Il museo Revoltella di Trieste ospita la mostra dei record su Van Gogh
Dopo le tappe di Roma e Milano, i capolavori di Vincent van Gogh del Kröller-Müller Museum di Otterlo, giungono a Trieste: il museo Revoltella li accoglierà fino al 30 giugno 2024.
Cinquantatré capolavori di Vincent van Gogh
Nel 2023, anno del 170esimo anniversario dalla nascita di Vincent van Gogh (Zundert, 1853 – Auvers-sur-Oise, 1890), è stata l’esposizione più visitata, con un record di 600mila visitatori. Dopo la lunga tappa nella Capitale e una sosta a Milano, la mostra approda in questi giorni a Trieste.
In programma al museo Revoltella fino al 30 giugno 2024, l’esposizione tenterà di bissare il successo romano con tre nuove opere che vanno ad aggiungersi ai cinquanta capolavori provenienti dal prestigioso Museo Kröller Müller di Otterlo, in Olanda: si tratta dei ritratti di Monsieur Ginoux, di Madame Ginoux e del dipinto Il Giardiniere (prestato per l’occasione dalla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma).
Particolare attenzione va riservata ai coniugi Ginoux, gestori del Café de la Gare di Arles, dove Van Gogh consumava abitualmente i suoi pasti. L’artista strinse con loro un forte legame di amicizia e per omaggiarli realizzò dei ritratti: quello della signora – noto anche come L’Arlesiana – è custodito nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, mentre quello del signor Ginoux si trova presso il Kröller-Müller Museum di Otterlo. In occasione della mostra triestina la coppia si riunisce simbolicamente dopo più di un secolo.
Leggi anche: Biennale del Disegno: a Rimini la quarta edizione con dodici mostre in contemporanea
I ritratti dei coniugi Ginoux
Il Ritratto di Madame Ginoux (1890) ritrae Marie Ginoux, moglie del proprietario del Café de la Gare di Arles, da cui van Gogh aveva preso in affitto la celebre Casa Gialla.
La donna si prese cura dell’artista dopo che questi si mutilò l’orecchio sinistro e tanta prodigalità generò in Vincent forti sentimenti di gratitudine e amicizia. La notizia che Marie soffriva, come lui, di crisi nervose, costituì il nucleo emotivo intorno al quale il pittore elaborò una serie di ritratti nei quali la donna è interpretata come emblema della malinconia, con un sorriso appena accennato sulle labbra.
Nella versione presente in mostra, si riescono a scorgere i titoli dei due libri sul tavolo, La case dell’oncle Tom di Harriet Beecher Stowe e Contes de Noël di Charles Dickens, che probabilmente alludono alle virtù morali e umanitarie della signora Ginoux. Anche la tavolozza dei colori, con tonalità pastello su sfondo rosa, sembrano rimandare alla sua pacatezza d’animo. Nel Ritratto di Monsieur Ginoux (1889), al contrario, il colore diventa più vivido. Van Gogh utilizza il blu intenso della giacca, in netto contrasto con lo sfondo giallo-verde, per conferire potenza e autorevolezza alla figura. La fronte corrucciata, il sopracciglio alzato e i contorni precisi del volto rivelano il carattere risoluto e per certi versi superbo del signor Joseph Michael Ginoux.
Leggi anche: Rinascimento moderno: in mostra a Forlì il mondo visionario dei Preraffaelliti
Le sezioni del percorso espositivo
L’esposizione segue un iter cronologico iniziando con una sezione che evidenzia l’impegno di Van Gogh nel disegno e nella rappresentazione della vita contadina olandese. Tra il 1881 al 1885 l’artista comprese di dover acquisire gli strumenti tecnici per poter dipingere a livello professionale.
La seconda sezione si focalizza sul periodo parigino (1886-1887), nel quale Van Gogh entrò in contatto con l’innovativo linguaggio impressionista, basato sull’accostamento di colori puri e su un disegno sintetico. In quegli anni strinse amicizia con Paul Gauguin che gradualmente diventò un punto di riferimento fondamentale per la sua vita e la sua carriera.
La terza sezione trasporta i visitatori ad Arles, cittadina della Provenza inondata di luce, ricca di straordinari paesaggi bucolici. Qui, nel 1888, Van Gogh riprese a sperimentare il colore, cercando di esprimersi in modo più personale e con maggiore intensità.
Infine, la quarta sezione esplora il periodo trascorso a Saint-Rémy-De-Provence e ad Auvers-Sur-Oise, luoghi nei quali Vincent ricercò nuove forme espressive. In questa fase, l’artista realizza opere significative come Il Giardiniere (1889), un dipinto dal grande impatto emotivo, emblema dell’essere umano puro di cuore che vive in armonia con la natura e con le sue ancestrali dinamiche di vita e di morte, di fertilità e rigenerazione, del tutto contrapposte ai ritmi caotici della città moderna.
Leggi anche: Ukiyoe, il mondo fluttuante. Palazzo Braschi apre le porte all’arte giapponese del Seicento
Gli organizzatori della mostra
Questa raffinata selezione di capolavori «non porteranno a capire Van Gogh ma permetteranno al visitatore di uscire con il desiderio di approfondire la sua arte», ha dichiarato la dottoressa Villanti, una delle curatrici dell’evento.
La mostra Van Gogh al Museo Revoltella di Trieste, a cura di Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti, è promossa dal Comune di Trieste e prodotta da Arthemisia in collaborazione con il Museo Kroller-Muller di Otterlo; il catalogo è pubblicato da Skira.
L’esposizione rientra nel novero di molteplici iniziative volte a far conoscere il patrimonio artistico di Trieste: con un unico biglietto si può visitare il Museo Revoltella, ovvero la Galleria d’Arte Moderna di Trieste, mentre chi sceglie di pernottare in città per almeno due notti ha diritto alla FVG Card, un pass per scoprire il Friuli Venezia Giulia e accedere gratuitamente alle manifestazioni culturali della regione.
Per informazioni su costi e orari della mostra è possibile consultare il sito web www.museorevoltella.it/vincent-van-gogh .
Leggi anche: “Artinvita”: la settima edizione del Festival Internazionale degli Abruzzi