“Il grido interiore”: una grande mostra a Milano celebra Munch a 80 anni dalla scomparsa
Dal 14 settembre 2024 al 26 gennaio 2025 Palazzo Reale a Milano ospita la grande mostra Munch. Il grido interiore. Un percorso espositivo composto da oltre cento opere, provenienti in via del tutto eccezionale dal Munch Museum di Oslo.
Munch torna a Milano dopo quaranta anni
Una delle mostre più attese dell’autunno 2024 sta per arrivare a Milano. Dopo quarant’anni, la struggente arte di Edvard Munch (1863-1944) torna in Lombardia con il preciso intento di celebrare degnamente il geniale maestro norvegese nell’ottantesimo anniversario della sua scomparsa.
Oltre cento opere tra dipinti, disegni, stampe, tutti provenienti dal Munch Museum di Oslo, avranno l’ambizioso compito di illustrare il percorso formativo dell’artista dai suoi esordi nel 1880 fino alla morte avvenuta nel 1944. Una ricchissima produzione che si mescola inevitabilmente con le travagliate vicende esistenziali dell’autore e che pertanto consente di indagare a fondo – forse per la prima volta – la sfera più intima e personale.
All’interno del prezioso allestimento, intitolato Munch. Il grido interiore, spiccano una delle versioni litografiche de L’Urlo (1895), La morte di Marat(1907), Notte stellata (1922–1924), Le ragazze sul ponte (1927), Malinconia (1893) e Danza sulla spiaggia (1904).
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Cento opere provenienti dal Munch Museum
Il percorso espositivo, suddiviso in sei sezioni, attraversa non a caso l’intero dramma esistenziale di Edvard Munch. La sua vita fu segnata da tragedie che minarono il suo equilibrio mentale e lo costrinsero a vari ricoveri in ospedali psichiatrici. In gioventù perse prematuramente la madre e la sorella, poi subì la morte del padre, in seguito intraprese una sofferta relazione d’amore con Mathilde Larsen, conosciuta come Tulla, attrice dell’ambiente bohémien di Oslo. La loro dolorosa separazione fece precipitare la salute mentale di Munch.
Nonostante il suo disagio tuttavia, l’artista non smise mai di dipingere, anzi utilizzò la tela come trasduttore cromatico delle proprie emozioni. Con il passare degli anni, la luce si trasformò gradualmente in ombra, le carnagioni diafane in volti emaciati e terrei, le tenui tonalità paesaggistiche in vorticose pennellate di colori densi e puri. Munch ha sempre raccontato i propri tormenti senza filtri ed è anche per questa “schiettezza creativa” che le sue opere hanno velocemente riscosso un grande successo di pubblico e critica.
Le avanguardie del Die Brücke e dei Fauves riconobbero in lui un maestro, i Simbolisti lo elessero fonte di ispirazione, gli Espressionisti un pioniere dei loro principi; tuttavia incasellare l’arte del genio norvegese è un’operazione impossibile e Munch stesso rifiutò di farsi accostare a qualunque movimento artistico.
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Il pittore delle emozioni
La fama universale di Edvard Munch si deve proprio alla capacità di saper riportare sulla tela emozioni forti, nelle quali ognuno può riconoscersi. Oltre al celeberrimo Urlo, c’è un’altra opera che rappresenta in maniera specifica ed egregia il sentimento probabilmente più diffuso tra gli esseri umani: Malinconia.
Il quadro in questione, presente nell’allestimento di Palazzo Reale, si compone di un paesaggio marino al crepuscolo, nel quale si scorgono alcune figure e anche una barca in mezzo al mare. sulla destra, in basso, compare un uomo identificabile con lo stesso Munch, caratterizzato dall’orecchio poggiato su una mano: posizione tipica di uno stato melanconico.
Il dipinto trae ispirazione da una delusione d’amore subita da un amico dell’artista. A partire da questa esperienza, il maestro norvegese riporta su tela il dolore e l’angoscia della situazione e lo fa non solo attraverso un’accurata scelta di colori cupi, ma anche attraverso il modo di dipingere. Le pennellate infatti sono ampie e stese in maniera rapida, frettolosa come chi non riesce a contenere il proprio intimo malessere.
Il focus principale della retrospettiva milanese – come rammenta il titolo – è proprio il grido interiore che spesso si nasconde nell’animo umano; Munch lo definiva “occhio interiore” ossia la capacità di guardare oltre, di travalicare ogni percezione sensoriale per inoltrarsi nell’abisso della psiche.
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L’organizzazione della mostra
A cura di Patricia Gray Berman, una delle più grandi esperte al mondo dell’arte del pittore norvegese, Munch. Il grido interiore è un evento promosso dal Comune di Milano-Cultura, con il patrocinio della Reale Ambasciata di Norvegia di Roma ed è prodotto da Palazzo Reale e Arthemisia in collaborazione con il Munch Museum di Oslo.
La mostra, visitabile dal 14 settembre 2024 al 26 gennaio 2025 a Palazzo Reale, dal mese di febbraio si trasferirà a Roma per una significativa tappa nelle sale di Palazzo Bonaparte.
Ad affiancare l’imponente rassegna, inoltre, ci saranno moltissime iniziative culturali sparse per la città di Milano, tutte pensate per omaggiare il geniale artista nell’ottantesimo anno della sua scomparsa. L’arte e la personalità di Edvard Munch verranno approfondite scrupolosamente tramite un variegato approccio multidisciplinare che va dalla fotografia, al cinema, al teatro per poi confluire nell’architettura.
Chi volesse conoscere nel dettaglio orari e giorni di apertura della mostra può collegarsi al sito web www.palazzorealemilano.it .
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