Impressioni di settembre, 50 anni dal capolavoro senza tempo della PFM
C’è stato un tempo in cui il progressive rock italiano dominava le scene della musica internazionale. Tra i Settanta e gli Ottanta debuttarono decine di band di valore assoluto, capaci di influenzare intere generazioni di musicisti a venire. Molte di loro raggiunsero rapidamente l’affermazione, diventando riferimento nel genere, molte altre ebbero una carriera di spessore e altre ancora rimasero nel sottobosco di una scena stracolma di talenti e per questo spietatamente competitiva. Di alcune di quelle band si parla ancora oggi, a distanza di cinquanta anni dal debutto. Come nel caso della PFM – Premiata Forneria Marconi.
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Dopo diversi cambi di moniker e line up, arrivarono al debutto nel 1971. Non tutti sanno che nella prima incarnazione della band, al tempo chiamata “Quelli“, dietro al microfono figurava tale Teo Teocoli, colui che negli anni successivi sarebbe diventato tra i volti principali di Mai Dire Gol grazie a personaggi come Felice Caccamo, Peo Pericoli o Harry Bellafronte. Fin dagli esordi la formazione si distinse per una spiccata capacità compositiva e per un’incredibile perizia strumentale, fattori che attirarono le attenzioni della stampa e degli appassionati del genere. Non solo italiani, ma anche stranieri. Band come Jethro Tull e King Crimson avevano spianato la strada, dettando la direzione da seguire che in Italia ebbe la sua naturale ramificazione. La tecnica divenne sopraffina col passare del tempo e con le decine di migliaia di chilometri percorsi in giro per il mondo, ma il talento no, quello sbocciò fin dalle primissime note espresse.
Nell’ottobre del 1971, per l’etichetta discografica Numero Uno, la PFM diede alle stampe il primo singolo in formato 7 pollici. Sul lato A era presente La carrozza di Hans e sul lato B Impressioni di settembre. I brani anticiparono l’uscita del primo, storico, album, “Storia di un minuto“. Franz Di Cioccio (batteria, moog, voce), Giorgio Piazza (basso), Mauro Pagani (flauto, ottavino, violino, voce), Flavio Premoli (Hammond, piano, clavicembalo, moog, mellotron, voce), Franco Mussida (chitarra): questa la formazione presente sul disco. Proprio il lato B del singolo spianò le porte dell’Olimpo al gruppo. Su Impressioni di settembre è usato per la prima volta in Italia il sintetizzatore moog, archetipo del progressive sound anni ’70, spesso usato da Emerson Lake&Palmer. A causa del costo dello strumento, ancora troppo elevato per gli standard economici della band, alla PFM venne concesso in prestito.
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Le atmosfere, gli arrangiamenti e le melodie, di estrazione tipicamente anglosassone, trovarono la loro perfetta esaltazione nel testo scritto da Mogol. Un testo bucolico, ispirato dal fascino che la natura ebbe sul paroliere e produttore discografico italiano. Ma è anche una canzone che parla di speranza, con il protagonista del brano che all’alba cammina nelle campagne avvolto dagli odori del mondo che ai suoi occhi si palesa, immerso nei colori dei paesaggi che gli si parano di fronte e intento a riflettere sul senso della propria vita. Il testo è la fotografia di un momento, l’istantanea di una poesia che Mogol ha captato di fronte a sé. La rugiada, i suoni, le gocce dell’acqua che toccano a terra. Nelle liriche di Impressioni di settembre c’è la devozione verso l’infinito della natura e sull’universalità della sua bellezza capace di trascendere il concetto di spazio e tempo.
Settembre può essere l’inizio della stagione autunnale o la fine di quella estiva. Rappresenta il cambiamento, il ciclo della vita e della natura. È il traguardo di un percorso o l’inizio di un altro. È l’apertura a nuovi orizzonti di tempo, paradigmatici del cambiamento. Mogol, attraverso suggestioni e metafore, rende immortale la sua folgorazione per quella passeggiata nei boschi. È un brano senza ritornello cantato ma suonato. Impressioni di settembre è la hit più celebre della PFM e, probabilmente, di tutto il prog tricolore. Compie 50 anni, tra cover di artisti illustri come Franco Battiato o Marlene Kuntz, e riconoscimenti vari. È immortale, come la meraviglia del mondo e il suono delle note in esso prodotto.