Io resto è il nuovo documentario di Michele Aiello, un mese dentro la vita di un ospedale
“Io resto” di Michele Aiello è l’unico documentario interamente girato all’interno di un ospedale italiano, gli Spedali Civili di Brescia, durante la prima ondata della pandemia da Covid-19. Giovedì 16 settembre (Cinema Nuovo Eden, ore 21) verrà presentato in anteprima nazionale, alla presenza delle Istituzioni e della Direzione Generale ASST Spedali Civili di Brescia. Uscirà, successivamente nei cinema della Lombardia il 23 settembre e dal 30 settembre nel resto d’Italia.
Un mese dentro la vita di un ospedale, sospeso di fronte all’ignoto. Per la prima volta, una videocamera mostra il fardello emotivo e la gentilezza nei rapporti tra pazienti e personale sanitario durante lo scoppio della pandemia da Covid-19. Lo fa grazie a Michele Aiello, regista che ha girato all’interno degli Spedali Civili di Brescia, uno dei più grandi ospedali d’Europa.
“Io Resto” è ciò che vede in quei giorni, l’unico documentario girato interamente proprio dove l’emergenza è stata più dura e drammatica, prodotto dal regista stesso insieme a Luca Gennari e Zalab, in collaborazione con RCE Foto Verona e Comune di Brescia.
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Quando una videocamera accede, in via eccezionale, ai reparti dell’ospedale pubblico di una delle città che sta drammaticamente soffrendo il primo picco pandemico del Covid-19, l’esercizio di osservazione e registrazione degli attimi si fa ancora più delicato e sensibile. Spinto dal rispetto verso nuove relazioni tra pazienti e personale sanitario.
Tutto è fermo o frenetico, sono le nuove abitudini rese necessarie dalla pandemia e che mostrano un estremo bisogno comune, il calore umano. È una storia che appartiene a tutti, è un racconto collettivo.
L’Italia è nel mezzo di un rigido lockdown dovuto al primo picco pandemico per il Covid-19, la Lombardia è la regione più colpita, i casi di infezione del virus aumentano, gli ospedali non sono adeguatamente attrezzati. È in questo momento che, a Brescia, Michele Aiello decide di affiancare dottori, infermieri e autotrasportatori, tutti coloro che stanno facendo sforzi enormi per affrontare e contenere la diffusione del virus, mentre i media li chiamano “angeli” e “eroi”.
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Ciò nonostante, molto spesso, i loro continui sforzi, insieme alle sofferenze dei pazienti affetti da Covid-19, rimangono invisibili, eccetto nei reparti dell’ospedale dove si accende la videocamera. Mettendone insieme i frammenti, con la visione di “Io Resto” si arriva a conoscere le persone coinvolte. Ogni dettaglio catturato riesce a trasmette il suo peso e la sua importanza nell’interezza di questi momenti drammatici e incerti.
Lo spettatore è presente, con grande attenzione intuisce le parole non dette, vive i pochi momenti di distrazione, sempre salvifici, viene sfiorato dalla rassicurazione di una carezza, di uno sguardo, di una parola. La colonna sonora è conosciuta, il suono delle sirene delle ambulanze, mentre è sconosciuto il sottofondo rumoroso, ovattato e assordante dei macchinari che tengono in vita i pazienti. Dalle prime inquadrature sappiamo che Noi siamo lì, tutti, assenti ma presenti, pronti con uno sguardo aperto e infantile a costruire un nuovo immaginario sul futuro.
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“Il rispetto verso i testimoni di questa storia non è stata l’unica sfida di questo progetto. -dichiara Michele Aiello – Di fatto, io e Luca Gennari abbiamo scritto la storia mentre la filmavamo. Uno dei pochi punti fissi che ci ha guidati fin dai primi giorni di ripresa è stato dirsi che questa storia avrebbe potuto solo che essere collettiva, e così poi è stato. Il punto di vista, invece, si è costruito naturalmente nello stare lì. Pian piano siamo diventati anche noi parte integrante di quella cosa che stavamo vivendo e filmando, compagni di viaggio di tutte le persone di questa storia“.
Michele Aiello, nato a Verona nel 1987, è al suo quarto documentario, dopo aver firmato la regia “Un Giorno La Notte” del 2019, esser stato co-autore di “Paese Nostro” nel 2017 e di “fuoriClasse” nel 2016. Nella produzione dei materiali per “Io Resto” è stato affiancato dal direttore della fotografia Luca Gennari, classe 1984, che ha girato anche i documentari “Novorossiya” (2020), di cui è stato anche regista, “Un Giorno La Notte” e “Joseph’s Journey” nel 2019. Il montaggio del film è a cura di Corrado Iuvara, le musiche originali di Francesco Ambrosini, il missaggio di Massimo Mariani e Fullcode SAS.