Il violoncello di Giuliano De Angelis e il metronomo di questo tempo sospeso
Utilizzare questo tempo sospeso per “riscoprire l’umanità che la quotidianità ci mette sotto al tappeto”. Questa la ricetta di Giuliano De Angelis, violoncellista aquilano che ha calcato i più ambiti palcoscenici mondiali e si è esibito come solista con le orchestre tra le più prestigiose del panorama internazionale.
Un curriculum di tutto rispetto che lo ha visto collaborare con musicisti del calibro di Riccardo Muti, Roman Vlad, Donato Renzetti, Rocco Filippini, Ivo Pogorelič, Alessandro Carbonare, Ildar Abdrazakov, Ilya Grubert, Filippo Conti e, in formazione cameristica, con Bruno Canino, Alessio Allegrini, Fabrizio Meloni.
Ha registrato per la Bongiovanni, Rai Trade, Medusa Film, Mediaset e Fabbri Editori. E si è esibito con Gigi Proietti, Michele Placido e Alessandro Preziosi. Ha collaborato con jazzisti di fama mondiale, come Richard Galliano, Stefano Di Battista, Fabrizio Bosso, Gabriele Mirabassi e Danilo Rea.
Tuttavia, nonostante i suoi impegni, trascorreva prima (e trascorre ora giocoforza) molto tempo a casa da dedicare allo studio dello strumento. La figlia ha solo sedici mesi e c’è tutto il tempo di giocare con la piccola mentre si metabolizzano gli spartiti. Tra i protagonisti del programma r(E)sistere di Radio MusicAq, abbiamo chiesto a lui qualche consiglio su come impiegare questo tempo, tra suggestioni musicali e indicazioni di ascolto. Il jazz ovviamente rientra tra gli ascolti di questo tempo di “quarantena” da riempire anche con delle buone playlist. Ma non solo.
“Il jazz è una bandiera alla libertà di espressione, qualcosa che fa bene a livello individuale e a livello di comunità. Un senso che la società rischia di perdere. Comunque, pensando al mio strumento ci tengo a consigliare a tutti un simbolo del violoncello tricolore, Mario Brunello che in questi giorni sta proponendo in streaming lezioni e ascolti. Ogni mattina lo seguo volenteri”.
Questo tempo ci consegna delle notizie tragiche su moltissimi fronti, non è sempre facile gestire la paura. Riesce la musica a venirci in soccorso?
“Nella piccola e modesta esperienza della mia vita, tutti i passaggi più bui e difficili sono stati il terreno entro il quale sono germogliate le cose più belle. Questo momento così delicato può offrirci delle occasioni per scendere in profondità e riscoprire un senso nuovo di guardare le cose. La resistenza presuppone un difficile punto di partenza e, in questo momento, stiamo vivendo uno dei periodi più bui della storia dell’umanità con il pianeta intero coinvolto. Ma non perdiamoci d’animo, riscopriamo le nostre passioni, i nostri affetti, noi stessi”.
In che modo?
“Questa convivenza ci obbliga a ritrovare il senso della condivisione e dell’appartenenza, del contatto con i familiari che non possiamo più tenere a distanza di sicurezza. Non solo, è anche un tempo che possiamo prendere tutto per noi. Tempo di fare bilanci, tempo di capire cosa ci piace della vita e cosa vorremmo cambiare. Il tempo della contemplazione e dello stare”.