Hans Ruedi Giger: surrealismo e avanguardia nel cinema e nell’arte
Cos’è che rende memorabile un’opera cinematografica? Certamente, rispondere il cast, il regista o anche la colonna sonora è più che giusto. Ma cosa ne sarebbe dell’intera struttura senza i giusti effetti speciali? Quella combinazione di arte, un pizzico di follia ed attitudine che creano la magia e l’atmosfera. E siamo tutti d’accordo nel dire che Hans Ruedi Giger sia stato uno dei massimi esponenti dell’effettistica, nonché artista a tutto tondo.
Con il suo stampo surrealista ed originale egli ha letteralmente rivoluzionato il mondo del cinema, portando le sue creazioni anche al di fuori del set, arrivando anche nel mondo videoludico. La sua visione quasi apocalittica ed inquietante è stata sempre alla base dei suoi lavori. Uno spirito lovecraftiano che gli ha permesso di vincere un Oscar nel 1980 per la sua creazione massima: lo Xenomorfo, la creatura protagonista di Alien.
Nato a Coira, Svizzera, il 5 febbraio 1940, Giger fin da subito dimostrò una certa contraddizione nel suo stile di vita. Un’infanzia normale in una buona famiglia, gli studi nell’accademia di design e i primi successi artistici. Ma dall’altro lato i costanti incubi, sin da bambino, che egli sfogherà nella sua inconfondibile arte. Come tutti i geni, del resto, in Giger vivevano un dottor Jekyll e un Mr. Hyde. Luci ed ombre che lo rendevano un uomo amato da tutti e rispettabile ma con una visione inquietante del mondo dentro di sè.
Una vita ordinaria per un artista di questo calibro. Schivo con chi non conosceva, ma sempre gentile e buono con chiunque. Un’arte per se stesso, senza l’obiettivo di scandalizzare la gente, come dichiarò nel 2007 in una celebre intervista su Bluewin. Tutti ingredienti che negli anni Settanta diedero il via alla carriera hollywoodiana e ai successivi, e forse meno conosciuti, successi artistici al di fuori del set.
Il mondo della musica fu il primo ad essere toccato dalle sue inquietanti creazioni. Raggiunto l’apice nel 1979 con Alien, diretto da Ridley Scott, Giger si fece conoscere in tutto il mondo. In particolare uno “sconosciuto” Jonathan Davis, vocalist del gruppo nu metal Korn, il quale commissionò all’artista quello che poi sarà il simbolo del cantante: la famosa asta di microfono che egli tutt’ora usa nei live.
Ogni opera dello scultore e designer era un tassello che andava a comporre il suo particolarissimo gusto estetico. In primis non si possono non notare i chiari riferimenti all’arte di Salvador Dalì, il massimo esponente surrealista. Oppure i rimandi a William Blake e ai preraffaeliti inglesi. Le forme sinuose e tentacoleggianti. I disegni antropomorfi e quasi anatomici. Il tratto deciso e horrorifico. L’arte di Hans Ruedi Giger mischiava uno spiccato realismo al tentativo di rappresentare figure oniriche, metafisiche e spirituali. Esattamente come Lovecraft fece nella letteratura.
E se pensate che il suo contributo e quasi fenomeno di massa si fermi qui, beh, vi sbagliate di grosso. Che il suo stile avesse ispirato tatuatori, narratori e decoratori vari era quasi scontato. Tuttavia l’estetica di Giger, soprattutto dal 1980 in poi, ha toccato anche il mondo videoludico.
Era il 1999 quando la software house giapponese Konami lanciò sul mercato il celebre survival horror Silent Hill, dal quale nacque la famosa saga e la trasposizione cinematografica . Quella che all’inizio sembra essere una normale cittadina avvolta dalla nebbia, diventa invece teatro di orrori quando suona la sirena. In un attimo un’inquietante distorsione della realtà genera mostri, incubi e apparizioni paranormali. Chiunque si trovi nella città avrà due scelte: affrontare i propri demoni o morire. La Konami si ispirò proprio a Giger nella realizzazione di alcune creature, come ad esempio il night flutter, una chiara rivisitazione dalla scultura Guardian Angel.
Oggi il maestro avrebbe spento 81 candeline, tuttavia egli ci lasciò nel 2014 a seguito di una complicazione derivante da una brutta caduta. Ma la sua opera continua a vivere nel celebre Museum H.R. Giger a Gruyères, Svizzera, aperto il 20 giugno 1998. La casa-museo venne realizzata all’interno del castello medievale di St. Germain. Al suo interno c’è la più vasta collezione dei suoi lavori, dai disegni alle sculture, fino alle creazioni più trasgressive e ai mobili. La stessa struttura labirintica è un’opera d’arte a sé e rappresenta il lascito di un artista introverso, d’avanguardia e fuori dagli schemi.