Guy Fawkes e la Congiura delle Polveri: il mancato attentato che ricorderemo per sempre
Articolo di Luigi Macera Mascitelli
“Remember, remember the Fifth of November, Gunpowder Treason and Plot, I see of no reason, Why Gunpowder Treason, Should ever be forgot”
“Ricorda, ricorda il cinque novembre, polvere da sparo, tradimento e complotto. Non vedo alcuna ragione per cui la Congiura delle Polveri dovrebbe mai essere dimenticata!”
Ai più questa bizzarra filastrocca potrebbe non dire nulla. Eppure nel folklore inglese la “Guy Fawkes Night” riporta alla mente una data di epocale importanza nella storia dello United Kingdom:
Il 5 novembre 1605, giorno in cui sarebbe dovuta avvenire la cosiddetta “Congiura delle Polveri” ad opera del cospiratore Guy Fawkes.
Ed è proprio di questo misterioso quanto risoluto personaggio di cui oggi vorrei parlarvi, poiché il suo tentativo di assassinare Re Giacomo I avrà delle ripercussioni politiche, religiose e culturali a tal punto da ispirare, oltre trecento anni più tardi, uno “sconosciuto” Alan Moore e il suo “V for Vendetta”.
Guy Fawkes, conosciuto anche con gli pseudonimi di Guido Fawkes e John Johnson, nacque nello Yorkshire presumibilmente il 13 aprile 1570, in un’Inghilterra animata da un forte sentimento antipapale. Circa quarant’anni prima, infatti, Re Enrico VIII divenne autore del cosiddetto scisma anglicano, ossia quella suddivisione che tutt’ora esiste tra la Chiesa di Roma e quella inglese. Firmando l’Act Of Supremacy (Atto di supremazia) il sovrano divenne a tutti gli effetti uno dei grandi protagonisti del movimento protestante europeo contro l’ingerenza papale sul mondo occidentale. In questo animoso contesto, il protagonista della nostra storia vide la luce.
Secondo di quattro figli, il giovane Fawkes crebbe seguendo gli insegnamenti anglicani dei genitori e dei nonni. La svolta però avvenne otto anni più tardi, quando la sua famiglia dovette affrontare la perdita del padre Edward ed un nuovo matrimonio che vide l’ingresso di Mr. Dionis Baynbrigge. Questi era un fervente cattolico (all’epoca i seguaci della Chiesa di Roma erano molti in territorio inglese) e ricusatore, ossia avverso e contrario alle pratiche anglicane. Attraverso le pressioni del padre adottivo e degli insegnamenti della St. Peter’s School di York, il piccolo Guy si convertì, sancendo di fatto l’inizio della fine.
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Passarono gli anni, e nel frattempo il nostro protagonista ebbe modo di sviluppare un forte rancore nei confronti del re Giacomo I. Al sovrano, che dimostrò comunque apertura, almeno teoricamente, veniva recriminato un atteggiamento lascivo e poco interessato nei confronti delle ingiustizie e discriminazioni che i cattolici subivano dalla controparte anglicana. L’obiettivo comune era quindi quello di spodestare il re in favore di una figura più decisa e risoluta nell’attuare politiche più tolleranti.
L’inizio della fine, dicevamo prima, ha una data: 20 maggio 1604.
All’interno della locanda “Duck and Drake”, Guy Fawkes e altri quattro cospiratori (Robert Catesby, Tom Wintour, Jack Wright e Thomas Percy), decisero che il tempo fosse giunto, che il Regno Unito e tutto il mondo occidentale dovessero essere scossi a tal punto da non poter ignorare più la disperata richiesta di uguaglianza dei cattolici inglesi.
La soluzione, per quanto folle?! Un attentato dinamitardo al re durante lo State Opening of Parliament, la cerimonia di inaugurazione del Parlamento presso la camera dei Lord prevista per il 5 novembre dell’anno successivo. In un colpo solo non solo il sovrano sarebbe morto, ma con lui tutto il suo governo e i suoi due figli maschi.
In una situazione di caos del genere sarebbe stato facile poi porre a comando un monarca assoluto filocattolico.
Fawkes venne designato come colui che avrebbe dovuto nascondersi nella cantina del Parlamento ed infine accendere la miccia dei trentasei barili di polvere da sparo condotti all’interno durante tutto l’anno. Dalla sua il giovane Guy aveva l’anonimato, essendo stato via dal Regno Unito per diversi anni: il candidato perfetto (e il più risoluto) per adempiere al compito.
Ma il destino non giocò a favore dei cospiratori, perché il 26 ottobre 1605 una lettera sgrammaticata e anonima (tutt’ora avvolta dal mistero e conservata negli archivi nazionali inglesi) svelò l’intero complotto previsto qualche giorno più tardi, salvando la vita di tutto l’apparato governativo del Regno Unito.
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Fawkes venne colto in flagrante proprio il 5 novembre, da allora ribattezzato “La Congiura delle Polveri”, arrestato e torturato per ordine di Giacomo I che, quasi ironicamente o per dare una buona immagine di sé, si assicurò che l’imputato fosse sottoposto a sevizie conformi alle leggi inglesi. Dopo giorni di stremante resistenza Fawkes cedette e svelò tutto il complotto che portò all’arresto di congiurati e complici (tra cui preti e cattolici laici).
Infine, la vita del nostro protagonista cessò il 31 gennaio 1606 nei pressi dell’Abbazia di Westminster, quando venne impiccato, squartato e decapitato ed esposto ai quattro angoli del regno come monito. Da allora i cattolici dovettero aspettare fino al 1797 per poter essere riconosciuti come egualmente beneficiari degli stessi diritti degli anglicani.
Il fallimento di Guy Fawkes e dei congiurati viene tutt’ora festeggiato in tutto il Regno Unito (Tranne a York che diede i natali al nostro protagonista) ogni 5 novembre, animando un forte senso di appartenenza alla Chiesa Anglicana mentre i fantocci dei colpevoli vengono dati alle fiamme. Ma non finisce qui, perché, come dicevamo all’inizio, la fortissima risolutezza e senso di sacrificio che vanno oggettivamente riconosciuti a Fawkes e gli eventi della “Congiura delle Polveri”, furono così di impatto da dare spunto ad Alan Moore (Batman: The Killing Joke vi dice qualcosa?).
Lo scrittore e fumettista nel 1982 diede vita alla serie V for Vendetta da cui venne tratto il celebre film del 2005. Ebbene, gli eventi narrati si rifanno proprio alle gesta di Fawkes, il cui volto stilizzato è rappresentato dalla famosa ed abusatissima maschera di V il rivoluzionario.
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Esattamente come il suo predecessore trecento anni prima, il misterioso anarchico è diventato il simbolo della ribellione al sistema, a quell’industria distopica al soldo del governo autoritario.
Non c’è repressione, tortura o paura che tenga. Il senso di giustizia egualitaria, di parità di diritti, di libertà di poter decidere per sé e per il proprio destino è talmente forte da spingere a compiere l’atto estremo: il sacrificio per gettare il mondo nel caos e ricostruirlo da capo. E non importa se in gioco c’è la vita del cospiratore, perché «le idee sono a prova di proiettile».