impiega ogni energia per veicolare il proprio messaggio artistico. Diplomato al liceo artistico, dopo aver abbandonato l’Accademia delle Belle Arti di Frosinone nel 2010, lo scultore instaura un rapporto diretto con il pubblico mediante l’utilizzo dei principali social network. Attraverso dirette streaming mostra e spiega agli utenti le varie fasi del processo produttivo creando con loro un legame empatico senza precedenti; 746mila follower su Instagram, 303mila su Facebook, 46mila su Tiktok, evidenziano come l’artista ciociaro abbia saputo amalgamare alla perfezione procedimenti esecutivi classici (dal bozzetto d’argilla al calco in gesso) con canali dialogici assolutamente contemporanei.
In una continua alternanza tra significante e significato, Jago utilizza elementi risalenti all’arte antica – dall’utilizzo del marmo ai rimandi biblici – per indurre a riflettere su tematiche estremamente attuali. Non a caso, già nel 2011, Vittorio Sgarbi ne intuisce il grande talento e lo seleziona per partecipare alla 54a edizione della Biennale di Venezia con il busto in marmo di Papa Benedetto XVI (2009). La scultura gli consente di guadagnare la Medaglia Pontificia e nel 2016 viene sottoposta a un’ulteriore elaboazione diventando così una delle sue opere più famose: l’Habemus Hominem.
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Comunicazione e capitale umano
La personale Jago. The Exhibition a Palazzo Bonaparte nel 2022 e la collettiva Jago, Banksy, TvBoy e altre storie controcorrente”, allestita a Bologna a cavallo tra 2022 e 2023, lo consacrano a livello internazionale. Tuttavia l’obiettivo dello Jago Museum è fornire un’interazione continua tra le opere e gli spettatori, tra l’artista e i giovani talenti del Rione Sanità. Lo stesso allestimento all’interno della chiesa di Sant’Aspreno dei Crociferi è dinamico. In occasione dell’inaugurazione, lo scultore ha esposto la sua nuova opera Aiace e Cassandra, ma nel corso del tempo ci sarà un’alternanza di gruppi marmorei. Molte altre opere ad esempio arriveranno al museo a partire dal 5 giugno, data di chiusura della mostra collettiva allestita a Bologna.
Le trasformazioni da luogo di culto a laboratorio e infine a museo sono state possibili grazie alla convenzione stipulata con il Fondo Edifici Culto (Fec) e con la collaborazione della cooperativa La Paranza, fondata nel 2006 allo scopo di formare giovani del territorio attraverso il recupero di beni artistici in stato di abbandono.
Don Antonio Loffredo, rettore della chiesa di Sant’Aspreno e fondatore della Paranza, ha espresso in modo esaustivo ed emblematico l’obiettivo dell’apertura dello Jago Museum: «[…] La scelta di riaprire un’antica e bella chiesa seicentesca e destinarla anche a Jago, ai suoi progetti e alle sue opere, è il segno di come la cura della cultura e la cultura della cura siano la sola strada da percorrere per rinascere insieme. La scultura, la pittura, la musica, il teatro sono per noi del Rione Sanità un nutrimento indispensabile per la crescita del capitale umano».
Il biglietto per lo Jago Museum include l’accesso alla sua opera Il Figlio Velato custodita nella Basilica di San Severo Fuori le Mura. Per informazioni e prenotazioni collegarsi all’indirizzo web https://bit.ly/MuseoJago .