“Iliade”: Corrado D’Elia torna a Roma con il classico di Omero
Ascoltare Omero davanti ad un moderno cantore, ad un aedo contemporaneo, vuol dire riavvolgere quel filo che collega anche oggi, soprattutto oggi, mito, epica, narrazione e presente. E’ questo il senso dello spettacolo “Iliade” che Corrado D’Elia, attore, regista, drammaturgo, porta in scena al Teatro Belli di Roma, dal 5 al 10 aprile.
D’Elia si immerge in un classico della nostra letteratura privilegiando la forza comunicativa della parola: evoca immagini, personaggi e sentimenti mutando il suo tono, a volte urlando, a volte sussurrando, e accompagna lo spettatore fino al cuore della storia e dei suoi personaggi. Attraverso una scenografia minimalista e un uso ponderato delle luci e delle musiche, si mette di fronte al pubblico e ritrova un rito antico, quello dei racconti e delle storie, delle narrazioni senza tempo, in cui chi racconta e chi ascolta condividono lo stesso “sentire”.
E così gli Achei, i Troiani, Ettore, Agamennone, Achille, Elena, Andromaca non sono più personaggi distanti ma sono esseri umani fatti di emozioni, passioni e debolezze che appartengono a ciascuno di noi e, quindi, a tutta l’umanità.
Iliade è uno spettacolo che restituisce un patrimonio di identità, di cultura e di valori universali, che consegna emozioni che riguardano “l’uomo” – tutti gli uomini – in modo trasversale. È l’origine, il master, il conio da cui ancora oggi muoviamo per raccontare e immaginare le nostre passioni, le nostre vite, le nostre relazioni e la nostra storia. E l’amore e l’odio che Omero cantava quasi 3000 anni fa, le gesta di quei grandi uomini, le loro passioni, sono i medesimi di oggi, hanno la stessa potenza dirompente, la stessa intensa capacità di emozionarci e di farci riflettere.
“Ognuno di noi, anche chi non lo sa, anche chi non lo immagina, è intriso fino al midollo dell’umanità del mito. Da li veniamo tutti. A quell’origine tutti apparteniamo. Per questo ancora oggi sentiamo l’urgenza di raccontare questa storia straordinaria. Non solo per unirci ad un rito antico come il tempo, ma per vivere appieno il suo straordinario percorso di umanità e di contemporaneità” spiega Corrado D’Elia.
NOTE DI REGIA
Una riscrittura a nuovo, in forma rigorosamente poetica, come l’originale, per essere raccontata ad alta voce. Logos ed Epos incontrano così il nostro tempo nell’unica forma possibile, la ποίησις (poiesis), nel suo senso primo e originale: la creazione. Le parole trovano allora il coraggio di rivelarsi nel loro senso più vero, più alto, più puro, diventano luogo dell’anima, reagendo alla perdita di significato che ogni giorno il nostro tempo ci propina. L’antico si fa contemporaneo e l’ancestrale si incarna nel tempo nuovo.
Ne nasce uno spettacolo “interrotto” da 10 stanze. Stanze che sono momenti di riflessione, elegia e salmo su cui ogni tanto fermarsi e meditare; trovare il tempo giusto per comprendere ed assimilare fino in fondo. (Corrado d’Elia)
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