“I due Papi”: il surreale incontro tra Bergoglio e Ratzinger che lascia spazio all’immaginazione
“I due Papi” arriva su Netflix. L’amicizia tra Bergoglio e Ratzinger diventa un film dai retroscena poco convenzionali…
La pellicola ha portato a casa quattro candidature ai Golden Globe 2020 ed è basata sull’opera teatrale dello sceneggiatore Anthony McCarten. Incentrata sul rapporto che Papa Ratzinger e Papa Bergoglio (rispettivamente Anthony Hopkins e Jonathan Pryce) hanno instaurato prima delle dimissioni di Benedetto XVI, vede il brasiliano Fernando Meirelles in cabina di regia.
Se vi aspettate un film basato su fatti realmente accaduti, beh, potete anche cambiare canale. La realtà storica, composta da quelle informazioni che tutti avrebbero potuto reperire, lascia spazio alla fervida immaginazione del regista e dello sceneggiatore, tanto da non lasciar comprendere dove finisca la prima e inizi la seconda.
“Ispirato a eventi reali“, ci avverte Netflix prima che la pellicola faccia il suo corso. Questo, però, non è esemplificativo del fatto che le diverse scene realizzate siano realmente accadute. Anzi, probabilmente, la finzione, insieme alla magistrale interpretazione dei protagonisti, rappresenta l’elemento centrale del film.
Sarebbe stato bello se i due religiosi si fossero incontrati nei giardini di Castel Gandolfo e passeggiando avessero chiacchierato sulle possibili dimissioni di Bergoglio. O, perché no, che gli stessi avessero ammirato la Cappella Sistina mangiando pizza e bevendo aranciata lo stesso giorno dell’abdicazione di Benedetto XVI.
Ma purtroppo non è andata così
La bravura degli autori e degli attori è evidente proprio in questo, cioè nel dare una visione probabilmente ancora più umana, affettuosa e reale a scene di vita che non si sono mai realizzate ma che, invece, sarebbe stato bello raccontare.
La forza di questo film è data dall’alto utilizzo simbolico degli sguardi, delle parole e della musica. Una regia evocativa che parla attraverso l’interpretazione di due attori straordinari, contrapposti per indole, carattere, stile di vita e origini. La netta differenza che tra loro intercorre viene messa in scena attraverso dettagli – a tratti dissacranti – che mirano a sottolineare la forte lontananza che c’è tra il Vaticano e il mondo reale.
Se Hopkins (Ratzinger ) manifesta un certo tipo di sfarzo e di conservazionismo della chiesa cattolica, Pryce (Bergoglio), è un personaggio che ha fatto della semplicità e della misericordia i dogmi della propria vita spirituale. Una netta contrapposizione che, anche se viziata da scandali o polemiche, è quella emersa anche su giornali, tv o biografie.
Niente che Meirelles o McCarten non avrebbero potuto reperire
Ma ovviamente sono andati oltre e hanno fatto bene. Perché il risultato è stato eccellente. La musica e la passione per il calcio accompagnano i 125 minuti in cui lo spettatore è partecipe di discorsi ideologicamente contrapposti tra quello che sarebbe divenuto papa “emerito” e colui che, invece, sarebbe stato eletto col nome di papa Francesco.
Minuto dopo minuto i due non fanno altro che avvicinarsi, quasi in un reciproco percorso dai toni riflessivi e catartici
Nonostante le idee radicalmente diverse tra i due pontefici sulla chiesa e sul mondo, il film traduce il loro verosimile incontro/scontro in una riflessione su temi importanti e di estrema attualità. Lo fa in maniera delicata e in alcuni tratti sarcastica, senza appesantire un film che avrebbe potuto apparire tale per diversi altri aspetti.
Battute mirate, silenzi sostituiti da motivetti degli Abba o dalla ormai onnipresente “Bella Ciao” intonata da un coro di chiesa: tutto ciò fa sì che “I due Papi” resti a lungo nella mente degli spettatori. Proprio coloro che, piacevolmente sorpresi dal come i massimi vertici della chiesa cattolica possano essere più vicini a noi di quanto potessimo pensare, restano interdetti di fronte ad alcune scelte della sceneggiatura.