Il Carnevale ovvero l’ancestrale legame tra l’uomo e la natura| ArcheoFame
Domenica 13 febbraio iniziano i festeggiamenti del Carnevale che dureranno fino al Primo marzo. Ma quali sono le origini dei rituali carnevaleschi? Che significato hanno? Cerchiamo di fare un poco di chiarezza.
Quella di “Carnevale” è una definizione abbastanza fumosa, che dovrebbe essere intesa come un insieme di molti elementi tradizionali di altrettante culture, assemblati nel corso del tempo. Soprattutto in seguito all’avvento della cristianità, le feste di Carnevale hanno finito per raccogliere in un grande calderone tutta l’eco dei rituali pre-cristiani. Parliamo di elementi comuni e ricorrenti nelle celebrazioni per la fine dell’inverno dall’Europa compressi in un periodo che va dal solstizio d’inverno all’inizio della quaresima.
I temi sicuramente più persistenti legati al nostro Carnevale sono quello della rinascita e della ciclicità del tempo. La terra che dopo l’inverno torna a darci i suoi frutti, la vita che riprende dopo la morte. La natura che rifiorisce, gli animali che escono dal letargo. Dal più remoto angolo del tempo ad oggi, l’umanità è regolata dall’andamento delle stagioni e da sempre, proprio questi momenti di cambiamento, sono stati oggetto delle più svariate celebrazioni. Proprio questi periodi di trapasso, sono inoltre caratterizzati dall’assottigliamento della patina che separa il mondo dei vivi da quello dei morti. Spesso in questi giorni di passaggio i regni si mischiano.
Nel Paleolitico
Da tempo è stato ipotizzato come alcune grotte, in particolare quelle dove sono stati ritrovati elementi di arte parietale, pittura o graffiti, possano essere considerati come dei “luoghi di culto”. Altamira e El Castillo in Spagna, Lascaux in Francia, o la Valle del Côa in Portogallo, potessero essere centri di incontro di vari gruppi umani che si incrociavano in un luogo condiviso da tutti per effettuare determinati riti o cerimonie.
Così scrivono Enrico Comba e Margherita Amateis nel loro libro Le Porte dell’anno, Cerimonie Stagionali e Mascherate Animali:
“La celebre Sala dei Tori nella grotta di Lascaux mostra un collegamento inaspettato tra la figura dei tori e la costellazione delle Pleiadi, che viene rappresentata da un gruppo di punti accanto alla testa di uno degli animali. Secondo l’interpretazione di Michael A. Rappenglück, si ha qui la raffigurazione di un motivo associato a un sistema calendariale. In analogia con quanto è stato osservato presso alcune popolazioni indigene del Nord America, i cacciatori del Paleolitico probabilmente avevano stabilito una sincronizzazione del mutamento stagionale con i momenti salienti del ciclo biologico dei bovini: l’anno iniziava con la stagione di accoppiamento degli animali, segnalata dal tramonto eliaco delle Pleiadi (la scomparsa delle stelle sotto l’orizzonte appena dopo il tramonto del sole), che si verifica alla fine di Agosto, e finiva con il sorgere eliaco delle Pleiadi, che prelude alla loro invisibilità durante il periodo estivo.”
Per i Babilonesi il nuovo anno si celebrava con la Festa Akitu. I rituali per il nuovo anno erano anche legati alla regalità e al potere del re sulla terra. Se il re è benvoluto dagli dei allora anche il suo stesso popolo ne trarrà beneficio. E Proprio come Marduk che affronta la lotta, vince e dal caos riporta ordine nel cosmo, così dovrà fare il re. I sovrani infatti in alcuni casi si allontanavano fino a 11 giorni dal palazzo. Durante questo periodo di assenza di colui che stabilisce l’ordine la realtà si ribaltava. Proprio come accade per il nostro carnevale. I servi serviti dai padroni, i folli celebrati come re.
Lo stesso accadeva per i Celti. Il dio Loki, l’ingannatore per eccellenza, con i suoi tranelli generava continuamente caos nell’ordine stabilito da Odino. Sia Loki che suoi mostruosi figli, come Fenrir, sono legati al regno dei morti e al sottosuolo. Da Loki vengono anche le streghe, portatrici di caos per eccellenza.
I Lupercali
Per i Romani febbraio era il mese dedicato ai morti. Dalle dodici delle idi di Febbraio (il 13 del mese) cominciavano i Parentalia, per commemorare i parenti defunti che duravano fino al 21 dello stesso mese: nove giorni di celebrazioni come nove erano i gironi per compiere i rituali funerari dei deceduti. I templi erano tenuti chiusi e si facevano offerte di cibo agli antenati (i manes). Le celebrazioni in onore deimorti si chiudevano con i Feralia, dall’aggettivo feralis, che indica u mondo sotterraneo, ferino, ancestrale e ctonio.
Virgilio, nell’Eneide, racconta che in origine sul Palatino vivessero dei Greci governati da re Evandro, arrivati dall’Arcadia, che era da tradizione la terra del dio Pan. Sarebbero stati quindi proprio questi coloni a portare il culto del “dio folle” sui lidi tirrenici. Per i Romani Pan si chiamava Fauno, e a lui era consacrata una grotta ai piedi del Palatino, il Lupercale. Qui i gemelli Romolo e Remo furono allattati dalla Lupa. Proprio nei dintorni di questa grotta, il 15 Febbraio si svolgeva la festa dei Lupercalia, considerata una fra le più arcaiche festività del calendario romano. Il nome della festa Cicerone riporta che il nome della festa derivi dai Luperci, una misterioso e antico gruppo religioso . Una confraternita di pastori che vivevano nei boschi quasi allo stato brado. Il 15 febbraio i Luperci sacrificavano una capra, la scuoiavano e con la pelle ricavavano delle fruste. A questo e punto mezzi nudi partivano pe la “corsa dei luperci”: dalla grotta del Lupercale si riversavano nei centri abitati colpendo tutti coloro che incrociavano sul cammino. Queste “frustate” erano rivolte soprattutto alle donne, che le accettavano ben volentieri poiché covinte che favorissero la fecondità. Anche i Luperci rappresentano il caos, con la loro corsa sconvolgono il regolare ordine cittadino. Dalla foresta portano il disordine scatenando il panico. Pan/Fauno infatti è quanto di più selvaggio e ancestrale si possa trovare. Anche qui, i Lupercalia sono il momento di disordine e sconvolgimento attraverso il quale bisogna necessariamente passare per ritrovare poi la pace.
Anche per la Pasqua vale la stessa sequenza di eventi. Prima dell’inizio della Quaresima, il periodo del Carnevale si configura come caos, sovvertimento dell’ordine, ribaltamento dei mondi, solo dopo questa fase di sconvolgimento può iniziare il viaggio che porterà Cristo (l’ordine, la natura, il re) a rinascere e riportare la Luce nell’universo.
Tutto questo, in conclusione, ci rivela come da sempre, al di là dello specifico pensiero religioso, come esseri umani ci portiamo un enorme bagaglio di esperienze condivise e un ancestrale stupore di fronte ai cambiamenti della Natura. Da sempre abbiamo cercato di dominare questi eventi col mito, dando loro una spiegazione, una ragione.