Il ritorno in grande stile dell’FDB Festival: quando la passione supera gli ostacoli
Spoiler di questo articolo: difficilmente riusciremo a contenere l’entusiasmo per raccontare il Festival della Birra svoltosi a Fabrica di Roma (VT) dal 26 al 28 agosto. E, in effetti, neanche vogliamo farlo. Il perché è tanto semplice quanto poco scontato: abbiamo vissuto un’esperienza indimenticabile in un tempo in cui, invece, il lucrare sulle spalle della gente è affare piuttosto ricorrente. Così come è ricorrente lo scarseggiare di servizi e offerte al pubblico in cambio di un salasso economico assicurato. All’atto pratico: qualità e buona organizzazione non sempre fanno rima.
Chi organizza eventi, e lo fa dando vita a realtà come l’FDB Festival (in Italia ci sono tante belle manifestazioni cui si dovrebbe dare maggiore fiducia) merita aprioristicamente rispetto. Promuovere una tre giorni di eventi, con nomi di spessore nazionale e di ampio interesse collettivo, è già di per sé un fatto meritevole di congratulazioni, ma predisporre l’ingresso gratuito ben sapendo che l’evento coinvolgerà migliaia di persone, è atto di puro e semplice coraggio e, perché no, di magnanimità. Ci s’immedesima nei panni di chi sta dall’altra parte della barricata, che in questo caso coincide con l’essere spettatori.
Negli ultimi mesi l’inflazione ha comportato l’aumento del gas, della corrente, delle materie prima e di tutta l’economia consumistica. Nessuno è rimasto fuori da impennate vertiginose e bollette raddoppiate. Alcuni settori, più di altri, ne hanno risentito e il mondo della live music e degli eventi dal vivo non ha fatto eccezione. Il campanello d’allarme suona più rumoroso che mai se anche gli Anthrax annunciano l’annullamento del tour europeo per gli esorbitanti costi da sostenere.
A ciò si aggiunga che i fan si muovono in lungo e in largo per seguire i propri beniamini e che di spese da sostenere ne hanno diverse: carburante, casello autostradale, vitto e alloggio, senza tenere in considerazione l’acquisto di eventuale merchandising. Insomma, il mondo della musica dal vivo si prepara a una stagione autunno – inverno particolarmente dura.
Ma l’FDB Festival segue una logica tutta sua e, prima di tutto, strizza l’occhio alle esigenze dei fan. Oltre all’ingresso gratuito (già questo dà valore alla rassegna, non solo da un punto di vista squisitamente imprenditoriale ma anche – concedetecelo, per favore – morale), tutte le necessità di cui un pubblico non può fare a meno: dalle aree parcheggio (gratuite) ai bagni chimici, dagli stand gastronomici a quelli per la birra (ben otto tipologie, è pur sempre un festival della birra) a prezzi assolutamente concorrenziali e alla portata di tutti. Non sta a noi esprimere una valutazione di carattere tecnico-commerciale, ma quest’estate i costi della birra nei festival hanno toccato punte di 8 euro. Follia pura.
Se ciò non fosse sufficiente per convincervi della validità dell’evento, aggiungiamo anche il pieno rispetto degli orari delle esibizioni degli artisti, i volumi perfetti per un live e una cordialità da parte dello staff e degli addetti ai lavori realmente capace di farci sentire a casa. Insomma, il clima ideale per godere di un festival musicale. Neanche il maltempo è riuscito a ostacolare i piani dell’FDB Festival. L’headliner del 26 agosto è stato Sick Tamburo, il cui concerto è stato preceduto dagli show dei Management e di Serena Matu. Per la serata inaugurale sono state registrate circa tremila presenze, ampiamente superate (almeno un migliaio in più) il giorno dopo con Nanowar of Steel, Furor Gallico e Draconicon. L’ultimo giorno, cioè il 28 agosto, si è esibito Rancore preceduto da Sama. Anche qui sulle tremila presenza. Numeri importanti per tutt’e tre le serate.
“Come ripartenza, dopo due anni di pandemia, e di ritorno alle origini dopo le precedenti edizioni, siamo contentissimi, è andata molto bene e la risposta della gente incredibile. Un pubblico arrivato da tutta Italia che ci ha onorati di tanta attenzione. Non mi aspettavo tanto entusiasmo, ma significa che c’è voglia di festeggiare, di sentire la musica e di stare assieme. Probabilmente l’anno prossimo torneremo alla formula del 2017 quando chiamammo gli Stratovarius. Proveremo a portare un nome internazionale. Ringraziamo il Comune di Fabrica di Roma e tutti i componenti della Pro Loco per l’immenso sforzo profuso”, ha dichiarato Massimiliano Scarponi, direttore artistico della rassegna.
Una cosa è certa: anche l’anno prossimo The Walk of Fame magazine sarà presente.