Da Handmaid’s Tale all’Afghanistan: quando la finzione diventa realtà
Kim Kardashan, imprenditrice e influencer con milioni di followers sui social, ha organizzato un volo privato per poter portare in salvo 30 calciatrici afghane facendole trasportare all’aeroporto di Londra, città in cui potranno iniziare una nuova vita, libere dal regime talebano. Questo è solo uno dei tanti parallelismi che troviamo con la serie tv, presente sul catalogo Amazon Prime Video, Handmaid’s Tale.
Questa la trama del Racconto dell’Ancella:
In un futuro distopico, il regime teocratico totalitario di Gilead, prende il potere dopo una guerra civile che ha diviso gli Stati Uniti. La società, riorganizzata da leader dispotici, viene divisa in nuove classi sociali, dove le donne non possono lavorare, leggere o maneggiare denaro.
Vengono identificate in gruppi ben distinti, le Mogli, le Marte, che hanno il compito di occuparsi delle faccende domestiche, e le Ancelle.
Quest’ultime, assumono il ruolo più importante, infatti, a causa di eventi esterni, come malattie ed inquinamento, le donne fertili sono molto rare e quindi anche le future nascite sono in grave pericolo. Le poche rimaste, chiamate appunto “ancelle”, vengono assegnate alle famiglie più potenti, in modo da poter dar loro la possibilità di continuare la discendenza.
Questo avviene attraverso stupri “rituali”, dove le mogli tengono ferme le ancelle mentre i mariti compiono l’atto sessuale. La repressione del regime vieta loro ogni forma di protesta e libertà, rendendole delle schiave a tutti gli effetti.
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Come si può notare, senza dover neanche entrare nei dettagli della trama, sono molte le similitudini che accomunano questa serie tv, tratta dal romanzo omonimo di Margaret Atwood del 1985, con i fatti accaduti negli ultimi mesi in Afghanistan. Partendo dalla privazione di tutti i diritti che spettano alle donne fino ad arrivare alla necessità di fuggire per poter vivere una vita “normale”.
Episodi come quello delle attiviste, scese in strada a Kabul per rivendicare il diritto all’istruzione, al lavoro e alla libertà, aspramente condannate da un altro gruppo di donne, ormai totalmente soggiogate dal regime talebano, dimostrano quando grave sia la situazione.
Dimostrano quanto la paura e l’ossessione per un’ideologia possano spingere le stesse vittime a diventare carnefici, esattamente come le mogli che tengono ferme le ancelle durante gli stupri.
Ma Handmaid’s Tale non parla solo di soprusi e sofferenze, parla di resistenza e rivalsa, i cambiamenti sono possibili e necessari, ma non posso essere attuati nella solitudine, serve l’appoggio della comunità e dei paesi che hanno fatto della democrazia la loro colonna portante.
In un’intervista rilasciata a Vanity Fair, Margaret Atwood racconta la sua visione dei problemi attuali:
“Non è solo la rabbia delle donne, ma come le esperienze le hanno cambiate. Sono vecchia abbastanza da conoscere signore che hanno partecipato alla Resistenza durante la Seconda Guerra Mondiale e tutte dicono questo.
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Una polacca mi ha esortato una volta dicendo: “Prega di non avere mai l’opportunità di essere un eroe”. Ha ragione perché quell’atto di coraggio nasce da una situazione di crisi, ma l’importante è non dimenticare mai cosa ha spinto a manifestare quella rabbia, ossia lo slancio verso la giustizia e l’equità.”
Quando potranno smettere le donne di protestare per le stesse cose per cui lo facevano decenni fa? Quando potranno camminare per strada senza rischiare che un uomo fraintenda i loro passi?
Quando potranno vivere serene all’interno delle loro mura domestiche senza correre il rischio di commettere un errore fatale per la propria incolumità? Quando non avranno più bisogno di essere salvate da ignoranti tiranni che usano la religione per legittimare le loro vessazioni?
La verità è che il pericolo più grande è la possibilità che il quando si trasformi in un MAI.