Il carrozzone Oasis si è appena messo in moto e no, non finirà tanto presto
Da una settimana non si parla d’altro: il tanto atteso ritorno degli Oasis si è rivelato un fenomeno di dimensioni titaniche, superando anche le alte aspettative dei fan e degli stessi artisti, che si son visti costretti ad aumentare le date per l’inappagabile richiesta di biglietti.
La reunion dei fratelli Gallagher è l’argomento più gettonato dalla stampa britannica e mondiale degli ultimi sette giorni. E non temiamo di sbilanciarci troppo se affermiamo che gli Oasis faranno parlare di sé ancora per molto.
Gli Oasis non sono stati solo un gruppo tra i tanti degli anni Novanta, ma anche un simbolo per un’intera generazione, trasformandosi ben presto in un vero e proprio culto. Con album come “Definitely maybe” – di cui presto ricorrerà il trentesimo anniversario e “(What’s the story) Morning glory?“, la band ha profondamente influenzato il britpop, lasciando un segno duraturo nella musica. “Wonderwall“, “Some might say” e “Don’t look back in anger” sono solo alcuni dei loro brani divenuti veri e propri inni generazionali, colonna sonora di innumerevoli momenti personali e collettivi.
L’annuncio del prossimo tour ha aperto un vero e proprio Vaso di Pandora: in soli pochi giorni l’entusiasmo dei fan sta già mettendo in moto una macchina di music business che sembra destinata a battere ogni record, seguendo il modello Coldplay.
Non si tratta di una semplice impressione alimentata dal fervore di media e social, ma di numeri ben chiari. Basti pensare che da quando il tour è stato annunciato, si è registrato un significativo incremento nell’ascolto della musica degli Oasis: su Spotify c’è stato un aumento del 690% negli streaming a livello globale. Ma attenzione, la reunion non solo riaccende la passione dei fan di lunga data, ma attira anche nuove generazioni: il maggiore incremento di ascolti è stato registrato proprio per i brani meno conosciuti.
La curiosità di chi nell’era del britpop era appena un bambino e la sensazione di partecipare ad un momento unico nella storia della musica di questi anni Duemila si unisce alla passione di un’intera generazione di fan: si parla di ben 40 milioni di utenti nelle code virtuali per l’acquisto di biglietti del tour. Nonostante il numero delle date sia stato aumentato a 17, il tour è andato sold out in brevissimo tempo. Ma i circa 38 milioni di fan rimasti a bocca asciutta sembrano avere buone possibilità di non disperare.
Anche chi non ha un’entourage di manager e economisti come la nota boyband inglese, si rende conto dell’immensa portata di questo fenomeno: non ci stupiremmo se la macchina azionata dal fermento di fan e curiosi portasse all’annuncio di un tour europeo. Non sembra infatti un caso che tra le 17 date annunciate per Regno Unito e Irlanda ci siano molti “buchi” che lascerebbero ai fratelli Gallagher il tempo di viaggiare tra capitali e grandi città europee.
Dati alla mano, già si cominciano a considerare luoghi ampi all’altezza di concerti di questo tenore, come stadi o siti archeologici. In questo senso anche Roma sarebbe pronta ad ospitare la grande reunion: il Campidoglio, infatti, sembra intenzionato a pubblicizzare la Capitale come sede di un tour degli Oasis nell’Europa continentale. Ai microfoni di Fanpage.it l’assessore Grandi Eventi Alessandro Onorato ha affermato:
“Nel 2026 gli Oasis potrebbero portare il tour in Europa. E sì, noi ci siamo candidati per ospitarli a Roma. Dove? Conta poco se al Circo Massimo o allo stadio Olimpico, l’importante è che vengano a Roma.“
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Non è da escludere che, sulla falsa riga di quanto avvenuto con i Coldplay, il tour degli Oasis possa estendersi anche al resto del mondo, visto il business economico conseguente all’annuncio, che non può e non deve essere ignorato.
Oltre al fascino nostalgico e alla conquista dei social – è ormai partito il “totoscaletta” e l’#oasis ha scalato tutte le classifiche -, il tour promette di generare notevoli entrate per i fratelli Gallagher, stimate dal Daily Mail in circa 400 milioni di sterline, mentre si ipotizza che alla band siano stati offerti sessanta milioni di euro per riunirsi.
In molti continuano a sperare di poter acquistare un biglietto, essendo pronti anche a spendere cifre esorbitanti. A questo proposito, per cercare di bloccare il fenomeno del secondary ticketing (la pratica della rivendita illegale di biglietti a cifre vertiginose), Ticketmaster ha fatto sapere che i biglietti per il tour degli Oasis potranno essere rivenduti solo attraverso la sua stessa piattaforma o su Twickets, un sito con cui è convenzionato per questo tipo di compravendita.
Nonostante le notevoli difficoltà nella prenotazione e nell’acquisto dei biglietti, la piattaforma sembra comunque aver retto il peso dei 40 milioni di tentativi senza mai andare offline. Ma le lamentele non sono affatto mancate: la piattaforma Ticketmaster viene ciclicamente criticata per l’impiego dell’algoritmo di dynamic pricing, che calibra i prezzi dei biglietti sulla base della richiesta – quindi di quanto un numero anche ristretto di persone sarebbe disposto a pagarli mentre questi sono ancora in coda. In casi come questo, il sistema di acquisto crea una fretta, un’aspettativa e una sensazione di esclusività per cui le persone non vengono effettivamente messe nella condizione di fare una scelta consapevole.
Come riporta l’Ansa e varie testate internazionali, la questione, che rende l’acquisto del biglietto una spesa inaffrontabile per molti utenti e soprattutto per le famiglie intenzionate a partecipare insieme, è arrivata in Parlamento: il governo si è preoccupato delle proteste dei fan poiché nel Regno Unito e in Irlanda i biglietti hanno raggiunto cifre da capogiro sui siti del mercato secondario, fino a 6mila sterline (oltre 7mila euro). Così il Premier Keir Starmer, che aveva già sostenuto l’introduzione di un tetto massimo sui prezzi dei biglietti e limiti al numero di ticket che possono essere rivenduti, ha promesso di aprire una consultazione in autunno su quanto accaduto – fenomeno tra l’altro ricorrente in occasione dei concerti di artisti molto famosi – e il Ministro alla Cultura Lisa Nandy ha affermato di voler porre fine alle “rivendite truffaldine“ e garantire che i biglietti siano venduti “a prezzi equi“.
Il considerevole impatto economico dell’appena annunciato tour degli Oasis sta già avendo notevoli ripercussioni sui costi di hotel, affitti e b&b in Irlanda e Regno Unito. Secondo The Guardian, le agenzie di affitto stanno addebitando fino a £ 7.000 per notte per gli affitti a Edimburgo, mentre quasi tutte le camere d’albergo sono state prenotate per le tre date scozzesi, superando le £ 545 a notte per una doppia. I prezzi nel centro partono da una base di £ 420 a notte in un dormitorio condiviso o fino a £ 2.639 in una suite presso l’hotel W Edinburgh. Inoltre il sito Booking.com ha superato il 94% di camere prenotate.
Ancora, The Independent denuncia una catena di hotel per aver cancellato -senza preavviso- le prenotazioni già effettuate per la settimana del concerto degli Oasis per rivendere le camere ad un prezzo di gran lunga aumentato.
Il fenomeno Oasis ha anche incrementato le vendite di musica e merchandising, ma ha avuto un’ulteriore conseguenza a dir poco sorprendente anche per i diretti interessati: la Bbc riporta la storia di una tribute band degli Oasis che ha avuto molte ma molte più prenotazioni dopo l’annuncio del tour della “vera” band.
Non solo: The Guardian ha appena annunciato che Liam Gallagher sarà il nuovo volto del brand di moda Stone Island, per la campagna promozionale del prossimo autunno e inverno. Gallagher è sempre stato un gran sostenitore del brand, già quando ne indossava i parka durante i tour in piena estate. Nonostante la dichiarata passione per la moda del cantante – si vedano le vecchie collaborazioni con Versace e Adidas -, la grande proposta della Stone Island arriva solo ora. Un caso? Non diremmo.
Tutto questo (e certamente molto altro) è successo in soli sette giorni: chiaramente il “carrozzone Oasis” non potrà fermarsi ora.