Harold Smith di Twin Peaks: origini, echi e la tragica morte del cantante dei Boston
Il personaggio di Harold Smith compare per la prima volta a Twin Peaks negli episodi della seconda stagione.
La famosa e oscura serie firmata dal regista David Lynch si affaccia nel 1990, per sconvolgere un’intera generazione. Lynch alla vigilia dell’uscita della terza stagione nel 2017… 25 anni dopo, come promesso, ha dichiarato di essere ancora molto fiero della puntata pilota e di avere delle perplessità sul secondo capitolo di Twin Peaks.
Il mistero della piccola città e dei suoi abitanti è fitto; ancora oggi i fanatici della serie discutono sulle interpretazioni multiple, su cui Lynch ha sempre giocato, riguardo a eventi e personaggi. Harold Smith rientra nel calderone delle misteriose sostanze messe insieme da Lynch per creare una disturbante fauna di creature inquiete, ambivalenti.
Il ruolo di Harold è interpretato da Lenny Von Dohlen: attore di cinema e teatro, ancora oggi adatto a rivestire i panni di personaggi affascinanti, e decisamente dark, come nell’episodio della serie Criminal Minds del 2019 intitolato “La musica nel sangue”.
Dohlen ha un viso alla Norman Bates: ci inquieta e ci invita ad eleganti e sussurranti atmosfere che nascondono ombre abili a oscurare i suoi chiari occhi ammalianti.
Il personaggio di Harold Smith è stato scritto e ideato da Harley Payton, produttore e sceneggiatore che ha lavorato per Twin Peaks in entrambe le vesti. Payton, per la sua scrittura cinematografica, ottenne anche una nomination agli Emmy Award.
Harold è un giovane bello in modo inusuale: è esile, quasi femmineo. Entra nella storia perché, lui, custodisce un inestimabile tesoro di segreti che… non posso svelare se ci saranno curiosi che non hanno visto Twin Peaks e vorranno cimentarsi in questa sfida psichiatrica e visionaria. Harold non esce da casa. Harold soffre di una forma terribile di agorafobia: le cause sembrano sconosciute e su questo si è molto discusso… collegando alcuni sassolini, gettati da Lynch, all’attività instancabile degli spiriti della Loggia Nera. Il giovane viene raggiunto da Donna, la migliore amica di Laura Palmer: la protagonista morta ma così presente, trent’anni fa e ancora oggi. Il rapporto instauratosi tra Donna e Harold svela passato, presente e futuro; sarà anche ciò che determinerà le sorti del ragazzo: un giovane uomo molto più grande di Donna, disturbato ed estremamente intelligente; amante delle donne e amato dalle donne… sottile carnefice e al contempo vittima.
Ciò che è interessante su Harold, oltre al suo ruolo assolutamente fondamentale nella diegesi, è la sua nascita nella fantasia di Harley Payton. Il giovane non esce da casa, è tremolante in ogni suo comportamento e ipocondria, tiene dei quaderni con la storia di molte donne che con lui si sono confidate… e, per alcune, ciò è nato nella condivisione di rapporti carnali: sempre consumati nella fortezza di orchidee di Harold. La morte ha un ruolo nel piccolo mondo di Harold, una morte violenta e disperata. Tutto questo ha un antecedente realmente esistito: Payton si è ispirato ad Arthur Crew Inman.
Inman fu un mediocre poeta americano, solitario e assai particolare. Nato nel 1895 da una ricca famiglia di Atlanta, ereditò una grande fortuna derivata dalla coltivazione e dal commercio di cotone. Abbandonò il college dopo due anni per un esaurimento nervoso e si sposò con Evelyn Yates nel 1923. Pubblicò senza successo diversi volumi di poesia; decise poi di trasferirsi a Boston.
Spinto dalla paranoia e dall’ipocondria acquistò innumerevoli immobili per circondarsi di spazi che attutissero i rumori esterni. Buio, isolamento e fobie… In queste atmosfere tetre e asfissianti, Inman ospitò diversi lavoranti e personaggi che conduceva nelle sue stanze per registrarne i pensieri e le testimonianze. Sembra che la moglie fosse al corrente delle relazioni sessuali che Inman intraprendeva in quelle occasioni. L’uomo tentò più volte il suicidio, fino a che il 5 dicembre del 1963 i rumori della costruzione della Prudential Tower divennero così insopportabili da spingere Inman a togliersi la vita, definitivamente: si sparò con un revolver e riuscì, alla fine, a liberarsi dalla sua tormentata esistenza.
Il poeta suicida lasciò 155 volumi di diario. Nonostante il suo scarso talento come poeta, Inman attirò l’attenzione dopo la sua morte proprio per i suoi diari: il professore di letteratura inglese di Harvard Daniel Aaron ne pubblica una prima edizione, in due volumi, nel 1985. L’edizione in un unico volume esce nel 1996. Il TIME recensisce i diari apostrofando Inman come “megalomane”, “misogino”… la documentazione lasciata da Inman viene comunque giudicata da alcuni storici come importante per le testimonianze e l’ampia panoramica sulla società e le menti del tempo.
I parallelismi con Harold Smith sono, chiaramente, innumerevoli.
Il personaggio di Smith si “congeda” da Twin Peaks con una frase che resterà tra le più inquietanti, tristi e intriganti della serie: “J’AI UNE ÂME SOLITAIRE” (tradotto nella serie come “SONO UN’ANIMA SOLITARIA”).
Twin Peaks tenne incollate persone di ogni età ed estrazione sociale… e alcune frasi echeggiano ancora oggi. Spesso i fan accaniti della serie sviluppano una vera e propria mania e numerosi volumi sono stati scritti per approfondire misteri, luoghi e personaggi.
Viene citato da fandoms e siti di amanti di Twin Peaks un triste collegamento: il suicidio del cantante della band hardrock BOSTON, Brad Delp. I Boston sono noti, soprattutto, per il grande successo More Than a Feeling: singolo principale dell’album BOSTON del 1976.
Brad Delp si suicida, con il monossido di carbonio, il 9 marzo del 2007. Nei giorni successivi, vengono resi noti i messaggi di addio lasciati dal cantante. Sul colletto di Delp viene trovato un foglietto con la frase “MR. BRAN DELP. J’AI UNE AME SOLITAIRE. I AM A LONELY SOUL”.
Altri messaggi sono stati trovati in varie parti della casa per chiarire che la decisione di togliersi la vita non dipendeva da altri ma dall’aver perso “il desiderio di vivere”. Delp si sarebbe dovuto sposare l’estate successiva, con la fidanzata Pamela Sullivan. Anche nel caso di Delp, come in quello di Harold, molte ipotesi sono state fatte e si è puntato il dito verso la band, verso i familiari…
C’è un sotteso collegamento tra tante anime, perché nessuna svanisce, probabilmente.
Laura Palmer e Harold Smith sono finzione… Inman e Delp persone reali. La finzione, però, non rende meno reali le sue creature perché esse sono racconti, sono vite… e sono SIMBOLI.
L’isolamento è un parassita divoratore, e mai si deve perdere “l’occhio” verso l’altro; specialmente in questo momento storico.
“Così tante persone sono venute e se ne sono andate
Le loro facce svaniscono col passare degli anni
Eppure mi stupisco ancora come siano
chiare come il sole nel cielo d’estate.”
(More than a Feeling, BOSTON)