Il Covid mette in crisi i musei americani: vendute opere d’arte
Il Covid 19 ha preso di mira uno dei più importanti musei del pianeta. Il Metropolitan Museum of Art di New York ha dovuto correre ai ripari attraverso diverse trattative con case d’aste e collezionisti per vendere delle opere e coprire un deficit di 150 milioni di dollari, causato dalla chiusura da pandemia.
Attualmente il Met è aperto al pubblico ma questo non basta, perchè uno dei luoghi più visitati della “Grande Mela” – almeno prima del Covid – continua a soffire per la poca affluenza dei visitatori.
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Oltre alla vendita di opere preziose, nella scorsa primavera il Met fu costretto a licenziare ben 81 dipendenti, mentre il presidente, l’amministratore delegato e il direttore hanno ridotto il loro stipendio del 20%. Il resto del consiglio di amministrazione ha ridotto, invece, i propri emolumenti del 10%.
“Dobbiamo considerare tutte le opzioni – commenta Max Hollein, direttore del Met –Nessuno di noi ha un’idea chiara su come si evolverà la pandemia, ed è per questo che sarebbe inappropriato non considerare di vendere qualche opera d’arte.”
In brutte acque non vi è solo il Met, ma anche il Brooklyn Museum of Art, l’Everson Museum of Art di Syracusa, i Newfields di Indianapolis e, più recentemente, il Baltimore Museum of Art, in rosso per 65 milioni di dollari.
A causa di questa crisi, non viene più considerata immorale la vendita di opere d’arte perchè è diventata una necessità forzata. Così facendo, ad esempio, il Brooklyn Museum of Art ha incassato dall’autunno 31 milioni di dollari, grazie all’asta di pezzi negli USA e in Europa.
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