“Il commissario Ricciardi”: cronache di un successo annunciato
Napoli. Anni Trenta. Siamo in pieno regime fascista e l’aria è pesante e controllata. Luigi Alfredo Ricciardi è un uomo tutto d’un pezzo. Nobile d’origini, è però commissario della squadra mobile della Regia Questura, e scandisce la sua solitaria e apparentemente monotona vita tra un morto ammazzato e un caffè con sfogliatella al famoso Gambrinus. A seguirlo nelle sue indagini, il fedelissimo brigadiere Maione e il razionale e antifascista medico legale Bruno Modo, una coppia che, con le loro vicissitudini e caratteristiche, ci mostrano a tutto tondo il clima di quei tempi.
Fin qui, sembrerebbe un normalissimo romanzo poliziesco, quello di cui stiamo parlando. Eppure, il segreto di Ricciardi condisce ogni sua singola azione, ogni pensiero, ogni caso da risolvere. Lo chiama Il Fatto, ovvero quella sua capacità di percepire e vedere gli spettri delle vittime di morte violenta sul luogo del delitto. Appaiono come veri fantasmi, intenti a ripetere ossessivamente la loro ultima frase pensata o detta da vivi.
Un peso difficile da sostenere, ereditato dalla mamma sin da quando era bambino. Proprio per questo, l’esistenza di Ricciardi è vuota. Nessuno merita di avere un carico simile, nella propria vita, nemmeno la bellissima vedova ed ex cantante lirica Livia Lucani, assidua corteggiatrice del commissario, o il suo amore segreto, Enrica Colombo, giovane e timida dirimpettaia dell’uomo.
Dodici libri e ben quattro racconti inediti, è così che Maurizio de Giovanni ha dato vita e anima ad un personaggio che rimarrà scolpito nella mente e nel cuore di molti lettori, sullo sfondo di una Napoli inedita e protagonista. E’ proprio al caffè Gambrinus che nel 2005 partecipa ad un concorso letterario con il racconto I vivi e i morti, storia che un anno dopo sarà la base per Le lacrime del pagliaccio (poi Il senso del dolore nel 2007, edito da Fandango), prima grande avventura del Commissario Ricciardi.
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De Giovanni ha una grande responsabilità. Ha creato un personaggio romantico (nel senso letterario della parola), malinconico, solitario, che ci pone davanti ad una domanda che nasce spontanea nel lettore: siamo qui per conoscere il nome dell’assassino del tenore Vezzi o della prostituta Vipera, o per conoscere meglio le emozioni e le sensazioni di un uomo?
La grande abilità dell’autore, che ha fatto sì che il libro diventasse una serie di romanzi, sta proprio nei personaggi. Vogliamo sapere tutto del Commissario Ricciardi e del suo passato, di Maione e sua moglie, di Bambinella e dei suoi clienti. Uno spaccato psicologico di persone comuni e non, con i loro difetti e le loro caratteristiche che li rendono unici e totali protagonisti della storia.
Accanto a loro, solo una Napoli cupa, povera e ricca allo stesso tempo, controllata e impaurito da chi, in quegli anni, se ne andava in giro con il manganello legato alla cintola.
Possiamo chiamarlo “erede” del grande Maestro Andrea Camilleri? Non sono l’unica a pensarlo, visto che solo qualche settimana fa la Rai ha messo in scena alcuni episodi tratti dai libri di Maurizio de Giovanni, con un brillante Lino Guanciale nel ruolo di Luigi Alfredo Ricciardi, alle prese con un personaggio tanto affascinate quanto tormentato. E il successo è stato tale da permetterci di attendere una seconda stagione.
Titolo: Romanzi del Commissario Ricciardi (12 libri)
Autore: Maurizio de Giovanni
Data di pubblicazione: 2006 – 2019
Casa Editrice: Fandango (2006 – 2010) – Einaudi (2011 – 2019)
Genere: poliziesco, giallo, storico, fantasy, noir
“Quella era una città che diventava grande senza crescere.”
La condanna del sangue – Maurizio de Giovanni, Einaudi, 2008
Di Martina Carnevale