“I misteri di una mente”: al Museo Storico della Fanteria le emozionanti opere di Antonio Ligabue
Fino al 12 gennaio 2025, il Museo Storico della Fanteria ospita la mostra Antonio Ligabue ‒ I misteri di una mente. Una grande retrospettiva che, attraverso 74 opere provenienti da collezioni private, intende offrire una panoramica completa e veritiera sul prolifico artista italo-svizzero.
Antonio Ligabue torna a Roma con 74 capolavori
Dopo oltre sessant’anni dalla sua prima personale, Antonio Ligabue (Zurigo 1899 – Gualtieri 1965) torna a Roma con una grande mostra dal titolo Antonio Ligabue ‒ I misteri di una mente. L’intento è quello di fornire ai visitatori una visione più profonda dell’artista, spesso etichettato con la generica definizione di “pittore naif” ma che invece è riuscito a trasformare i suoi tormenti interiori in un paradigma di stile e creatività unico e immediatamente riconoscibile.
Fino al 12 gennaio 2025 il Museo Storico della fanteria di Roma ospita 74 opere incluse principalmente in tre prestigiose collezioni private provenienti da Reggio Emilia, Parma e Roma. Nello specifico il ricco corpus espositivo comprende 32 sculture raffiguranti animali di varie specie, 18 dipinti ad olio dai colori intensi (tra i quali anche il celebre Autoritratto del 1957) 3 disegni e 21 puntesecche.
L’allestimento segue un ordine cronologico ed è diviso in cinque sezioni tematiche: Animali da cortile, Animali selvaggi, Cani, Animali da bosco, e Autoritratti, fiori e campagne.
Gli animali per Ligabue non sono soltanto soggetti naturalistici, ma si elevano a potenti metafore del suo disagio interiore e a riflessi della sua difficile esistenza.
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Il teriantropismo nell’arte di Ligabue
Nato nel 1899 a Zurigo, da genitori italiani, Ligabue visse un’infanzia molto complicata; inserito in classi speciali a causa delle sue difficoltà di apprendimento, aveva problemi nello studio della matematica e dell’ortografia, ma aveva straordinarie capacità nel disegno. Allontanato dall’istituto scolastico che frequentava per linguaggio scurrile, nel 1919 si trasferì a Gualtieri, un paesino dell’Emilia Romagna vivendo di espedienti e della carità degli abitanti del luogo. Nonostante le manie ossessive e i ripetuti ricoveri in ospedali psichiatrici, non smise mai di disegnare, soprattutto animali e autoritratti.
Tra il 1927 e il 1928 iniziò a praticare scultura a livello professionale, negli anni Quaranta la critica si accorse del suo talento e negli anni Cinquanta ebbe la possibilità di allestire le prime mostre personali.
Pur considerato un outsider, Ligabue si avvicina allo stile dei Fauves per l’applicazione pura e materica del colore, ma anche all’Espressionismo per l’uso vorticoso e bidimensionale delle linee e per la grande attenzione alla sfera emotiva dei soggetti ritratti.
Osservando le opere dell’artista si sperimenta il cosiddetto teriantropismo, ovvero la fusione tra uomo e animale. La rappresentazione di molteplici esemplari di fauna, consente a Ligabue non soltanto di palesare i tormenti dell’anima, ma anche di indurre alla riflessione sulla parte più istintiva dell’essere umano, quella libera da sovrastrutture sociali e pertanto più autentica.
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Gli animali come specchio dell’anima
L’afflato per gli animali si traduce nella raffigurazione di cani, galline, conigli, volpi, ma anche di animali esotici quali tigri, leopardi o serpenti, per lo più colti nell’atto di ghermire la preda; proprio l’atto di ghermire simboleggia per Ligabue l’esigenza di sopravvivere, di rimanere attaccato alla vita riuscendo a coglierne ogni sfumatura; esplicativi in tal senso sono i coloratissimi dipinti Tigre assalita da un serpente (1952) e Lotta tra galli (1955).
Secondo le parole della curatrice Micol Di Veroli: «Ligabue utilizzava gli animali come specchi della propria anima, proiettando su di essi le sue emozioni e conflitti interiori. Questa tecnica di proiezione o di transfer è evidente nella vividezza e intensità con cui sono rappresentate le lotte e i conflitti tra gli animali, i quali riflettono le battaglie interiori dell’artista, creando un parallelo tra il mondo naturale e quello psicologico. Il concetto di empatia è centrale per comprendere l’opera di Ligabue. […] l’artista invita gli spettatori a entrare in connessione con queste creature, a vedere il mondo attraverso i loro occhi. Questa connessione empatica non solo umanizza gli animali, ma anche animalizza l’umanità, suggerendo una visione del mondo in cui tutte le forme di vita sono interconnesse e reciprocamente influenti».
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L’organizzazione della mostra
L’iter espositivo è costellato anche di preziosi contenuti multimediali come ad esempio un filmato che testimonia l’infatuazione di Ligabue per la dolce Cesarina; in particolare si evidenzia un passaggio di grande tenerezza nel quale il pittore chiede timidamente alla ragazza: «Dam un bes» (dammi un bacio).
La delicata richiesta di un bacio in cambio di un suo disegno evidenzia tutta l’umanità di Ligabue, l’estrema esigenza di essere accettato e di entrare in contatto con la sfera emotiva dell’altro.
Visitando la mostra è possibile scoprire non solo un pittore di innato talento, ma soprattutto un uomo che ha saputo mirabilmente traghettare nell’arte la parte più intima e primigenia dell’animo umano.
Antonio Ligabue ‒ I misteri di una mente, a cura di Micol Di Veroli, Dominique Lora e Vittoria Mainoldi, è una rassegna prodotta da Navigare S.r.l. e promossa da Difesa Servizi S.p.a. con il patrocinio di Regione Lazio e Città di Roma. L’Ingresso con la promozione “doppio biglietto” è riservato ai visitatori della mostra Mirò – Il costruttore di sogni, in corso sempre al Museo della Fanteria sino al 23 febbraio 2025. Per prenotazioni e ulteriori informazioni è possibile inviare una mail all’indirizzo di posta elettronica prenotazioni@navigaresrl.com .
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