Il San Girolamo scrivente di Caravaggio illumina Palazzo Mazzetti ad Asti
Palazzo Mazzetti ad Asti ospita fino al 7 aprile il San Girolamo scrivente, olio su tela di Caravaggio commissionato personalmente all’artista dal cardinale Scipione Borghese.
Un capolavoro che ha girato il mondo
Nuovo viaggio per il San Girolamo scrivente, celebre dipinto di Caravaggio che negli ultimi anni è approdato nei più noti musei del mondo.
Dopo le esposizioni al Van Gogh Museum di Amsterdam, al Museum Kunstpalast di Düsseldorf, al Museo Nazionale delle Belle Arti di Buenos Aires, all’Hermitage di San Pietroburgo, al Paul Getty Museum di Los Angeles, al Musée Jacquemart-André di Parigi, il capolavoro giunge finalmente in Piemonte. Nello specifico va ad arricchire la mostra La Canestra di Caravaggio. Segreti ed enigmi della Natura Morta, già in corso nel Palazzo Mazzetti di Asti.
Pur avvalendosi della figura umana (San Girolamo), il quadro può comunque rientrare nel genere delle nature morte per l’eccezionale equilibro compositivo tra il santo e gli oggetti intorno a lui. La tela, in prestito dalla Galleria Borghese a Roma, entra così in dialogo con la Canestra di frutta (1597-1600) offrendo ai visitatori l’opportunità di mettere a confronto due straordinarie opere di Caravaggio e di ampliare la propria personale visione su questo particolare genere pittorico.
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Le origini e la committenza
San Girolamo scrivente venne realizzato da Caravaggio nel 1606 per volontà del cardinale Scipione Borghese, nipote di Papa Paolo V, che desiderava arricchire la sua collezione privata. Già committente di altre quattro opere dell’artista, il cardinale all’epoca scelse un soggetto religioso dalla forte connotazione intellettuale; tradizione vuole infatti che proprio Girolamo abbia tradotto le Sacre Scritture dal greco al latino.
Non a caso Caravaggio raffigura il santo al centro della tela, intento a leggere la Bibbia e circondato da oggetti simbolici (un teschio, una croce e una pietra) che alludono alla sua vita da eremita. Attualmente non disponiamo di documenti che attestino la data di ingresso del dipinto nella Galleria Borghese, ma alcuni storici e critici d’arte sostengono che vi sia entrata proprio per mano del cardinale Scipione.
Esistono tre versioni del San Girolamo scrivente: quella in esame proveniente da Roma, un’altra che fa parte della collezione dei marchesi Giustiniani, infine un’ultima che si trova a Malta. Lo stesso Caravaggio era molto legato a tale aulico soggetto, simbolo sia del suo forte credo religioso sia della fiducia che il mondo ecclesiastico riponeva nel suo talento.
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Lo stile e l’iconografia
Dal punto di vista stilistico, il chiaroscuro svolge un ruolo chiave in quest’opera. Caravaggio, maestro di questa tecnica, la utilizza per conferire un effetto di grande realismo e spiccata tridimensionalità.
La luce che illumina San Girolamo sembra provenire da una fonte esterna e genera un potente contrasto tra le zone in ombra e quelle esposte, evidenziando così le pieghe dell’abito e del mantello, nonché le rughe del volto.
La tela si divide in due ampi campi di colore, che simboleggiano rispettivamente la vita e la morte. Il primo campo si connota per le tonalità calde della pelle del santo e del suo mantello, mentre il secondo campo rivela i toni freddi e inerti del panneggio bianco e delle pagine di carta su cui campeggia il teschio, perentorio monito della precarietà dell’esistenza.
Nonostante la bellezza della composizione, alcuni critici ipotizzano che possa trattarsi di un’opera incompiuta; secondo questa tesi, Caravaggio avrebbe realizzato alcuni dettagli in maniera approssimativa e avrebbe steso il colore troppo rapidamente; analisi questa che divide il mondo accademico e che al momento non ha ottenuto un consenso unanime.
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In dialogo con “La canestra di frutta”
Mario Sacco, presidente della Fondazione Asti Musei, ha commentato il suggestivo confronto tra le due tele con le seguenti parole: «Alla Canestra di frutta si aggiunge questa seconda tela di Caravaggio. Un’opera voluta per valorizzare maggiormente un grande artista quale è il Caravaggio in tutti i suoi aspetti e per la quale lavoriamo da tempo, convinti di raggiungere il risultato: avevamo infatti già compreso il San Girolamo nel catalogo dell’esposizione. Si tratta di un altro prestito straordinario, concesso dalla Galleria Borghese […]. Il San Girolamo non è un’opera fuori tema anzi, in questo quadro sono presenti tutti gli elementi della natura morta: i libri, il teschio, il panno bianco sono parte integrante della composizione che vuole sottolineare il dialogo tra la vita e la morte, passato e presente».
L’esposizione, a cura di Costantino D’Orazio, si avvale del contributo della Direzione Generale Educazione, Ricerca e Istituti Culturali del Ministero della Cultura, ed è realizzata dalla Fondazione Asti Musei, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, dalla Regione Piemonte e dal Comune di Asti, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, il patrocinio della Provincia di Asti e la collaborazione con Arthemisia. Per informazioni su orari e costi è possibile consultare il sito web www.museidiasti.com .
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