Il Museo Diocesano di Napoli accoglie la prima monografica partenopea su Artemisia Gentileschi
Fino al 3 luglio 2023 il Museo Diocesano nel Complesso Monumentale Donnaregina a Napoli accoglie “Artemisia Gentileschi tra Roma, Firenze e Napoli”, prima monografica partenopea a essere incentrata sulla vita, la formazione e la carriera dell’artista in tutti i suoi aspetti.
Artemisia tra Roma Firenze e Napoli
Artemisia Gentileschi è senza dubbio una delle artiste più conosciute al mondo: eccellente seguace dell’arte caravaggesca, punto di riferimento per l’arte meridionale del XVII secolo, simbolo universale di emancipazione femminile. Numerose sono state le mostre monografiche a lei dedicate in tutto il mondo, da Firenze (1991) a Roma, New York e Saint-Louis (2001), Milano (2011), Parigi (2012), Roma (2016) sino a Londra (2020).
Mancava Napoli. Proprio la città in cui la geniale pittrice decise di trasferirsi stabilmente, trascorrendo lì gli ultimi sedici anni della sua vita. Nel mese di dicembre 2022, gli stessi aulici spazi del Museo Diocesano avevano accolto le opere partenopee dell’artista, senza però soffermarsi sui suoi sorprendenti esordi romani e sul fondamentale soggiorno fiorentino. Proprio per colmare questa grande lacuna nasce la mostra “Artemisia Gentileschi tra Roma, Firenze e Napoli”, che si avvale della collaborazione di illustri collezioni private e di prestigiosi enti museali tra cui il Museo di Capodimonte a Napoli, la Galleria Palatina di Palazzo Pitti e gli Uffizi a Firenze.
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Una mostra divisa in quattro sezioni
Il percorso espositivo, a cura di Pierluigi Leone De Castris, docente dell’Università Suor Orsola Benincasa, è suddiviso in quattro sezioni: La giovinezza, la formazione con Orazio e i primi successi (1593-1620); Autoritratti, Giuditte e altre eroine; Gli anni della maturità (1620-1654) e Artemisia a Napoli (1630-1654).
Il curatore ha scelto di raccontare la storia di Artemisia Gentileschi partendo dai suoi primi lavori mettendoli in dialogo con alcune opere del padre, il noto pittore toscano Orazio Lomi Gentileschi, a capo di una fiorente bottega di artisti caravaggeschi nella Capitale. Sin dall’età di 17 anni Artemisia dimostra un grande talento, come evidenzia la celebre tela Susanna e i vecchioni, realizzata nel 1610.
Proseguendo nell’iter espositivo lo spettatore si imbatte in molteplici versioni dell’eroina biblica Giuditta; la prima versione conservata nel Museo di Capodimonte a Napoli e le successive custodite rispettivamente nella Galleria Palatina e nella Galleria degli Uffizi a Firenze, le quali rappresentano trasposizioni dettagliate, innovative ed energiche del soggetto tanto caro a Caravaggio.
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Gli anni della maturità
Gli anni della maturità coincidono sostanzialmente con il periodo che Artemisia trascorse a Firenze. In città la pittrice riceve committenze importanti e stringe amicizie influenti come quelle con Michelangelo Buonarroti il Giovane (nipote di Michelangelo) e Galileo Galilei. Sotto l’influenza dello scienziato dipinge quadri come Aurora e Inclinazione. Nel capoluogo fiorentino impara a leggere e a scrivere e nel 1616 risulta la prima donna ad essere ammessa nella prestigiosa Accademia del Disegno.
Ad emblema di quei prestigiosi anni, in mostra è presente La conversione della Maddalena (1515 – 1516), gentilmente concessa dalla Galleria Palatina di Palazzo Pitti, un vero e proprio capolavoro. Il viso della santa, incorniciato da boccoli un po’ disordinati, appare mesto e lo sguardo sembra ancora esitante prima di rivolgersi verso il cielo. L’impostazione del quadro, con la figura che emerge da uno sfondo buio è decisamente caravaggesca; a differenza delle prorompenti donne di Caravaggio, qui la Maddalena si presenta con fattezze e movenze aristocratiche. A risaltare la sinuosa figura anche il raffinato ricamo dello schienale, al cui lato spicca la firma dell’autrice.
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Il rapporto con Napoli
L’ultima sezione della mostra illustra il periodo napoletano, un soggiorno durato ben 24 anni, dal 1629 sino alla morte avvenuta nel 1643. Ad eccezione di una breve trasferta a Londra per raggiungere il padre, Artemisia sceglie volontariamente di traferirsi a Napoli, affascinata dai colori e dai fermenti culturali della città.
La produzione di questi anni è vasta e comprende pale d’altare e quadri sacri come le tele di Pozzuoli e l’Annunciazione (1630) del Museo di Capodimonte. Artemisia, come si evince dai documenti, stringe fecondi rapporti con noti artisti del posto tra i quali il celebre Massimo Stanzione, Paolo Finoglio, Francesco Guarino, Onofrio Palumbo, Bernardo Cavallino, Andrea Vaccaro, Titta Colimodio, Giuseppe Di Franco, Viviano Codazzi.
Oltre alla celebre Annunciazione, quest’ultima parte del percorso è arricchita anche da piccoli dipinti su lavagna, mai esposti prima nella città partenopea.
La visita alla mostra è compresa nel prezzo del biglietto di ingresso al Complesso Monumentale Donnaregina. Per informazioni e prenotazioni è possibile collegarsi al sito web www.museodiocesanonapoli.com .
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