“Il Guerriero mi pare Strano”: il film d’inchiesta del regista abruzzese Alessio Consorte (trailer)
Alessio Consorte non ha paura di dire ciò che pensa e questo, in una società in cui spesso imperano buonismo e facciata, non può che essere un punto a suo favore, a torto oppure a ragione. Il regista pescarese, classe 1980, torna al cinema con “Il Guerriero mi pare Strano“, secondo film dal lui prodotto e girato e, come in passato, coniuga il filone dell’inchiesta indipendente con le curiosità storiche e archeologiche, laddove, a sua detta, ci sono ancora pagine di storia da scrivere e storie da raccontare.
Al centro del nuovo lavoro di Consorte vi è il Guerriero di Capestrano, manufatto rinvenuto a Capestrano (AQ) che, secondo la ricostruzione storica ufficiale, ampiamente caldeggiata dalla comunità scientifica e storica, raffigura un antico guerriero della popolazione centroitalica dei Vestini. Tra i simboli dell’Abruzzo, è stato spesso al centro di dibattitti circa la sua origine e originalità, da alcuni addirittura additato come falso storico che nulla ha a che fare con l’Abruzzo. Un tema che il regista abruzzese, spinto dalla curiosità che lo ha portato a scavare ben oltre le fonti più note, ha approfondito negli anni, raccogliendo materiale di vario genere attorno al quale costruire “Il Guerriero mi pare Strano”, evidente gioco di parole con il reperto rinvenuto nel 1934.
“Orgoglioso di portare avanti questa battaglia, nonostante il forte ostracismo. Questo trailer ne è la dimostrazione”. Lo ha dichiarato a LaPresse il regista Alessio Consorte annunciando che il suo docufilm ‘Il Guerriero mi pare strano’ varcherà le soglie di 20 sale cinematografiche in tutta Italia tra ottobre e novembre. Per la distribuzione, indipendente “restiamo aperti alla possibilità della programmazione in tutte le sale” ha spiegato il regista e giornalista abruzzese che, in modo implacabile, ha approfondito uno studio sulla statua del Guerriero ritrovata da un contadino nel 1934 in un podere di proprietà dell’agricoltore a Capestrano, nell’aquilano.
“Mi rivolgo ad un pubblico interessato che non mi delude mai” ha rimarcato Consorte parlando dei suoi lavori. In un’ora di proiezione Consorte ha immortalato su pellicola l’esito delle sue approfondite ricerche sul Guerriero, diventato simbolo d’Abruzzo. Diversi elementi esaminati dal regista porterebbero a considerare l’opera di fattura più recente rispetto a quanto indicato dagli esperti. Tra le prove più interessanti una lettera di padre Antonio Ferrua, archeologo dello Stato Pontificio, deceduto 20 anni fa, che si occupò, tra l’altro, delle ricerche della tomba di San Pietro in Vaticano. In una lettera indirizzata allo storico e archeologo abruzzese, Fulvio Giustizia, l’uomo di chiesa riportava la notizia datagli da un suo collega monsignor Stanislas Le Grelle, scrittore della biblioteca vaticana, che il ‘Guerriero di Capestrano’ è un ‘falso’: si tratterebbe di un’opera fabbricata da un antiquario napoletano. Consorte per la prima volta pubblica anche dei documenti inediti circa la ‘composizione chimica dei pigmenti’ del manufatto e rivela un dato clamoroso proprio sul finale del film. “Alla fine, quando la verità sarà ufficiale, in molti dovranno chiedermi scusa, ma qui c’è poco da chiedere scusa – ha aggiunto il regista riferendosi al docufilm, il cui trailer è diffuso da LaPresse in anteprima – C’è solo da fare un grande esame di coscienza perché le istituzioni non hanno fatto una gran bella figura – ha concluso Consorte – Pur di non fare analisi e accertare la veridicità delle statue di Capestrano continuano a far pagare il biglietto e spacciare ancora il ‘mammoccio’ per una statua del VI a.C.”
Se con il precedente “Decumano Maximo” Consorte aveva colmato un certo gap storico legato al racconto cinematografico dei popoli italiaci, con “Il Guerriero mi pare Strano” punta ad andare oltre, mettendo in discussione il reperto e chi sostiene che sia emblema dei Vestini. Lo scorso anno, da noi intervistato, affermò:
“A mio modesto parere è un ‘presunto reperto’ che giaceva all’interno della proprietà del contadino di Capestrano. Quindi è una statua che già all’origine cela un mistero circa il ritrovamento. Gli archeologi devono ancora spiegare come mai una statua così delicata possa trovarsi a 40 cm dalla superficie del terreno ed il sito della necropoli a 4 metri di profondità. Dopo Decumano Maximo ho avviato delle indagini mirate ed esclusive che racconterò nel prossimo documentario … e ci sono dei risvolti davvero unici e forti!”.
Quel momento è arrivato e ieri “Il Guerriero mi pare Strano” è stato presentato al cinema teatro Sant’Andrea di Pescara nell’ambito della rassegna “Il Flaiano in sala“. “Il mio film affronta l’argomento in tutti i singoli aspetti della ricerca della verità. Gli antichi popoli italici già da me precedentemente trattati nel film documentario Decumano Maximo, meritano di essere degnamente rappresentati da simboli appartenuti alla loro cultura. Sottolineo anche il mio totale rispetto per la nostra Regione e di conseguenza per le future generazioni che ne accolgono la storia”, ha spiegato.
La pellicola è dedicata allo studio del ritrovamento e alle caratteristiche del manufatto. Si tratta di un’accurata indagine, parallela alla storia ufficiale della statua, condotta dal regista e giornalista abruzzese che sollecita riflessioni e richieste di chiarezza sul reperto. Attraverso documenti inediti e approfondite indagini. Un’intera pellicola dedicata alla più antica statua d’Italia datata VI secolo a.C. La complicata inchiesta portata a termine dal giornalista Alessio Consorte dopo acquisizioni di notizie, analisi approfondite e documenti inediti, mette in dubbio il periodo storico di realizzazione della stessa, portando sul grande schermo prove inconfutabili con un risvolto clamoroso proprio nel finale del film che stupirà gli spettatori.