I Dioscuri tornano a Roma: le sculture di Gianfranco Meggiato illuminano via Veneto e Porta Pinciana
Fino al primo febbraio le storiche strade della Capitale si trasformano in un museo a cielo aperto ospitando l’esposizione I Dioscuri tornano a Roma. Undici sculture a tema mitologico, realizzate dall’artista Gianfranco Meggiato, adornano il cuore del I Municipio tra Via Veneto e Porta Pinciana.
Il mito di Castore e Polluce
Il titolo della mostra itinerante i Dioscuri tornano a Roma suggerisce già il nucleo narrativo dell’evento ossia le vicende di Castore e Polluce, i Dioscuri (letteralmente “figli di Zeus”), venerati anche dai Romani.
Il mito narra che i due gemelli furono concepiti dalla madre Leda in due momenti differenti, giacendo lei nella stessa notte prima con Zeus e poi con il re spartano Tindaro: dall’unione con il dio sarebbe nato Polluce, dotato di immortalità; da quella con Tindaro l’umano e mortale Castore.
I due inseparabili fratelli vennero coinvolti in varie imprese tra cui la liberazione della sorella Elena che da bambina venne rapita da Teseo, la partecipazione alla spedizione degli Argonauti, la caccia del cinghiale Calidonio e il celeberrimo ratto delle figlie di Leucippo. In quest’ultima avventura gli Afaridi uccisero Castore; Polluce, disperato, supplicò il padre di dare la morte anche a lui, ma Zeus gli propose di rinunciare a metà della propria immortalità a favore del fratello. Da allora i fratelli vivono insieme alternativamente un giorno nell’Olimpo e un giorno nel regno dei morti.
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Il dualismo che porta all’unità
Castore-Materia (umano) e Polluce-Spirito (Divino) sono realtà opposte e complementari che perseguono l’unione. La rappresentazione mitologica dei Dioscuri, attraverso forme simboliche, diventa per Gianfranco Meggiato occasione per sottolineare il significato di unità e fratellanza, di superamento del dualismo, nella consapevolezza che siamo tutti parte di unico universo, cellule di un medesimo organismo, siamo tutti Uno.
Le statue dei due fratelli, scolpite attraverso stilemi contemporanei, sono collocate all’ingresso di Porta Pinciana e sono idealmente chiamate Il Volo (alta 5 metri) e L’Attimo Fuggente (alta 4 metri). Nello specifico Il Volo rappresenta Polluce, quale simbolo dell’uomo che non si accontenta della materia ma che si eleva al divino attraverso la spiritualità; l’unico modo per crescere, per “volare alto”, risiede nel coltivare la propria sfera emotiva e intellettuale, senza sottrarsi al confronto. L’Attimo Fuggente invece identifica Castore, simbolo della precarietà della vita, che esorta l’osservatore a vivere a pieno il presente poiché ciò che è perduto non può ritornare.
Le sculture dialogano tra loro e osservando attentamente si può scorgere Polluce che passa dolcemente a Castore la sfera dell’immortalità, nella consapevolezza che si tratta ormai di un potere basato sulla condivisione.
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Le sculture in via Veneto
Lungo via Veneto si possono ammirare le seguenti opere:
– Sfera Quantica (2,20 metri), che simboleggia la forza da cui trae origine la materia;
– Taurus (3 metri), che indica la componente istintiva in armonia con l’essenza interiore;
– Cubo con Cubo (un metro per lato), che rievoca le chiusure dell’animo e l’opportunità di guardare dentro sé stessi attraverso una nuova prospettiva;
– Fiore d’Oriente (1,50 metri), simbolo di come anche le esperienze negative possono far germogliare in noi validi insegnamenti;
– Scorpius (3 metri), scultura protesa verso l’alto ad indicare l’attivazione della nostra energia interiore;
– Doppio totem (2,60 metri), che ricorda come le esperienze, positive o negative, possano fortificare la consapevolezza umana;
– Cono Energia (h 2,20 m), che identifica il punto di incontro fra visibile e invisibile;
– Colonna Energia (2,25 metri), ossia un fascio di luce che sfida il tempo e tende v//erso il Trascendente;
– Disco Orione (1,28 metri), omaggio alla brillantezza dell’omonima costellazione.
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Il concetto di introscultura
Le sculture sono realizzate in alluminio (con la tecnica della fusione a staffa) e in bronzo (tramite la fusione a cera persa) e poggiano su basi di acciaio inox. La loro altezza oscilla da uno a cinque metri. I visitatori della mostra possono avventurarsi nel percorso espositivo seguendo una mappa completa di immagini e descrizione, che si attiva sullo smartphone attraverso l’inquadratura di un QR code posto sui cartelli esplicativi di ciascuna opera.
Gianfranco Meggiato, scultore di origini venete, partecipa dal 1998 a mostre nazionali ed internazionali tra cui la Biennale di Venezia; ha ricevuto per ben due volte (nel 2017 e nel 2022) il prestigioso premio Icomos -Unesco, grazie alla sua abilità di mettere in comunicazione antico e moderno, talvolta coniugandolo magistralmente con il tessuto urbano. Lo scultore prende ispirazione dai grandi maestri del XX secolo: Brancusi per la sua ricerca dell’essenziale, Moore per la sua concezione del rapporto interno ed esterno, Calder per l’apertura allo spazio.
Combinando questi stilemi ha formulato l’innovativo concetto di introscultura, in base al quale l’osservatore non deve fermarsi alla superficie ma immergersi anche all’interno dell’opera; così le opere di Meggiato si presentano come veri e propri labirinti in cui gli uomini si perdono per riscoprire sé stessi.
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Il parere del curatore scientifico
I Dioscuri tornano a Roma, promossa dal Municipio Roma 1 Centro – Assessorato alla Cultura e dall’Associazione Via Veneto, è organizzata dalla Fondazione di Arte e Cultura Gianfranco Meggiato e si avvale della curatela di Dimitri Ozerkov, già direttore del Dipartimento di Arte Contemporanea dell’Ermitage di San Pietroburgo, dimessosi dalla direzione museale nell’ottobre del 2022 in segno di protesta contro l’invasione russa in Ucraina.
Proprio le parole dell’illustre curatore scientifico aiutano a comprendere meglio il profondo significato di questa mostra itinerante: «[…] Adornando una delle strade principali di Roma, le sculture astratte di Gianfranco Meggiato parlano del nostro tempo attraverso lo spazio che ci circonda. Sono esse stesse la dualità del pieno e del vuoto, della morte e dell’immortalità, della materia e dello spirito. Ma non appena si pronunciano i nomi dei Dioscuri, queste immagini si riempiono di nuova vita, assumono un nuovo contenuto. […] Meggiato parla della necessità di ripristinare l’equilibrio, che per lui come scultore ha un significato sia diretto che figurativo. Ogni sua scultura è individuale e unica, come ognuno di noi. Ma ognuna trova il proprio posto senza invadere l’altra. Come i leggendari fratelli gemelli, queste sculture sembrano sforzarsi di essere inseparabili e ci parlano oggi della necessità di un vero amore fraterno di cui tutti abbiamo disperatamente bisogno».
Il catalogo, che sarà presentato alla fine di gennaio in concomitanza con la chiusura della mostra, è pubblicato da Editoriale Giorgio Mondadori.