“Immacolata concezione”, a Roma lo spettacolo di Federica Carruba Toscano
“Immacolata concezione”, lo spettacolo nato da un’idea di Federica Carruba Toscano, che vede alla regia Joele Anastasi, arriva al Teatro Sala Umberto di Roma dal 27 settembre al 2 ottobre. Con Alessandro Lui, Enrico Sortino, Ivano Picciallo, è la storia di un microcosmo siciliano fatto di omertà, violenza e presunzione, ma anche di quell’autenticità tipica della carnalità isolana. I ruoli sociali si liquefanno tra le quattro pareti di una stanza, per poi solidificarsi ancora una volta, appena fuori da lì.
Siamo nella Sicilia del 1940. Concetta è una ragazza silenziosa ed innocente che il padre, caduto in disgrazia, baratta in cambio di una capra gravida con Donna Anna, tenutaria del bordello del paese.
Estranea ai piaceri della carne e a qualunque “adulta” concezione della vita, non oppone alcuna resistenza. Del resto, nessuno le ha mai spiegato cosa voglia dire fare l’amore.
Ben presto la fama “della nuova arrivata” raggiunge tutto il paese: ma nessuno sa di preciso quali siano i piaceri che regali agli uomini per farli impazzire così tanto. Concetta, infatti, è vergine. Ha il dono di “sentire” l’anima dei suoi clienti, portando alla luce la loro fragilità più nascosta.
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“Immacolata concezione” racconta la potenza e il culto dell’immagine che, arrivando a disumanizzare un corpo vivente per trasformarlo in feticcio, è soggetto alla necessità d’instaurare una relazione fondata sui desideri inespressi del proprio inconscio. Narra quale terremoto possa generare l’incontro tra spiritualità e carnalità sul piano della collettività. Gli anni ’40 rappresentano uno spartiacque essenziale nella storia dell’umanità. L’avvento della Seconda guerra mondiale, con tutto quello che ha causato, ha rivelato come l’essere umano stesso sia stato brutalmente reificato e desacralizzato. Da quel momento storico la visione stessa dell’umanità, sia nelle relazioni tra gli uomini che nel rapporto con il potere, muterà profondamente e il concetto stesso di sacro cesserà di avere una corrispondenza nel piano del reale.
Lo spettacolo, ambientato alla vigilia della guerra, racconta il punto di snodo di un sistema sociale in cui le relazioni vorrebbero ancora essere prodotte invece che brutalmente consumate. Sebbene raccontino un mondo in cui può esistere ancora futuro e speranza, contengono già il germe di quella deriva malata che troverà nel conflitto mondiale e nei regimi totalitari una possibilità d’espressione.
Guardare attraverso i personaggi di “Immacolata concezione” è come sfogliare le pagine di un vecchio diario e scoprire le oscillazioni più fragili delle loro anime; come avere accesso alla memoria collettiva e storica che abita in noi e genera le nostre più antiche passioni. Il tempo della storia è il passato che qui si fa molla per il futuro: per riscriverne uno nuovo. E noi, spettatori del mondo di oggi, ci aggrappiamo a qualche ultimo brandello di un passato carico di valori e speranza. Non c’è fiducia nel progresso. Non c’è fiducia nel tempo che verrà. È solo guerra, minaccia di guerra, guerra senza frontiere e senza regole. E noi abbiamo solo bisogno di amore, amore e altro amore.